Magazine Cucina
Lasciamo perdere le rilevazioni quotidiane di terremoti e movimenti tellurici di altra natura, cerchiamo di schivare meteoriti e detriti ultragalattici e concentriamoci sull'arma di distrazione di massa per eccellenza: la televisione e le poppe. Se poi le poppe sono in televisione l'effetto catatonico è servito e consumato con inconsapevole leggerezza. Se è vero che la "televisone permette alle persone che non hanno niente da fare di guardare persone che non hanno niente da dire" è pur vero che negli ultimi trent'anni attraverso la proposta televisiva italiana si è venuta a formare una generazione che, a differenza di quella del boom economico, non è cresciuta a pane e Lassie, Candy Candy e Goldrake. Si, una generazione circondata da figure femminili tanto tangibili quanto lontanissime dalla realtà, convinta che la televisone non sia un mezzo da guardare ma per farsi vedere. Una generazione soffocata da seni finti e strangolata da perizomi veri: "valori" proposti ad ogni ora del giorno (perché per la notte c'era già stato lo svezzamento con i spogliarelli notturni delle casalinghe di Voghera) che hanno attecchito nella società come una bestiale gramigna e soffocato i germogli di contenuti più costruttivi ed edificanti.
Poi succede, come in tutte le fiabe che si rispettino, che arriva il brutto anatroccolo in una carrozza a forma di zucca e trasforma in cigno tutto quello che lo circonda, come è accaduto la scorsa settimana durante il Festival di Sanremo grazie a Luciana Littizzetto che, come un elefante in un negozio di cineserie, ha definitivamente demolito quanto anche Lorella Zanardo andava dicendo da un pezzo, circa appunto il corpo delle donne rappresentato dai mass media. Dall'alto dei suoi trampoli colorati è stata più efficace di mille conferenze sul "Ruolo della donna blablabla", il suo definire "stronzo l'uomo violento che ci mena e quindi non ci ama" più diretto di tante belle campagne della Pubblicità Progresso e il suo danzare con Donne vere, sorridenti e normalmente vestite è stato più liberatorio del rogo che negli anni '70 coinvolse migliaia di reggiseni. E' vero che nel nostro paese ci sono problemi più importanti, che oltre il 30% dei giovani non ha lavoro, che siamo destinati ad un precariato a vita, che respiriamo aria inquinata e ci nutriamo con cibo malato, che continuano a raccontarci la storia dell'orso e per sfinimento continuiamo a crederci ma se non si ri-comincia a vivere di valori non ci sarà davvero speranza. Valori come onestà, consapevolezza e rispetto. Nella speranza che non rimangano solo i contenuti del prossimo congresso di enogastrofigoneria.
Budini di riso e pinoli (ricetta gluten free) Ingredienti (per 6 persone) 250 gr di riso Originario, 1 lt di latte crudo, 1 bacello di vaniglia, 2 uova, 60 gr di pinoli, 2 cucchiai di amido di mais o fecola di patate, 120 gr di zucchero semolato, 50 gr di burro chiarificato, sale.
Procedimento Mettere il riso e poco latte in una casseruola dal fondo pesante, unire i semi della stecca di vaniglia e portare ad ebollizione. Unire metà dello zucchero e continuare a bagnare il riso con il latte rimasto. Quando sarà al dente, dopo circa una decina di minuti, trasferirlo in una terrina capiente e lasciarlo raffreddare. Montare in una ciotola le uova con lo zucchero ed un pizzico di sale fino a renderle spumose, tostare i pinoli in una pentola antiaderente e tritarli grossolanamente. Unire l’amido di mais setacciato al composto di uova, unire il burro fuso intiepidito, incorporare il riso formando un composto denso ma non troppo compatto. Coprire degli stampi da muffin con dei pirottini e cucinarli nel forno già caldo a 180° per circa 25’, sformarli, lasciarli raffreddare e spolverare questi dolcini gluten free di zucchero a velo.
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