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Due giovani a Londra

Creato il 25 gennaio 2012 da Albix

            Due giovani a Londra   CAPITOLO QUARTO
Una singolare offerta di lavoro

La domanda cadde così strana, o forse fu il modo in cui la pronunciò, che si avvertì subito un grande imbarazzo, e la domanda fluttuò nell’aria, mulinando nei nostri cervelli, senza che nessuno di noi parlasse.
-“ Cosa potrà mai voler dire,  amarla?” – formulò alfine la mia mente. – “Questi inglesi, spesso, usano i termini con un significato diverso da noi del continente. Certo amare, o comunque voler bene ad un essere come Eva, pieno di problemi per me incomprensibili……..Oh Dio! Se davvero aveva dei sentimenti, come sosteneva Mr Winningoes, si poteva anche provare a volerle bene; seppure un dialogo attraverso quei fogliettini non era sicuramente il massimo………
-“ Cosa vuol significare con ‘amarla’”? – chiese Giorgio interrompendo i miei pensieri.
-    “ Vuol significare che essendo Eva una donna, voi capite, essa dovrebbe, data anche la sua età, anzi potrebbe……”
L’imbarazzo di Mr Winningoes aveva un non so che di comico. Era la prima volta che lo vedevo annaspare in quel modo, perdendo la sua consueta imperturbabilità. Ma fu solo un attimo; l’uomo si riprese ben presto, esclamando con rinnovata enfasi:
-    “ Insomma, ragazzi, volete voi essere i padri della nuova razza che dominerà il mondo?”
Quella nuova domanda mi riportò alla realtà, producendo nel mio animo un effetto dirompente: finalmente lo scenario era chiaro! Ecco cosa davvero frullava nella mente di quel pazzo di Mr Winningoes! Ora tutto combaciava alla perfezione nella mia testa: quel suo strano atteggiamento nei nostri confronti,  insieme ansioso e protettivo; i tests di intelligenza; le analisi bio-mediche; gli aeroporti privati, quella specie di caserma in cui ci trovavamo, il rimpianto verso la madre irlandese e l’odio verso il padre inglese, quelle strani frasi di Eva Seconda sulla nostra simpatia, tutto aveva ora un senso! Diavolo d’un uomo! Lucidità e follia convivevano in lui chissà da quanto tempo! Mi versai un altro po’ di whiskey per concentrarmi al meglio. Volevo capire, anzi, dovevo capire se la sua follia fosse davvero innocua, come avevo pensato sino a quel momento, oppure se aveva visto giusto Giorgio, ed ora ci trovavamo prigionieri di uno scienziato pazzo, con deliri di onnipotenza planetaria!
Incrociai lo sguardo di Giorgio. Non lo avevo mai visto così smarrito e confuso.
-    “ Naturalmente” – riprese l’uomo come se niente fosse – “ soltanto uno di voi sarà il prescelto. Eva non accetterebbe mai di intraprendere un rapporto affettivo con due uomini contemporaneamente. Ciò urterebbe contro i suoi principii morali, capite? D’altro canto” – continuò l’uomo tornando su un tono di voce comprensivo e paternalistico – “ chiunque di voi due possa essere  il prescelto,  resterete ai miei occhi sempre sullo stesso piano, in tutto e per tutto, con gli stessi diritti e gli stessi meriti, siano essi finanziari o di qualsiasi altra natura. Credetemi amici, tra i miei collaboratori avrei trovato tutti disposti, anzi entusiasti, a ricoprire un ruolo così fondamentale nella riuscita dell’impresa. Lo stesso Big Joe avrebbe fatto carte false per avere questo onore.  Ma egli, pur fedele tra i più fidi, più forte e coraggioso tra i molti, ahimè, non è molto sveglio di cervello. Eppoi, non dimenticate che io vi ho scelti perché ho potuto conoscervi come siete, senza che voi sapeste che io fossi lì ad osservarvi e così  sondare il vostro nobile animo. Voi siete quindi i soli che Eva possa accettare”.
Tacque aspettando forse che noi dicessimo qualcosa. Da parte mia ero di nuovo esterrefatto. Avevo appena creduto che tutto mi fosse chiaro, che già mi trovavo di nuovo nel dubbio e nel mistero:  ora sembrava nuovamente il Mr Winningoes di sempre; e poi cosa voleva dire, quando diceva di averci osservato senza essere visto? Quale altro colpo di scena doveva ancora riservarci quell’uomo dalle infinite ed indefinite risorse? Dopo una breve pausa, visto che neanche Giorgio aveva  espresso alcunché riprese:
-    “ Del resto, non anticipiamo i tempi. Attendiamo domani mattina, quando Eva ci comunicherà le sue decisioni. Vi anticipo sin da ora che gradirei la presenza e la collaborazione di entrambi anche dopo di allora e che intendo corrispondere  ad entrambi gli stessi emolumenti. Il prescelto sappia però che non c’è niente di immorale in ciò che egli farà, né per i soldi che riceverà. Egli non farà ciò che materialmente farà, ma agirà per un fine superiore, per uno scopo supremo: la salvezza dell’Umanità. Uniti, amici miei, schiuderemo le frontiere del nuovo mondo. Noi saremo il Gotha del Nuovo Ordine Sociale. Statemi accanto e vi darò tanta gloria e tanti onori da essere i primi uomini della Terra. Il Fato, benigno, ci ha fatti incontrare, perché è nei suoi disegni che noi si guidi assieme il mondo ad una nuova, grande era di pace e di progresso verso l’ignoto ma fiducioso futuro. Potenze del Cielo, a voi oggi mi appello….. perché…….”
Ma Mr Winningoes non riuscì però a concludere il discorso. Stavolta si era accalorato più che mai. Aveva iniziato come al solito in un crescendo di voce, irrigidendosi nella persona; poi puntando il dito indice della mano destra al cielo, al culmine dell’esaltazione, era scattato in piedi, ma si era subito ripiegato su sé stesso in una posizione innaturale, con una smorfia di dolore sul viso. Contraendosi con una mano i muscoli all’altezza del cuore, con l’altra schiacciò il  pulsante di un apparecchio citofonico situato sulla scrivania.

-    “ Mary, le gocce, presto!” – riuscì a dire in un tono rauco e soffocato, sempre con l’altra mano sul cuore.
Si drizzò quindi lentamente, con precauzione e con palese dolore, puntellandosi con la mano libera su un bracciolo della sua poltrona di legno.
Io fui, in quei frangenti, preda del panico più assoluto. Non sapevo davvero cosa fare. Pensai di dargli dell’whiskey, ma ebbi paura di peggiorare le cose.
Giorgio gli si approssimò, chiedendogli se poteva aiutarlo. Ci guardò con uno sguardo carico di mitezza e di dolce riconoscenza. Riuscì soltanto a mormorare stentatamente:
-    “ No, grazie, amici miei. Non è niente, è solo……….”
Ma neppure stavolta finì la frase. Miss Goodhealth irruppe nella stanza, seguita da un Big Joe stranamente serio e preoccupato. Miss Goodhealth aveva un bicchiere in mano ed aiutò il poveruomo a berne il contenuto, tenendogli amorevolmente una mano dietro la nuca. Durante questa operazione gli occhi gelidi della donna si puntarono fiammeggianti e accusatori su di noi, come se in noi essa identificasse la causa unica dell’improvviso malessere occorso al suo padrone. L’uomo parve peraltro riprendersi subito. Accennò anche a parlare, ma Miss Goodhealth gli impose con gentilezza il silenzio, raccomandandogli di non fare alcuno sforzo e, fatto un cenno a Big Joe, lo sostennero da entrambe le ascelle accompagnandolo verso la porta. L’uomo si fece guidare docilmente e prima di sparire al di là dell’uscita, voltò il capo verso di noi, dicendoci:
-    “ Riflettete sulla mia proposta, ragazzi. Ci vediamo domani. Vogliate scusarmi, ora.”
Poi, dal corridoio, lo sentimmo ancora mormorare che si sentiva meglio, decisamente meglio.
Dopo un po’ di tempo riapparve Big Joe, sempre con quell’inconsueta espressione seria e preoccupata.
-    “ Lord Winningoes vi manda a dire di scusarlo vivamente. Avrebbe voluto accompagnarvi in città, questa sera, ma è troppo stanco. Mi ha consigliato di proporvi, per dopo cena, la proiezione di un film a vostra scelta. Sarò io stesso l’operatore. A meno che non vogliate che vi accompagni io, in città.”
Pronunciò quest’ultima frase come se invece di andare in città, ci avesse proposto di andare all’inferno. Optammo per il film, anche perché così avremmo potuto star soli, Giorgio ed io, e decidere sul da farsi.
A cena, un Big Joe tetro e taciturno ci informò laconicamente che Mr Winningoes stava meglio e che dormiva. Per il resto della cena, ci osservò con degli occhi spenti, rispondendo alquanto evasivamente alle nostre domande, quali, ad esempio, “da quanto tempo conoscesse Mr Winningoes”;  “chi avesse costruito quei sotterranei dove ci trovavamo”; “se anch’egli fosse irlandese”; alla fine ci stancammo di non ottenere mai risposte adeguate e lasciammo perdere ogni tentativo di conversazione. Solo una volta rispose volentieri alla domanda di Giorgio che gli chiedeva per quale ragione, quel giorno a Londra, nel cantiere della Winpey Enterprise, se ne fosse uscito con quella strana espressione, quando Mr Winningoes (sotto le spoglie di Mr Jocking) ci aveva indirizzati all’Agenzia Gehenna Geld. Giorgio dovette ricordare a Big Joe che, in quell’occasione, aveva esclamato: “Il boia di Gehenna Geld vincerà ancora una volta”.
Si mostrò alquanto sorpreso che Giorgio ricordasse un simile episodio di cui, con malcelata soddisfazione, seppe comunque prontamente spiegare il significato. Disse che il boia di Gehenna Geld era lui stesso e che così lo aveva soprannominato il suo padrone, dato che aveva preso l’abitudine, nei periodi di ozio a Gehenna Geld, di costruire, per suo esclusivo diletto, delle piccole bare in legno. Avendogli il suo padrone comunicato, che proprio in quel giorno due giovani, da lui lungamente attesi, sarebbero giunti al cantiere e che finalmente avrebbero dovuto dare il via all’operazione “Queen Eve the Second” , lui, Big Joe, gli aveva chiesto il permesso,  qualora  fosse stato vero, di potere iniziare a costruire la sua bara, di dimensioni naturali, come da tempo desiderava compiacergli, e avendo Lord Winningoes acconsentito alla scaramantica scommessa, da quel grande sportivo che era, vedendoci andare verso l’Agenzia indicataci, Big Joe, con quella espressione, aveva voluto ricordare al suo padrone la promessa ricevuta, cioè che egli avrebbe avuto l’onore di cominciare a costruire la sua bara, per quando sarebbe stata necessaria.
La domanda di Giorgio gli era piaciuta così tanto, che Big Joe seguitò nella descrizione, minuziosa sin nei minimi particolari, di una splendida bara, sontuosa e robusta dimora per l’eternità, come la definì con compiaciuta enfasi, degna di un Lord quale il suo padrone era.
Io, dal canto mio, mentre lui parlava, senza farmene accorgere,   sotto il tavolo feci tutti gli scongiuri di rito, incluso  il tocco del ferro per l’Italia, quello del legno secondo l’usanza inglese e altri tocchi che non è il caso di menzionare qui.
Razza di menagramo porta sventure: ma com’era possibile avere per “hobby” di costruire bare, in miniatura ed anche di dimensioni naturali? Giorgio lo seguiva malvolentieri, lanciandomi degli sguardi disperati, non scevri, tuttavia, di un loro lato comico. E poco ci mancò che non ci sottoponesse un bozzetto della “extra-lussuosa” bara di Lord Winningoes.
Poi, come detto, tacque, per tutta la durata del pasto.
Dopo cena ci accompagnò nella saletta di proiezione. Mentre Giorgio andava in archivio per scegliere la pellicola, io scelsi una poltroncina a metà circa della piccola saletta. Giorgio ritornò poco dopo e, nel sedersi al mio fianco, mi informò, in tono misterioso,  che aveva scelto un film di Stanley Kubrik, in lingua originale,  che era sicuramente in argomento, senza che io riuscissi a farmi dire il titolo esatto. Ma vuoi per la stanchezza, vuoi per il ronzio della macchina di proiezione alle mie spalle, complice la comoda poltroncina dal soffice schienale, io non seppi mai quel titolo, né ho ricordi nitidi del film, se si eccettuano alcuni passaggi della sua colonna sonora, che furono un bel viatico verso le braccia di Morfeo.
Giorgio mi svegliò soltanto alla fine della proiezione. Big Joe chiese, più a Giorgio che a me, se desiderassimo vedere qualche altro film. Eravamo stanchi e gli chiedemmo di mostrarci il nostro alloggio per la notte.
Lo fece prontamente, accompagnandoci in una immensa camerata che conteneva circa una quarantina di letti a castello, disposti in due file, addossate alle pareti più lunghe.
Ne scegliemmo due al lato opposto dell’ingresso e presto fummo soli.
-“ Ma che razza di posto è questo? Sembra una caserma, eh Gio’?” – feci a Giorgio, che con la punta delle dita saggiava la consistenza del materasso della sua branda.
-    “ Potrebbe anche essere un collegio”- rispose lui, stendendosi sul letto, coi piedi uniti sul tubo di ferro del  telaio.
-    “ Sì, un collegio con un ufficio ‘Headquarter’ che, se non sbaglio, vuol dire ‘Quartier Generale’!!!”
-    “ Embe? Non sei mai stato un boy-scout, tu?”- ribatté Giorgio in tono polemico, col suo solito spirito di contraddizione.
-    “Eh già! Sta a vedere che questo Winningoes vuol liberare l’Irlanda dal giogo degli Inglesi, come dice lui, con un esercito di boy-scouts!”
-    “ Perché, vorresti forse dire che questo è il Quartier Generale….?”
Non terminò neppure la frase. Con uno scatto si mise a sedere, puntandomi gli occhi in faccia.
-    “ E che altro sennò?” – dissi io in tono indifferente,  continuando ad armeggiare con le mie cartine e il mio tabacco per farmi una sigaretta.
Si prese, per un lungo attimo,  la testa tra le mani, pensieroso, e dopo  avermi chiesto le cartine e il tabacco, disse:
-“ A questo punto non so cosa pensare. Questa è una gabbia di matti. Non mi meraviglierei   se questo fosse davvero  il centro operativo dell’esercito della futura razza che questo folle di Mr Winningoes vorrebbe creare con il nostro aiuto!”
-    “ Ma non crederai davvero che quella Eva Seconda possa creare ‘creature a sé simiglianti’, come dice Winningoes?”
-    “ Io posso anche non crederci, ma lui ci crede. Eccome! E addirittura vorrebbe che noi, anzi, uno di noi, la montasse proprio con quello scopo!”
-    “ Ah, Gio’, perché non gli proponiamo di farci montare a miss Goodhealth? A quella sì, glieli farei fare i bambini, belli e forti!”
Giorgio controllò a malapena un sorriso, a quella mia uscita divertita.
-“ Tu scherzi sempre! Ma non  ti rendi conto che siamo in un pasticcio? Quest’uomo ha speso una vita intera in questo assurdo progetto, e chissà quanti soldi c’ha messo! Che cosa gli diciamo noi, adesso?”
-    “ Diciamogli che siamo due finocchi!” – feci io, alzandomi e mimando una posa effeminata.
-    “ Sì, col cavolo! Gli dovresti spiegare che cosa andavi a fare in camera con quella francesina, e per quale motivo rincorrevi donne di mezza Europa per tutta Londra! Ti sei già dimenticato che ci ha seguito, sotto mentite spoglie, sin dal giorno che ci siamo conosciuti, in quel baretto di Leicester Square?”
Con questo Giorgio non si riusciva proprio a scherzare, accidenti a lui!
-“ Ma lo sai che ad un certo momento ho anche pensato che questo Mr Winningoes del cacchio potesse essere una checca!? E invece, quel  modo di guardarmi strano, era per valutare se sarei stato capace di far godere la sua Eva!”- Scoppiai a ridere, un po’ nervosamente, ricordando certi strani guardi indagatori di Mr Winningoes ai quali non ero riuscito ad attribuire un significato coerente.
-“ L’avevo pensato anch’io, sai?”- , disse Giorgio, finalmente ridendo un po’ – “ Ma mai e poi mai, avrei pensato che si trattasse di un affare del genere. Fare l’amore con un robot! Ma come si può….?”
-“ Shhhhh! Non chiamare robot la mia Eva, per favore! – ,  dissi io, scimmiottando Mr Winningoes. E poi, più seriamente, aggiunsi: – “ Io, quasi, quasi, accetterei! Tanto chi se ne frega! Ti ricordi quando, a Londra, con la paura che ci finissero i  soldi, avevamo pensato di fare i gigolò al Cafè Paris,  agganciando  due vecchie cornacchie ricche sfondate? Non sarebbe la stessa cosa,  ora?”
-    “ No che non è lo stesso! Almeno quelle, anche se vecchie cornacchie, come dici tu, sarebbero state donne in carne ed ossa. Ma qui, invece, è diverso! Eppoi, non c’è scopo. Sarebbe soltanto per i soldi, e …..quel coso…..insomma… Eva o come diavolo si chiama lei, non troverebbe nemmeno piacere!”
-    “ E chi te lo dice? L’hai vista anche tu camminare! E ci ha parlato, anche se a modo suo. Eppoi lo scopo c’è: ti sembra cosa da poco dare una speranza a Mr Winningoes? Fargli capire che noi crediamo in lui e nelle sue strampalate teorie?”
-    “ E se invece Mr Winningoes fosse un guardone? O un regista alla ricerca di soggetti originali? O magari vuole utilizzare il nostro sperma per dei secondi fini: hai mai sentito parlare di inseminazione artificiale?”
-    “ Macchè! Non volare con la fantasia, ah Giò! Se volesse solo dello sperma, sai quanto ne trova, coi soldi che ha? Non mi hai parlato proprio tu di Banche del seme? No, Giorgio, dai retta a me! Quest’uomo è semplicemente suonato come una campana! Ma non lo hai capito ancora? E’ fuori di testa! Completamente. Mi fa anche pena, se vuoi proprio saperlo. E’ talmente convinto, poveretto! Ci ha perfino detto che Eva Seconda non potrebbe mai accettare di avere due amanti alla volta! Figuriamoci se con queste remore morali, uno così può pensare all’inseminazione ed ai bimbi in provetta.
-    “ Sì, poi mi spieghi la differenza tra un bimbo in provetta e un bimbo dentro i marchingegni dell’apparato sessuale di questa diavola di Eva! Magari ha davvero un laboratorio per la fecondazione artificiale…..
-    “ Ma, dai, Giorgio! L’hai sentito anche tu! Lui vuole un fidanzato in carne ed ossa! Anzi, è lei che lo vuole………
-    “ Il fatto è che domani, comunque sia, quell’uomo ci aspetta per una risposta. Che gli diciamo?”
-    “ Ma non farti problemi più del dovuto! Aspettiamo domani e si vedrà! Se ci gira storto, lo mandiamo a fare in culo, lui, la superazza e il nuovo mondo del supercacchio! Se ha speso un sacco di soldi e la sua vita intera in questo progetto, son cavoli suoi! Peggio per lui che è stronzo! Se invece decidessimo di restare, vedrai com’è contento! Ci coprirà d’oro, te lo dico io!”
-    “ Sì, eccome no?!?! Ti vorrò vedere, chiedendogli soldi, quando si sarà reso conto che Eva Seconda non fa figli. Sai mai come può reagire, uno così! Quello è capacissimo di fare costruire due bare, a nostra misura, da quell’altro pazzo esaltato di Big Joe!”
-    “ Ma che bare e bare! “ -  lo contestai io, toccando ancora ferro! – “ Che colpa ne avrei, io, se Eva Seconda non fa figli? E’ più probabile che tra i due, chi ha  qualcosa che non va,  sia lei; qualcosa da ritoccare, da modificare, da cambiare, da perfezionare! E intanto intaschiamo le provvigioni o i compensi, o come cavolo li ha chiamati  lui i soldi che ci deve sganciare! E lo assistiamo anche moralmente! Non ti pare?”
Il mio appassionato discorso non lo convinse certo, ma quantomeno gli diede più di uno spunto per riflettere. Borbottò qualcosa sulla morale, più tra sé che al mio indirizzo. Quindi tacque,  stendendosi sul letto e socchiudendo gli occhi.

Ah, benedetto Giorgio! Quanti carri innanzi ai buoi, ostruivano il libero corso della sua vita! Con quanti e quali problemi, si masturbava il cervello, alla ricerca di verità inesistenti! Meglio vivere alla giornata! Strano a credersi, ma proprio lui mi aveva detto, qualche tempo prima, che noi viviamo la nostra vita, momento per momento, con la morte che ci cammina al fianco. Basta che ci giriamo di scatto, alla nostra sinistra, e possiamo scorgerne l’ombra, tranquilla e paziente, ma pronta a ghermirci, quando sarà finito il nostro tempo terreno. Giorgio me ne aveva parlato a proposito di quei suoi studi esoterici e, probabilmente, in quel contesto andavano rettamente inquadrati. Io capii soltanto che nella vita non c’è tempo per indulgenze di nessun tipo, e che all’improvviso, potremmo anche non essere più di casa, sulla terra. Tanto valeva, quindi, sicuramente un’intuizione spicciola e magari scontata, la mia, ma mi resi conto di persona di quanto fosse difficile porla in pratica. Quanto alla morale, non ne avevo mai studiata molta, di quella che si insegna nelle scuole, perlomeno. Certo avevo le mie convinzioni. Pensai che sarebbe stato immorale rifiutare  quell’opportunità di lavoro e di esperienza che la sorte ci offriva; e ancor più immorale sarebbe stato disilludere quel povero, vecchio pazzo di Winningoes. Ma poi era veramente pazzo quell’incredibile persona? O eravamo noi i pazzi, a precluderci degli orizzonti, solo apparentemente impossibili?  Non sarebbe stato meglio non pensarci più di tanto, e dedicarsi con intensità e attenzione all’immediato quotidiano? Chi è più pazzo di colui che si ritiene savio? Forse trovai nel sonno le risposte che più cercavo.

…continua…


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