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e-Book? No! p-Book!

Creato il 14 settembre 2012 da Sambruno
Causa problemi familiari, devo momentaneamente sospendere lo "shark day": ho poco tempo per scrivere e gli articoli sugli squali - tra documentazione su vari libri e sul web, e ricerca di immagini - me ne portano via molto. Ma tornerò a occuparmene appena possibile :) Nel frattempo, oggi condivido un articolo scoperto su Facebook grazie a Valentina. e-Book? No! p-Book! L'articolo è questo: Lettori forti in fuga verso il digitale.
Ottima lettura, al cui termine mi sono sentita soddisfatta come se avessi letto un bel romanzo. Be', certo, sorvolando sul fatto che lettore forte, in Italia, è colui che legge dai dieci libri in su ogni anno.
Dai dati di Amazon UK apprendiamo che i possessori di un ebook acquistano in media quattro volte più libri di quanto facevano in precedenza. Secondo il rapporto del Pew Research Center, il 41% dei proprietari di tablet e il 35% di e-reader dichiara di leggere di più dopo la apparizione degli ebook. L'88% dei lettori digitali legge anche su carta, e, come si ricava da una delle prime inchieste italiane sull'argomento (Università Bicocca di Milano in collaborazione con l'editore Blonk), tende a leggere più libri cartacei rispetto alla media.
Leggo anche eBook, oltre che cartacei. Ne leggo molti, perché lì dove vado a pescarli costano poco: ne compro cinque, sei e mi trovo a infilarli uno dietro l'altro così che, dopo un mese, sono di nuovo lì a spulciare cataloghi e ad acquistare; o a cercare autopubblicati e a donare qualcosa.
Per questo motivo sono stata inclusa nella schiera degli sfigati che perdono contatto con il libro e le emozioni che solo la carta può dare.
La risposta migliore a chi fa di queste idiozie il proprio scudo nella crociata contro l'eBook è quella sopra evidenziata, riassumibile in: IO LEGGO! E non mi importa un fico secco del supporto. Non è il supporto a darmi emozioni, è il contenuto. Quello che voglio è leggere. Perciò lo faccio con il mio eReader e lo faccio tenendo in mano un cartaceo. Ogni mese compro una manciata di eBook. Ogni sabato, dal consueto giro in libreria post-colazione al bar, torno a casa con nuovo romanzo/saggio in borsa.
Quindi, perché sarei "sfigata"?
Oltre al discusso, ribattuto, contro ribattuto "odore della carta/peso del libro che emoziona", non potete immaginare quanti crociati anti-eBook facciano il ragionamento dell'asino!
Particolarmente irritante, anche perché particolarmente depistante, è la tendenza a fare del lettore il capro espiatorio: se le librerie sono in difficoltà è colpa dei lettori che acquistano su Internet, sedotti dal diavolo Amazon, se la qualità scende è perché i lettori insaziabili e consumisti vogliono prezzi bassi ad ogni costo.
Quando leggo incazzatissimi talebani del cartaceo che accusano i lettori di eBook di aver venduto l'anima al computer e ad Amazon mi faccio sempre le più grasse risate. Invece ho smesso da tempo di provare pena per la pochezza mentale che dimostrano con queste "argomentazioni".
Da qui, il passo all'accusa successiva - che dimostra quanto siano tristi e desolanti i ragionamenti di questi signori - è un piccolo capolavoro di (il)logica: le piccole librerie indipendenti chiudono per colpa degli sfigati tecnologici.
Ma contrariamente a quanto ci aveva raccontato il film C'è posta per te di Nora Ephron, le piccole librerie indipendenti e intraprendenti hanno in molti casi almeno una seconda possibilità. A differenza dei pachidermici bazar culturali, possono far pesare i vantaggi di un servizio di prossimità, sempre più personalizzato, che non si limita alla vendita di libri, ma offre informazione, assistenza, organizzazione.
Temo sia troppa fatica intellettuale, arrivare a concepire qualcosa del genere:
La temuta tendenza alla «disintermediazione» si può contrastare non con un ritorno indietro, ma con un ripensamento delle proprie funzioni, e questa ricerca accomunerà sempre di più librerie e biblioteche. E sarà possibile anche un rilancio dei punti fisici di vendita o di prestito, naturalmente concepiti in modo diverso dal passato.
E poi, insomma! Cosa conta la possibilità di poter stipare in un eReader un'enorme quantità di libri, da portare in giro senza sforzo, quando è così bello uscire da una libreria carichi come bestie da soma ed è ancora più bello e fa tanto santo martire percorrere chilometri a piedi con una spalla sbilenca a causa del peso della borsa piena di romanzi?
Altro giro, altra corsa. Ecco l'ennesimo ronzino di battaglia dei crociati anti-eBook: il libro elettronico porterà alla scomparsa del libro cartaceo. Ovvove!
Il punto interrogativo più interessante, infatti, non riguarda la proclamata e per fortuna mai avvenuta «fine del libro», ma l'espansione della lettura che la rivoluzione digitale potrebbe favorire
Ecco, vai a farglielo capire...
Io ci ho rinunciato, ma la penso esattamente come l'autore dell'articolo. Il libro elettronico non esclude il libro cartaceo: i due formati, di fatto, coesistono e coesisteranno anche in futuro. Come il vinile, il CD e l'mp3. Come il DVD, il BluRay e... altri formati (e sono pronta a scommettere che una larghissima fetta di aficionados della carta, musica e film li scarica, invece di acquistarli e ascoltarla/vederli su disco - che si può toccare e sniffare e ti emoziona anche con la grafica delle cover).
Dal punto di vista linguistico il sorpasso è già in atto, spiega sul suo blog Antonio Tombolini, autore di un interessante Slow Reading Manifesto: ormai il libro è elettronico, l'ebook ha perso la «e» del prefisso e sarà il libro di carta, se mai, a doversi qualificare come p-book.
Amen, fratelli. Amen!
Di fronte a tutto ciò la situazione italiana appare caratterizzata da una situazione di stallo sostanziale, che è eufemistico continuare a definire e assolvere come semplice ritardo.
"Saldi quotidiani", "Politica «stop and go»", "Prestiti a pagamento": gli ultimi punti presi in esame dall'articolo di Luca Ferrieri sono un colpo al cuore - non solo come lettrice. E sono illuminanti, anche su questioni, come quella delle biblioteche, poco dibattute.
Viviamo in un paese in cui pochi furbetti manipolano tante pecorelle (sì, tra le pecorelle ci sono anche io), facendole pascolare - senza quasi colpo ferire - in uno stato di ritardo culturale che le pecorelle stesse difendono a furia di capocciate cieche contro qualsiasi apertura.
Amo questo paese! U__U

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