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E Cappellacci disse: tutti a casa. Bravo

Creato il 01 ottobre 2010 da Zfrantziscu
Il presidente della Regione sarda, Ugo Cappellacci, ha licenziato tutti gli assessori che aveva scelto nel marzo del 2009. Come si dice in sardo, s'at postu sa berrita a tortu, e dopo un tira e molla che dura da mesi per motivi di poltrone – ma non solo per questo, se si vuol essere onesti – intorno a questi numeri 5+2+5 e 6+6, di lancinante interesse per tutti i sardi, ha battuto i pugni sul tavolo. Tutti a casa e a tutti i partiti 48 ore di tempo per sistemare le loro controversie. Dopo di che, pare di capire, tutti a casa davvero, nel senso che si torna a votare, se continuano a dare questo complessivo esempio.Nel momento in cui, finalmente e dopo decenni, si è cominciato a parlare della nuova Carta della Sardegna, gli incomprensibili – almeno a noi poveri mortali – litigi intorno al numero di posti nel governo spettanti ai partiti, sono suonati come del tutto stonati. Da un lato un importante dibattito niente po' po' di meno che sul futuro istituzionale della nazione sarda, dall'altra una indegna gazzarra. Il peggio è che ciascuno dei soggetti ha forse ragione nel chiedere quel che ha chiesto; peggio perché il loro mestiere di politici è quello di mediare fra interessi contrastanti. Se non lo sanno fare, è giusto che qualcuno glielo ricordi.La pessima legge costituzionale, firmata dal guardasigilli Oliviero Diliberto nel 1999, affida al presidente della Regione la facoltà di scegliere gli assessori (e stabilisce una norma idiota: il consiglio si scioglie se il presidente si dimette, ma anche se ha un impedimento permanente). I partiti di centro destra – governi Pili, Floris, Masala e ora Cappellacci – e quelli di centrosinistra – governo Soru – hanno avuto la possibilità di modificare questo monstrum e non l'hanno mai fatto, tutti pensando che potesse tornar loro comodo. Se la sono cercata e l'hanno trovata. Sperando che Cappellacci, che ha oggi mostrato un coraggio che nessuno gli attribuiva, lo conservi sino in fondo, governando si sos partidos torrant in tinu, mandando tutti a casa se l'indecenza continua.
PS – Il centro sinistra è pregato di non contrapporre il proprio senso del bene comune a questa brutta figura del centrodestra. Fra gli anni 94 e 98 la sua guerra intestina costrinse l'allora presidente Federico Palomba ad aprire la crisi per quattro volte.

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