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E Parisse scrisse un articolo per spiegare il rugby. Su Playboy

Creato il 05 gennaio 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

E Parisse scrisse un articolo per spiegare il rugby. Su PlayboyUn articolo sulle pagine della rivista hard più patinata del mondo. A firma di Sergio Parisse. Eccolo.

Il rugby è uno sport che forma il carattere e lo spirito di squadra, l’intesa, la solidarietà ed il rispetto degli avversari. I giocatori hanno l’obbligo primario di rispettare le regole, in particolare quella del fair-play, un concetto positivo del gioco leale attraverso un comportamento rispettoso degli altri e delle regole. Esiste un senso nobile dell’amicizia prima e dopo le gare. Al termine della partita i giocatori delle due squadre sono soliti ritrovarsi insieme ai tifosi e a tutti coloro che hanno preso parte allo svolgimento della
gara per festeggiare l’incontro appena concluso: è il cosiddetto terzo tempo, inteso come momento conviviale, uno degli aspetti che più affascinano chi segue questo sport.
Per vincere una partita di rugby occorre realizzare più mete degli avversari e per fare meta bisogna avanzare sempre ma… è vietato passare la palla avanti! Questi sono rispettivamente il primo principio e la prima regola del rugby. Per avanzare non si può passare la palla avanti, bisogna portare la palla nell’area di meta ma non si può – come nella maggior parte degli altri sport – fare un lancio ad un compagno che è davanti, magari in ottima posizione e proprio a pochi metri dalla meta. Si potrebbe pensare che si tratta di un gioco da pazzi. Invece no. Il rugby è sacrificio e ci vuole il contributo di tutti per arrivare al traguardo. 1 princìpi sui cui si fonda il rugby sono gli stessi che andrebbero applicati nella vita di tutti i giorni: valori sociali ed emozionali quali il coraggio, la lealtà, lo spirito sportivo,
la disciplina ed il lavoro di squadra.
Per gli alti valori che incarna e per le emozioni che suscita, spesso il rugby è oggetto di film, come Invictus di Clint Eastwood del 2009 e Il sedicesimo uomo di Clifford Bestall dell’anno seguente. Lo stesso Mandela, interpretato da Morgan Freeman, è fra
i protagonisti di Invictus, insieme al capitano della nazionale sudafricana di rugby (gli Springboks), Francois Pienaar (interpretato da Matt Damon). Sconfitto l’apartheid
Nelson Mandela diventa presidente del Sudafrica. Anche il mondo dello sport viene coinvolto dall’evento: il Sudafrica si vede assegnato il mondiale di rugby del 1995 e sulla
scena internazionale ritornano gli Springboks, la nazionale sudafricana dagli anni SO bandita dai campi di tutto il mondo a causa dell’apartheid. Il rugby, infatti, è sempre
stato lo sport più seguito dai cittadini sudafricani di colore ai quali veniva riservato negli stadi un piccolo settore, di solito occupato per tifare la squadra avversaria. In occasione della cerimonia di apertura del campionato mondiale, l’ingresso in campo del presidente Mandela che indossa la maglia di jersey degli Springboks segna un passo decisivo
nel cammino verso la pace tra bianchi e neri. A collaborare con lui a questo progetto di integrazione e pacificazione attraverso lo sport, Francois Pienaar. il capitano della nazionale sudafricana.
Il Mondiale di rugby del 1995 non fu solo un evento sportivo, ma l’occasione per il Sudafrica, paese ospitante, di velocizzare il processo di integrazione razziale tra bianchi
e neri. Questo è il tema proprio de Il sedicesimo uomo prodotto da Morgan Freeman. Il film si sofferma non solo sulla vittoria degli Springboks sudafricani, capaci di sconfiggere
in finale gli All Blacks neozelandesi, ma soprattutto sulle conseguenze che quel trionfo ha prodotto sulla vita civile del paese.
Il messaggio è chiaro. È importante diffondere, promuovere e far crescere la cultura dei rugby in Italia e all’estero con tutti i valori che questo sport incarna: «La più bella vittoria l’avremo ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il rispetto, la disciplina e la capacità di soffrire. Questo è uno sport che allena alla vita». È una frase di John Kirwan – ex
allenatore della nazionale italiana – che spiega perfettamente quello che dovrebbe essere la palla ovale nel nostro paese.


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