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E dopo Putin?

Creato il 07 ottobre 2012 da Matteo
Dopo Putin
Il fatto è che finora è andato sulle galere come una principessa cinese su un lago, tutta tra i fiori e a suon di musica. Sarà molto peggio
05.10.2012
Nelle idee sul futuro c'è discordia: o il regime crollerà ed è lì lì per cadere o... Nel potere c'è il proprio assortimento di emozioni: dalla decisione panica al panico deciso. Tutti hanno già capito: questa storia non finirà semplicemente La gente si interessa vivacemente a come e cosa sarà poi, ma su questo da noi o non si dice niente o si esprimono profezie affrettate, che spaventano con rivoluzioni e trasformazioni in uno stato-lumpen.

Sulla rivoluzione

Questa sonora parola finora causa reazione nei cuori, turbamento nelle anime e oscurità nelle menti. Di solito si intende una tipica rivolta con la presa dell'"ufficio centrale" e un cambiamento di potere violento, dimenticando le rivoluzioni nella scienza e nelle tecnologie, nella sfera militare, nell'economia e nella geo-strategia, nella consapevolezza e nei mezzi per colpirla in massa. Ma invano: tutto questo è legato. Sotto il "socio-sconvolgimento" della superficie (B. Grušin [1]) si verificano mutamenti profondi, talvolta tettonici e noi qui non siamo un'eccezione. Semplicemente non bisogna appassionarsi tanto alla politica operativa e alla fattualità rapida che F. Braudel chiamava "polvere della storia".
Questo cambia l'orizzonte e il punto di vista. Se Vladimir Vladimirovič Putin, anno di nascita 1952 dalla Nascita di Cristo, è venuto del tutto a noia a una parte significativa della società e perfino alla "migliore" (V. Surkov [2]), ciò non è ancora motivo per togliere le pietre dal lastrico. Se, come adesso è di moda esprimersi, le divergenze con il regime sono particolarmente estetiche o stilistiche, il più adeguato ora è l'albatro della rivoluzione Limonov [3], che al teatro del potere risponde con provocazioni stilistiche.
Tuttavia la questione è più seria. Le misurazioni della dinamica innovativa mostrano che anche l'umanità relativamente progressiva è già caduta nella rivoluzione permanente che Trockij sognava. Il commissario del popolo per le questioni militari e marittime fuma nervosamente, rivoltandosi nella tomba insieme alle guide del proletariato. Noi, al contrario, ci muoveremo con passo sicuro verso la controrivoluzione culturale. Per tutto l'inizio del nuovo millennio e del nuovo secolo la Russia ha cozzato contro una malinconica "stabilità" come una tartaruga contro il vetro dell'acquario e adesso la girano del tutto contro il corso del tempo.
Ci sono paesi che inventano tutto e ci sono paesi che producono tutto. C'è un paese che non inventa nulla e non produce nulla, ma barcolla e rincorre soltanto. Presto i primi e i secondi inventeranno e produrranno qualcosa (già come prototipo), dopo di che i terzi diventeranno superflui e allora questi mondi si uniranno sopra di noi, tra l'altro perfino senza spartizioni di territorio e guerre per l'"eredità russa". I resti del capitale umano se ne andranno da soli e in questa parte di terraferma resterà una stirpe inselvatichita, le cui guide si daranno delle arie con iPhone di vecchia generazione e Kalina [4] vintage.
L'uscita presuppone due episodi. Prima di muoversi in qualche direzione, bisogna ancora garantire la stessa possibilità di scelta e di cambiamento di corso. Ora nella direzione tutto si è confuso e questa bella discesa porterà dritto nella pattumiera della storia. Perciò prima c'è una virata con uscita dal beccheggio e in seguito un aumento di velocità e di altitudine. Prima il ritorno della politica nel senso proprio, quasi schmittiano della parola e in seguito la soluzione dei "compiti storici". L'attuale costruzione non li risolve e non li risolverà, cade dalla storia, non in un post-moderno, ma nella merda [5]: la feccia della civiltà è il prodotto naturale di un metabolismo non culturale.
Questi stadi hanno un diverso rapporto con la rivoluzionarietà, in particolare nei confronti delle forme del processo e del suo contenuto: ci sono passaggi storici rivoluzionari per profondità e dimensioni dei mutamenti, ma che evitano felicemente le catastrofi abituali per le rivoluzioni ("ri-evoluzioni" – A. Ksan [6]). All'inizio degli anni '90 la Russia sperimentò una rottura prossima al cambiamento di formazione del materialismo storico. Organizzare il mercato e la libertà sulle rovine dell'URSS non risultò più semplice che creare per la prima volta nella storia un'economia pianificata e un dispotismo monopartitico. Ora è peggio. Cambiare il "vettore di sviluppo" (anche se quale diavolo di sviluppo c'è qui?), passare dall'esportazione di risorse e dalla redistribuzione alla produzione e all'innovazione su larga scala sarà un dramma più forte della "grande svolta" di Stalin o di Gajdar [7]. Il superamento della propria storia, l'uscita di un'intera civiltà dell'esportazione di lino e canapa...
Su questo sfondo non è più così importante in quale precisa forma si verificherà la rottura dell'inerzia: smantellamento e riforma, rivoluzione semplice o di velluto, ribellione di successo o rivolgimento di palazzo (la variante "tabacchiera in una tempia" [8] è esclusa per estremismo). Come dice l'artista Pčel'nikov [9], sono una persona di principio, mi è indifferente. Ed è giusto: si tratta solo del punto iniziale di movimento.
La forma di passaggio dipende dal tempo di partenze: quanto prima, tanto più dolcemente. Si è già andati abbastanza lontano, ma resta ancora la variante del compromesso con il nucleo elitario di transizione, che scambia l'inizio della trasformazione con la garanzia della sicurezza per i partecipanti al patto. Queste cerniere politiche sono senza principi, ma non condannano affatto alla poca risolutezza le future trasformazioni. Proprio come le rivoluzioni non garantiscono precisamente uno slancio in avanti. In astronomia (da qui viene il termine) "rivoluzione" significa ritorno di un pianeta sulla propria strada. La storia conferma questo modello (se, certamente, non è uno strappo totale nella restaurazione).
E al contrario: più avanti, più duro. Quando non resta altra uscita, tocca consolarsi con il fatto che ciò che è estremamente spiacevole salva del tutto dall'incubo senza fine, come la chirurgia del pus dalla cancrena. Ma neanche qui c'è da innervosirsi tanto per l'immaginato odore di sangue e distruzione: succede anche senza fanatismo.
Ma per iniziare bisogna almeno sedersi nel senso di marcia – fare i conti con l'ideologia.

Sullo stato

Le menti coraggiose si sono messe d'accordo fino all'emendamento della Costituzione e alla nuova struttura statale appena istituita in Russia. Ma questo sarà uno "slancio" nello stesso vicolo cieco: nel colloquio mancano del tutto i campi pre- e post-costituzionali.
L'opinione secondo cui lo strappo verso l'autoritarismo sarebbe fondato nella Costituzione vigente è un mito di condimento. Nessuno si è degnato di mostrare sulla base di quale disposizione e in osservanza di quale norma costituzionale si compie questa deriva attraverso il feudalesimo fino al dispotismo. Tuttavia per il potere si crea un alibi: questo si permette ciò perché la Costituzione è fatta così. Sintonizzare l'attenzione dalle violazioni della Costituzione alla sua presunta struttura autoritaria non è la trovata più intelligente e tempestiva.
Ma qui si nasconde anche una trappola più pericolosa, forse due.
Rompendo con l'epoca precedente, l'abbiamo fissato formalmente e in parte tecnologicamente (azione diretta) nella Costituzione, ma senza un documento pre-costituzionale di livello ideologico. Ė. Solov'ëv [10] ha mostrato che la Dichiarazione Universale del 1948 era anche il giuramento dei popoli di non permettere più cataclismi come la storia con il fascismo [11]. In Russia una dichiarazione più letteraria e storiosofica che formale-legale sarebbe tanto più a proposito – e in un formato meno lapidario che nel documento dell'ONU (la sua parte di orientamento si implementa nelle Costituzioni degli stati). Chiunque ora si riferisca alla lettera e allo spirito della Legge Fondamentale è costretto a esportare dal testo e ricostruire questo spirito, con cui gli uni si congratulano, ma altri mandano a dire: non infili tutta l'ideologia in un documento giuridico. Una dichiarazione, certo, difficilmente ferma qualcuno, ma sarebbe più complesso affogare la discussione nella casistica e il cinismo del crimine anticostituzionale verrebbe fuori più distintamente.
Tuttavia le trappole principali sono nel campo post-costituzionale. Se la gente sputa sulla Legge Fondamentale, violando apertamente e riscrivendo radicalmente la legislazione attuale, perché non farà lo stesso anche con la nuova? Cosa impedirà di ripetere l'esperienza sotto lo sguardo indifferente o anche incoraggiante della "maggioranza" – reale o falsificata?
Il problema del potere, dello stato, dello status del popolo è un baule senza fondo, aperto il quale, per ora abbiamo acchiappato solo quel che più in alto. Ci sono ancora la pratica della quotidianità e la microfisica del potere, che dal basso e dall'interno determinano l'ambiente in cui la grande politica si realizza. Pensare che il paese cambierà senza un forte movimento in questi strati è un crudele autoinganno.
Ancora più complesso è con i rapporti federali, con lo stesso tipo di assemblaggio di questa struttura statale, con la scelta nello spettro tra impero, stato nazionale, repubblica... Anche se, a differenza di chi si appassiona a questo tema, temo che per ora la Russia sia piuttosto un magnete, che conserva la polarità a tagliarlo nei pezzi più piccoli: resterebbe un impero anche a comprimerla fino ai confini della regione di Mosca. Che fino alla precisa rovina in parti civili è un'idea teoricamente giusta, ma per ora praticamente irrealizzabile e politicamente perdente, perfino suicida. L'impianto è minato e pieno di trappole.
Ma se non ci occuperemo di questo, affogheremo comunque nelle rivelazioni di V. Pastuchov [12], che ritiene che bisogna rendere questo stato debole grande, maggiore dell'attuale e uscire dal collasso con le sue forze. Il sogno abituale di uno statalista e la solita zuppa: bisogna cambiare non la gente, ma il sistema, perciò cambieremo una dittatura con una dittatura, là verranno nuove persone della minoranza giusta e queste... Una qualche logica da sottufficiale, da vedova. I commentatori hanno ragione: se sulla Costituzione avesse detto tante sciocchezze uno studente, l'avrebbero mandato a casa a studiare il materiale. La frase "Il liberalismo è incorporato nell'ordine costituzionale e non il contrario" è nata proprio sotto l'effetto di funghi allucinogeni Ma è popolare. A dirla semplice, tutto questo culto della pura volontà e delle decisioni autoritarie fa il verso al decisionismo parasemico-ctonio di tipo naturalizzante-degenerativo(M. Heidegger). Ma a dirla scientificamente, attraverso la riconoscibile base teorica del fascismo qui passano gli orientamenti di tutt'altri desideri politici. Capita così quando con un solo atto si vogliono soddisfare i liberali e i fanatici dell'ordine.

Sul tempo e su noi stessi

Tuttavia tutti questi approfondimenti non devono guastare il momento politico. Tutto deve svilupparsi gradualmente. Qualcuno ha notato: è stupido seccare la gente con la richiesta di un "programma positivo", quando molto raramente si è riunita per togliere inizialmente un cavallo morto dalla strada. Ed è giusto: le negazioni (i sistemi di divieti) riuniscono sempre le persone più semplicemente dei progetti. Qui presto in un respiro otterremo una nuova comunità storica – lo stanco popolo della Russia dal nome "Russia senza Putin".
Ma ecco che ai profeti della rivoluzione si richiedono gli scenari. Falliranno le Olimpiadi e dopo una provocazione nel Caucaso a Mosca introdurranno lo stato di emergenza? Alla protesta si uniranno quelli che soffrono per la riforma del sistema pensionistico? Un criminale dell'OMON [13] storpierà un vecchietto che vuole un appartamento, le carrozze circonderanno Rublëvka [14] e bloccheranno un corteo ufficiale, l'"Aurora" [15] attraverso la Jauza [16] entrerà nella Moscova, un battaglione femminile assalterà il sesto edificio del Cremlino, si formalizzerà un'alternativa di apparato e militare che bloccherà la risposta armata, la folla prenderà la Duma, il GUM [17] e "Ostankino" [18], il paese sbalordito resterà bloccato davanti agli schermi con Naval'nyj [19] e Milov e al contempo, tracciando il cielo notturno dal lato del confine di Stato, si muoverà la silhouette di una gru siberiana vestita da donna su un deltaplano a comando manuale... o un intero stormo? L'avete sognato?
La salvezza è in qualcos'altro. Bisogna sviluppare al massimo la difesa dei sentimenti dei credenti: contare quante volte e come li hanno offesi e in seguito traslare questa logica senza compromessi su tutti quelli i cui sentimenti, dignità e diritti questo potere spregia ogni giorno e ogni ora in milioni di episodi senza temere il peccato, l'odio dei contemporanei e il disprezzo dei posteri. Proprio questi diritti bisogna gettarsi a difendere per strappare il paese dai binari dell'arretratezza.
Ciò sarebbe più utile per lo stesso regime dell'attività creativa di norme sulla Mochovaja [21], sempre più simile a uno spasmo accuratamente meditata e culturalmente coordinato.
Un compromesso non è così irreale, se si tiene conto del fatto che con il cambiamento della situazione questo potere merita sempre meno che ci si attacchi ad esso. Il fatto è che finora Putin è andato sulle galere come una principessa cinese su un lago, tutta tra i fiori e a suon di musica. Sarà molto peggio. Anche la GKČP [22] lasciò facilmente il potere che già allora non sembrava un regalo.
Ora tutto dipenderà dal tempo. O Putin se ne andrà in tempo, mantenendo i resti della personalità politica e offrendo ad altri di fare i conti con i frutti critici del suo governo. O siederà fino alla caduta, quando il paese, alzatosi dopo essere stato carponi [23], non sarà più da sollevare, ma tuttavia in questo collasso per prima cosa comincerà un serio regolamento di conti con la struttura statale, il carattere nazionale-popolare e la spiritualità russe. Un suicidio in nome del futuro – che idea nazionale!
Aleksandr Rubcov, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/54771.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Boris Andreevič Grušin, filosofo e sociologo russo.
[2] Vladislav Jur'evič Surkov, "ideologo" del regime di Putin.
[3] Ėduard Limonov (nome d'arte di Ėduard Veniaminovič Savenko), leader del Partito Nazional-Bolscevico russo, che mescola comunismo e nazionalismo e si segnala per i suoi flash-mob.
[4] "Viburno", modello di automobile della Lada.
[5] Sic.
[6] Autore su cui non trovo notizie.
[7] Egor Timurovič Gajdar, primo ministro al tempo del passaggio della Russia all'economia di mercato.
[8] Con un colpo di tabacchiera in una tempia sarebbe stato ucciso lo zar Paolo I nel 1800.
[9] Igor' Vladimirovič Pčel'nikov, pittore e scultore russo.
[10] Ėrich Jur'evič Solov'ëv, filosofo russo.
[11] Termine generico per definire tutte le ideologie di destra.
[12] Vladimir Pastuchov, politologo russo.
[13] Otrjad Milicii Osobogo Naznačenija(Reparto di Polizia con Compiti Speciali), la durissima Celere russa.
[14] Nome non ufficiale della zona delle ville dell'élite russa a ovest di Mosca sulla strada rotabile tra il quartiere periferico di Rublëvo e la cittadina di Uspenskoe.
[15] L'incrociatore che con un colpo di cannone dette il via alla Rivoluzione d'Ottobre.
[16] Affluente della Moscova.
[17] Glavnyj Universal'nyj Magazin(SuperMercato Principale), grande magazzino del centro di Mosca.
[18] Cioè la sede della TV di Stato nel quartiere di Ostankino, nella parte settentrionale di Mosca.
[19] Aleksej Anatol'evič Naval'nyj, avvocato e blogger, uno dei leader dell'opposizione russa.
[20] Vladimir Stanislavovič Milov, leader del partito di opposizione "Scelta Democratica".
[21] Una delle vie del centro di Mosca su cui si affaccia la Duma di Stato.
[22] Gosudarstvennaja Komissija Črezvyčajnoj Položenii(Commissione Statale per lo Stato di Emergenza), nome del gruppo dei golpisti che cercò di prendere il potere nel 1991.
[23] "La Russia si è sollevata dopo essere stata in ginocchio" è una nota frase di Putin.

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