Già di norma non si può dire che i media generalisti eccellano nell'accuratezza delle notizie, ma quando parlano di scienza bisogna proprio andarci piano a mandare giù tutto quello che sbrodolano. Del resto capita una volta ogni sessanta o settant'anni, ovvero meno di una volta nella vita professionale di un giornalista, che una notizia di fisica teorica finisca in prima pagina. Quindi per certi versi li si può anche scusare. Ebbene è accaduto venerdì scorso, con la faccenda dei neutrini ultraluminali e, avendone lette e sentite di ogni genere (Gelmini a parte), mi sento trascinato per le antenne nel voler dare qualche breve precisazione a riguardo, pur restando sempre in territorio "divulgativo" (per cui se qualche fisico passasse di qua e volesse precisare ulteriormente o smentire qualche inesattezza che avessi detto, è invitato a farlo). Abbiate pazienza, noi marziani siamo fatti così.
Dunque partiamo dalla faccenda della velocità della luce (d'ora in avanti chiamata "c"). Secondo la Teoria della Relatività Speciale di Einstein (1905), c è una velocità limite, ovvero insuperabile. Le equazioni (e la sperimentazione, almeno fino a prima dell'annunciio della scorsa settimana) attestano che a mano a mano che un oggetto accelera e la sua velocità "tende a c", la sua massa aumenta e tendere a diventare infinita, e il suo tempo - rispetto ad altri osservatori in quiete - rallenta fino a tendere ad arrestarsi. Per chi mastica un po' di matematica superiore sa che proprio il verbo "tendere" è qualcosa di legato al concetto di "limite", ovvero di una situazione cui ci si può avvicinare per sempre, ma che non si raggiunge mai. Come una singolarità, insomma.
Il fatto che la velocità della luce sia massima è confermato anche dal fatto che i fotoni, le particelle responsabili della radiazione elettromagnetica, ovvero della luce (che sia visibile o meno dipende dalla lunghezza d'onda) hanno massa nulla e questo fa sì che non siano soggette alla dilatazione relativistica della massa che impedirebbe loro di giungere al limite massimo di velocità.
Se anche i neutrini fossero stati privi di massa, come si credeva fino a poco tempo fa, la scoperta avrebbe anche potuto rientrare nello schema di Einstein, spostando la velocità limite dalla velocità della luce alla velocità dei neutrini, anche se si sarebbe dovuto spiegare perché il fotone si spostasse leggermente più piano. Ma pare che il neutrino possieda comunque una pur piccola massa, che dunque - se le misure dell'esperimento Opera fossero confermate dalla comunità internazionale - non sarebbe soggetta agli effetti relativistici. E questo sarebbe il primo fallimento sperimentale della relatività di Einstein da quasi cento anni a questa parte!
La Teoria della Relatività non dice altro a tale riguardo (in realtà dice molto altro su molte altre cose): la velocità della luce è considerata una sorta di spartiacque. Quello che sta di qua non può passare di là. Quindi il concetto espresso dai giornali di "superata" la velocità della luce non è appropriato. Non si deve pensare che ci sia stato lo sfondamento di un muro dovuto a un accelerazione progressiva, come il superamento della velocità del suono da parte degli aerei, bensì la creazione di particelle che già viaggiavano a quella velocità. D'altro canto sempre la teoria di Einstein non esclude a priori l'esistenza di qualcosa che sta di là, ovvero che va più veloce della luce, che però - in tal caso - in linea teorica non potrebbe passare di qua. O forse sì?
Quel che è certo è che, se confermati, questi risultati darebbero un ulteriore indizio che l'Universo è assai più complesso e misterioso di quello che si creda (o ci si illuda di credere), e che contrariamente a quello che forse pensava, l'uomo (ma anche il marziano) è ben lontano da avere compreso non solo l'essenza della sua Natura, ma anche individuato gli impalpabili contorni della sua ombra.