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E io mi dichiaro marito e marito cap 8: In ricchezza e povertà

Da Stanford @stanfordissimo
E io mi dichiaro marito e marito cap 8: In ricchezza e povertà cap 8: ricchezza e povertà
Non so perché mi ricordavo che nelle promesse ci fosse anche un accenno alla ricchezza e alla povertà ma cercando pare che sia sparito questo accenno. Che sia alquanto inutile pronunciarle sposando un povero nato povero o un ricco diventato ricco che tornerà povero perché ha fatto fortuna con titoli tossici? Può darsi. Di questi tempi infatti la forbice tra ricchi e poveri si è allargata tanto che per un povero sposare un ricco è quasi impossibile, non fosse altro perché la povertà si nutre di mancanza di immaginazione . Diverso è per i ricchi i quali hanno ancora la scelta di poter sposare uno spiantato e favorire la sindrome di Stephanie di Monaco insita in molti di loro, specie se nati ricchi. Per quanto riguarda noi gay c'è una leggenda metropolitana che ci vede tutti piuttosto benestanti, se non addirittura "ricche e sfondate". Si parla di lobbismo gay sottintendendo proprio il peso economico della popolazione gay e la sua influenza. Non posso negare che pur non essendo povero in senso classico (toppe al culo e per strada col carrello della spesa colmo di pattume) io sono l'unico gay che conosco a non avere nemmeno l'ambizione di esserlo.   " Ti è sempre andata bene" diceva mia madre di me, indicando che non ero mai finito in una strada con un certo stupore, dal suo punto di vista.  "Tienitelo da conto" mi diceva, di nuovo lei, riferito al maglione di lana ruvida appena comprato. Penso spesso al potere che le parole dei genitori hanno sui figli. Pensate se mi avesse detto invece: tienitelo "nel" conto (il denaro). Cosa sarebbe cambiato? Ebbene intanto avrei smesso di grattarmi e col tempo avrei avuto un morbido maglione di cashmere ..oppure sarei diventato un tirchio.  Si, il concetto di "denaro" si impara. Non sai cosa sia il denaro quando sei ragazzino. Io ricordo solo che qualunque cosa fosse era oggetto di grave ansietà, preoccupazione, bisogno, quindi devo aver pensato: sarà meglio che ne abbia il meno possibile. Indovinate un pò? Mi sono dato ragione. Per un pò ha funzionato. Mi sentivo bene ad avere lo stretto indispensabile ed un concetto assai stretto di cosa lo fosse davvero, ma quando incontrai mio marito come se fosse un marito,  mi sentii per la prima volta come una cicala malvestita che fa festa in casa da sola, di fronte ad una formica  griffata che  parte per Las Vegas.   Lui era il gusto del bello e del pregiato fatto uomo: profumava di autostima e determinazione senza la nota amara dell'arroganza! Non pensai fosse ricco ma mi dissi: questo è un uomo a cui nulla è precluso, uno che realizza ciò che desidera senza vergognarsi. Eh si perché anche a non vergognarsi di fare cose che i tuoi famigliari non hanno mai fatto si impara, solo che lo fai da solo! Ascoltavo i suoi racconti mai basati sul quanto spendesse  ma sul come si sentiva bene facendo un viaggio o un acquisto sensato e durevole. In pratica spendeva il suo denaro per delle "sensazioni  costruttive" per la propria  autostima. Cercavo di capire cosa ci trovasse in me e piano piano cominciai a vedermi come una cafona invitata a Palazzo per un refuso di stampa sull'invito! La famosa botta di culo alla porta. Giorno dopo giorno molte delle cose belle che credevo non fossero alla mia portata divennero stranamente "comprensibili", come ad esempio entrare nei blasonati negozi del centro. "guarda che se ne accorgono che non posso comprare" gli dicevo " perché credi che chiunque sia li dentro uscirà con un acquisto? mi rispondeva lui.  Adorava viaggiare quell'uomo e con lui scoprii che un aereo era un mezzo di trasporto e non un azzardo...che il denaro per fare cose come quelle era lo stesso che usavo per rimanere com'ero, solo messo da parte in un tempo lungo o corto, per uno scopo più alto di quello. Compresi lentamente la differenza tra "tirare avanti guardando indietro e andare avanti a vedere che cosa ci fosse di bello per noi, lasciandosi indietro solo l'indecisione e le paure inutili e limitanti.  Io povera di spirito lui ricco di slancio.  Mi sentii assai fortunato nel ricevere quella sorta di nuova "educazione", salvo tornare, un giorno di molti anni dopo a chiedermi: ma come cazzo è che lavoro da una vita e non ho una lira?  Ero nel parcheggio sotto casa ed ero pieno di amarezza per aver frainteso il concetto di "sfondare" nella vita.  Mi parlavo nella mente con una voce stridula e insolente dicendomi: sei proprio un cretino se non sei riuscito a fare soldi! Non vali niente e forse se sei sopravvissuto deve proprio essere il massimo che potevi ottenere...e cose simili Incolpavo il mio vissuto cercando di alleggerire il macigno dell'incapacità ( fisicamente non riuscivo a scendere dall'auto proprio come se lo avessi sulle spalle), ma niente il mio giudice era implacabile..Li hai sprecati, non hai rispetto..continuava puntandomi il dito! Era stranamente pettinato come lei quel giudice e la sua voce insolitamente familiare...Mi appellai dicendo: ma ho comunque fatto il meglio che potevo e ora ho un marito come se fosse una marito ...e la mia situazione è migliorata...credo. "Bella camola" esordì il mio giudice " certo è generoso e ti sostiene ma lo fa perchè gli fa pena la tua incapacità.!" - " no mi ama...ma io non ne approfitto mica..anzi mai chiedo niente..e poi lavoro" dicevo ormai tra le lacrime ...quando improvvisamente mi sentii pervaso da una forza enorme,  quasi una mano che mi sollevasse dalla miseria in cui sprofondavo e sentii una voce calma dire: in che cosa hai messo tutta l'energia che hai? Non era stridula quella voce ma morbida e avvolgente e di nuovo, famigliare. Nel diventare qualcuno con cui un uomo buono volesse passare la vita...dissi come una risposta suggerita a scuola. Il mio avvocato difensore pronunciò così la sua arringa difensiva. "Ebbene vostro Onore, quest'uomo ha un compagno che a differenza sua ha del denaro una considerazione migliore! Quest'uomo non ama il denaro  ma lo usa come strumento per accrescere il benessere interiore suo e dell'imputato e in questo ne adempie l'utilità e il senso senza esserne dominato e pensi un pò si è innamorato dell'imputato proprio per la sua necessità di imparare  un modo migliore di vivere e quindi qual'è la colpa del mio assistito? Accuserebbe se stesso di miseria per aver studiato Legge ed essere ora seduto in quello scranno? Il mio assistito ha fatto esattamente questo: si è impegnato al massimo in ciò che per lui era importante e cioè essere amabile e capace di imparare. Fu detto: dove è il tuo tesoro li è anche il tuo cuore, e nessuno ha specificato che il tesoro fosse materiale. Ora se ha cuore ..Vostro Onore pronunci il giusto verdetto. Fu una attesa interminabile ma la frase "Assolto per non aver commesso il fatto" fu impagabile da udire. Mi girai per abbracciare il mio difensore...ma non c'era nessuno. Aprendo la porta di casa, quella sera, mio marito come se fosse un marito mi chiese: come stai?  Bene, risposi, se mi sentissi meglio sarei due persone! Come mai ci hai messo tanto a salire? sei arrivato da dieci minuti e sali solo ora? Che facevi in macchina?  Niente amore ..ero perso  in un Processo Mentale.

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