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E ora a Mosca c'è la caccia al tagiko...

Creato il 14 novembre 2011 da Matteo

La cernita

I nostri corrispondenti speciali hanno osservato come la polizia di Mosca e lo FMS [1] hanno ripulito la capitale russa da persone di una sola nazionalità

13.11.2011

Giovedì sera e per tutto venerdì nella capitale si sono svolte retate di tagiki. Il capo dell'ufficio stampa dello FMS Zalina Kornilova afferma: verranno rimandate in patria circa 300 persone immigrate illegalmente dal Tagikistan e solo compiendo severamente raid pianificati.

Tuttavia i rappresentanti della diaspora tagika affermano: gli arrestati sono ben di più e la regolarità dei documenti non gioca alcun ruolo. Il principale criterio per l'espulsione si nasconde nella casella "Nazionalità".

– Muchchamad, Muchammad-Nazir mi chiamo, cognome A-di-ev, – grida da dietro le sbarre una persona con un cappello fatto a maglia. – Mi hanno preso presso il metrò. Ieri. I documenti sono in ordine. Sono a Mosca già da 5 anni, lavoro in un cantiere, intendevo mandare soldi a casa, ho perfino in mano un biglietto per il 31 novembre. Trova i nostri, riferisci che ci espellono.

– Umid Juldošev, Jul-do-šev, scrivi correttamente il cognome. Mi hanno preso a Kon'kovo [2], stessa situazione, – risuona un grido dall'altra finestra. Alle finestre comincia una notevole animazione.

Le persone stesse non sono visibili, solo le ombre e anche le parole si possono intendere con difficoltà, ci separano circa cento metri e una barriera di cemento con il filo spinato.

Abitato di Severnyj [3], 10 di sera di venerdì, presso il centro di accoglienza n. 1 per i cittadini stranieri sulla strada rotabile Dmitrovskoe era scuro, freddo e scivoloso. Il maggiore di sei centri di accoglienza e di distribuzione di questo tipo a Mosca. All'ingresso del centro c'era animazione – andavano continuamente avanti e indietro macchine della polizia. Nelle due ore della nostra presenza presso il centro di accoglienza sono giunti quattro "pazik" [4], tre "Gazel'" [5] e alcune auto, tra queste si stagliava particolarmente una jeep con la targa 002, che si è notata tre volte.

Macchine piene entravano subito nel territorio del centro di accoglienza, vuote o semivuote aspettavano il loro turno al cancello: le une per accogliere i clienti da portare all'aeroporto*, le altre per consegnare l'ennesima retata. La procedura di espletamento delle formalità prende molto tempo, perciò ai nuovi arrivati tocca aspettare al freddo.

I poliziotti che si affollano a gruppetti qui sono abbastanza indifferenti. Non conversano, ma permettono ai tagiki arrestati – e tra le 18 persone con cui ci è riuscito scambiare da lontano qualche parola c'erano solo tagiki – di fumare e gli consentono perfino di comprare cibo al vicino chiosco di generi alimentari.

I venditori del chiosco sono solo contenti.

– Oggi c'è un buon incasso, passa molta gente, – dice uno dei venditori.

– Ogni giorno è così? – chiedo. – Il centro di accoglienza è aperto 24 ore su 24…

– L'incasso è stabile, ma da due giorni ci sono clienti senza interruzione, – dice il venditore soddisfatto.

Al negozietto passano quattro tagiki accompagnati da un poliziotto. Sono giovani, sui 25 anni, visi aperti, vestiti ottimamente: felpe colorate e jeans, giubbotti di pelle. Mentre comprano pane e cioccolata chiediamo: "I documenti non sono in ordine?" "No, questi vanno bene", – dice uno di loro, Rachmon, gli altri fanno cenno di assenso con la testa. Tra l'altro non solo i suoi amici, ma anche il trasportatore, che sta accanto a loro.

– Ma vi hanno arrestati?

– E' che il presidente ci ha smerdati [6] tutti, – risponde con rabbia, evidentemente avendo in mente il "proprio" presidente Rachmonov [7].

Guardo il poliziotto con aria interrogativa.

– Sì, succede anche così, – butta lì con aria prosaica. – Forza, forza, all'uscita, – spinge gli arrestati.

– Gli arresti sono cominciati giovedì sera, – dice l'attivista per i diritti umani Bachrom Chamroev. – Tra l'altro hanno preso ad arrestare in grandi quantità, a 80, 100 persone. Hanno controllato i documenti e hanno lasciato solo i tagiki. Secondo le nostre informazioni, venerdì dall'aeroporto di Domodedovo sono stati inviati due aerei con persone espulse. Ho visto personalmente come li arrestavano dopo la Jumu'ah presso la Moschea Centrale.

La Jumu'ah è la preghiera principale settimanale del venerdì, obbligatoria per tutti i credenti musulmani. Tra le moschee di Mosca la maggior parte dei tagiki frequenta la Moschea Centrale sul viale Mira [8]. Venerdì i poliziotti hanno invitato quelli che uscivano dalla moschea a passare nei "pazik". Bachrom ha visto personalmente due autobus pieni. Alla domanda su cosa si trattasse un maggiore della polizia ha risposto: "Acchiappiamo dei trasgressori che smerciano illegalmente carte SIM". "Quali SIM, se li avete presi direttamente alla porta dopo la preghiera?", – si stupisce Bachrom.

Alla domanda se non consegnino gran parte degli arrestati all'OVD [9] "Meščanskoe", a cui amministrativamente appartiene la Moschea Centrale, ci hanno risposto: "Non è per noi. E in generale non c'è stato alcun ordine scritto".

La geografia dei raid congiunti di FMS e polizia in questi giorni ha ripetuto punto per punto la disposizione dei grandi mercati alimentari e generali, dove i tagiki lavorano a centinaia.

"Sono riuscito a fuggire per miracolo, – dice Murat, – sono uscito dal metrò, ho visto degli uzbeki di mia conoscenza, questi mi hanno detto che qui prendono solo i tagiki, tutti senza distinzione. E sono corso via". Murat già da tre anni vende carne in un mercato alimentare di Mosca, ci mostra i suoi documenti; ha in ordine sia la registrazione, sia il permesso di lavoro. E non può essere altrimenti. Murat è di Chudžand (antica città nel nord del Tagikistan). Gli abitanti di Chudžand da secoli si occupano di commercio e preferiscono fare affari solo tra loro, i loro affari sono strutturati e organizzati con precisione, perciò a Mosca vengono a lavorare in mercati tenuti da gente di Chudžand.

I loro punti fondamentali sono i mercati presso le stazioni del metrò "Tekstil'ščiki" [10], "Kon'kovo", "Preobraženskaja ploščad'" [11] e anche il più glamour e affermato mercato della capitale – quello di Dorogomilovo [12]. Ai tagiki abbienti che assumono forza lavoro non si addice avere problemi con lo FMS, perciò in ognuno di questi mercati ci sono due o tre persone specializzate, che aiutano a ottenere i documenti quelli che arrivano e seguono severamente la correttezza dei documenti in futuro. L'espulsione di un singolo immigrato illegale di Chudžand è una catastrofe personale: divieto di ingresso per cinque anni, nel corso dei quali bisogna pure nutrire la famiglia. Ma è anche una fregatura per il padrone, che poi "toglie l'ossigeno".

"Fondamentalmente hanno preso i nostri, – dice uno dei lavoratori del mercato "di Chudžand", – sanno che non fuggiamo, abbiamo sempre i documenti in ordine. C'era bisogno di fare un certo numero in fretta. Altrimenti non si spiega che i raid fondamentali si siano svolti proprio vicino ai nostri mercati, dove lo FMS non ha guardato per anni". Risultato: sabato a Dorogomilovo, "Tekstil'ščiki" e "Kon'kovo" mancavano centinaia di braccia. E non solo di quelli che hanno arrestato, ma anche di chi ha preferito sdraiarsi sul fondo e aspettare.

"Direttive scritte riguardanti i cittadini tagiki non c'erano – ci ha raccontato una nostra fonte in un dipartimento di polizia di Mosca. – Una stretta di massa come ci fu con i cittadini georgiani non ci sarà. I raid contro i tagiki vengono condotti senza darne notizia. Ma ancora qualche giorno e tutto si calmerà. Potete tranquillizzare i vostri".

*Al Centro per i Cittadini Stranieri la polizia riceve già dalla sala del tribunale, dove viene presa la decisione dell'espulsione.

"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/49452.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Federal'naja Migracionnaja Služba (Servizio Federale per le Migrazioni).

[2] Quartiere della zona sud-occidentale di Mosca.

[3] "Settentrionale", quartiere della zona nord-orientale di Mosca.

[4] Autobus della PAZ (Pavlovskij Avtomobil'nyj Zavod, "Fabbrica di Automobili di Pavlovo", nella Russia centrale).

[5] "Gazzella", furgone della GAZ (Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod, "Fabbrica di Automobili di Gor'kij", adesso di nuovo Nižnij Novgorod, nella Russia centrale).

[6] Sic.

[7] Rachmon attribuisce al proprio presidente l'inasprimento dei rapporti con la Russia dopo il "caso dei piloti" (la condanna a 8 anni e 6 mesi di reclusione di un pilota di aerei russo e di uno estone per contrabbando, violazione di frontiere e delle regole sui voli).

[8] Viale della Pace, via della parte settentrionale di Mosca.

[9] Otdel Vnutrennich Del (Sezione degli Affari Interni), cioè distretto di polizia.

[10] Stazione del metrò nella zona sud-orientale di Mosca.

[11] "Piazza della Trasfigurazione", nella parte nord-orientale di Mosca.

[12] Quartiere della zona occidentale di Mosca.


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