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Drammaticamente Blue Jasmine

Creato il 05 dicembre 2013 da Masedomani @ma_se_domani

Drammaticamente Blue Jasmine

Woody Allen è tornato. La sua assenza sia all’ultima edizione del Festival di Cannes sia al Lido ci aveva un po’ inquietato, ma la sua frizzante performance in “Fading Gigolò” dell’amico e collega John Turturro, presentato in anteprima a Toronto (in arrivo da noi la prossima primavera), aveva riportato l’allegria in tutti noi, e oggi siamo elettrizzati all’idea di parlarvi di “Blue Jasmine”. Il cineasta americano, infatti, dopo il leggero e poco convincente “To Rome with Love”, ci regala un film nevrotico e drammatico come da tempo non accadeva.

Jasmine è una donna sofisticata, bella, di gusto e sfacciatamente ricca, per lo meno sino a poco tempo fa, prima di rifugiarsi a San Francisco, nell’appartamentino della sorella, per sfuggire ai ricordi, alle malelingue e ad un passato fatto di tradimenti, frodi fiscali e suicidi. Sempre charmante, ma al verde e, soprattutto, coi nervi a fior di pelle, Jasmine deve trovare un nuovo equilibrio per ripartire, purtroppo però è inquieta e non sa cosa sia lo spirito di adattamento. Non riuscendo a rinunciare ad agio e opulenza, cerca quindi di guadagnarsi da vivere svolgendo un normale lavoro impiegatizio, ma la situazione le crea dei forti mal di testa che sa tamponare solo con litri di Vodka-Martini.

Drammaticamente Blue Jasmine

Cate Blanchett, attrice sempre impeccabile, qui è più che mai in stato di grazia e la amiamo sin dalle prime battute: lei che è altissima, algida e dalla chioma dorata, riesce a essere il perfetto alter ego in versione femminile dell’attore e regista. La sua Jasmine riempie lo schermo, ci snerva con le sue nevrosi e quando crolla noi finiamo a terra al suo fianco. Avvolta da un’aura magica (merito della calda fotografia tipica dei film di Allen) ci tiene con sé durante il suo fallimento, passato, presente e futuro.

Anche a questo giro il cineasta newyorkese ci porta lontano dalla sua città e ci parla di umane debolezze, di difficoltà emotive e d’imprese impossibili a causa di abitudini controproducenti e di un inconsapevole spirito di autodistruzione. La rovina di Jasmine sarà provocata proprio da se stessa e dalla costante ripetizione del medesimo errore, e questo è il punto in cui tutti noi ci sentiamo chiamati in causa e giungiamo al vertice della compassione identificandoci con la di lei sofferenza.

Drammaticamente Blue Jasmine

Alla fine della proiezione il pubblico, composto da un folto gruppo di estimatori dell’autore, era spaccato in due: soddisfatti e scontenti. Il registro drammatico, ma non traumatico né tragicomico, è stato il punto della discordia. Allen è riuscito, infatti, a trascinarci nel gorgo della sua protagonista e a confezionare una pellicola triste senza farci piangere, ma il cui disagio è arrivato sino a noi, ed è stata proprio questa fastidiosa sensazione ad aver disturbato alcuni e a far esultare altri.

Ammetto di aver amato lo straziante “Crimini e Misfatti” e d’aver dimenticato in un lampo “Match Point” (forse perché il cast non mi aveva per nulla entusiasmata), ma trovo che la scelta della protagonista di “Blue Jasmine” sia stata brillante e i toni usati siano morbidi al punto giusto: in un epoca così nera, narrare storie veritiere con immagini addolcite da una fotografia color miele potrebbe, infatti, risultare più efficace di quanto s’immagini. Quindi promuovo senza indugio il film e spero di rivedere presto su grande schermo New York e Woody Allen, autore che pare avere ancora molto da raccontare

:-)


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