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“E’ ora di depenalizzare la marijuana”, l’ Antimafia si arrende

Creato il 10 marzo 2015 da Giornalesiracusa

maria

Franco Roberti, Procuratore nazionale antimafia, parla chiaro: Stop alla guerra agli spinelli, costa troppo ed è un controsenso

La  Direzione nazionale antimafia stila un lungo rapporto che non lascia spazio alle incomprensioni: la battaglia contro l’uso dello stupefacente naturale del tipo cannabinoide (contenuto nella cannabis, detta anche marijuana) si risolve in una sconfitta da parte dello Stato italiano.

I numeri parlano chiaro

Abbiamo perso tempo, risorse e troppi, troppi danari” dice Franco Roberti ed il rapporto dell’anno 2014 parla da sè: il consumo in un anno è aumentato del 120%, più del doppio. Tre milioni di kg di cannabis sono circolati nel mercato nero italiano, tra spinelli di maria, hashish e piantine; tre milioni sono tantissimi: divisi per il numero totale degli italiani (compresi dunque anche gli evidenti non consumatori, come bambini e anziani) fanno 200 spinelli cadauno. Ogni italiano, secondo le stime, ha fatto uso in un anno di 200 dosi : un numero gigantesco, sono 10 miliardi di spinelli soltanto nel 2014.

Il consumo della cannabis a scopo ricreativo, in Italia, è una realtà che non può essere ignorata e nemmeno più vinta: è come combattere contro i mulini a vento. Non lo dicono gli anti-proibizionisti, lo dice la Dna: «Con le risorse attuali non è né pensabile né auspicabile, non solo impegnare ulteriori mezzi ed uomini sul front anti-droga inteso in senso globale, comprensivo di tutte le droghe, tantomeno,  è pensabile spostare risorse all’ interno del medesimo fronte, vale a dire dal contrasto al traffico delle (letali) droghe pesanti al contrasto al traffico di droghe “leggere”. In tutta evidenza sarebbe un grottesco controsenso» 

“Leviamo il mercato dalle mani delle mafie”

Impiegare ulteriori risorse economiche e di personale per combattere un fenomeno legalizzato -o depenalizzato- nella maggior parte dei Paesi europei ed extraeuropei non ha senso: le medesime risorse potrebbero essere utilizzate per gli stupefacenti definiti ‘pesanti’ o per altri comparti del mercato nero. E a proposito di questo Franco Roberti dice: “Si considerino le ricadute che la depenalizzazione avrebbero in termini di deflazione del carico giudiziario di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminalidi prosciugamento di un mercato che, almeno in parte è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite. Dall’ altra partela minore deterrenza delle norme penali riguardanti le cosiddette droghe leggere, sancita dalla recente sentenza numero 32/2014 della Corte costituzionale, che sostanzialmente non consentono l’arresto in flagranza».

Alleggerire la penalizzazione, legalizzare e gestire la produzione e la vendita di questo stupefacente leggero significherebbe incrementare le risorse da investire in altri fenomeni, togliere una grossa fetta del mercato nero dalle mani delle associazioni criminali e, eventualmente, incrementare gli introiti pubblici nel caso in cui lo Stato decidesse di mettere mani nella gestione della sostanza, a detta del Procuratore.

Tocca al Parlamento decidere sul da farsi

Il documento si chiude con appello: «Spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro (ipotizziamo, almeno, europeo, in quanto parliamo di un mercato oramai unitario anche nel settore degli stupefacenti) sia opportuna una depenalizzazione della materia»

 


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