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E’ possibile conciliare ateismo e relativismo?

Creato il 10 maggio 2013 da Uccronline

Relativismo 
Don Anderson Alves*
*dottorando in Filosofia,
 
da Zenit.it 16/01/13
 

La domanda è se l’ateismo sia un sistema di pensiero coerente. Più precisamente, ci si chiede se sia possibile affermare contemporaneamente la non-esistenza di Dio e il relativismo. Potrebbe essere vero che non c’è verità e al tempo stesso essere vero che Dio non esista?

Secondo F. Nietzsche la negazione o la “morte” di Dio non sarebbe stata fondata sul il relativismo, ma sarebbe stata la stessa origine del relativismo. L’affermazione della non-esistenza di Dio sarebbe una scelta, qualcosa d’innegabile e impossibile da dimostrare da qualche verità precedente. E accettando questa convinzione, questo nuovo “dogma”, tutti gli altri dogmi sarebbero crollati. L’ateismo diverrebbe allora il fondamento del relativismo morale e cognitivo.

L’ateismo parte da un’affermazione che ha valore di verità assoluta: Dio non esiste. Se quest’affermazione non è assunta per gli atei come verità, semplicemente loro cesserebbero di essere atei. Il relativismo è, secondo loro, valido solo per le “verità” inferiori e tutti gli uomini dovrebbero sottomettersi all’imperativo morale unico: è vietato avere regoli morali.

È interessante notare che F. Nietzsche e altri filosofi atei hanno riconosciuto che il relativismo cognitivo e l’ateismo sono tra loro contraddittori. La ragione è che il relativismo implica l’affermazione della non-esistenza di verità assolute, ma si basa, a sua volta, su una verità assoluta: la non-esistenza di Dio. Pertanto, l’affermazione della non-esistenza di Dio implica l’affermazione della sua esistenza.

Altri pensatori atei che hanno capito le contraddizioni dell’ateismo contemporaneo sono M. Horkheimer e Th. Adorno. In realtà, hanno detto in un’opera comune, Dialettica dell’illuminismo, citando Nietzsche: «ci rendiamo conto “che anche noi non conoscitori di oggi, noi atei e antimetafisici, nutriamo il nostro fuoco all’incendio di una fede antica di due millenni, quella fede cristiana che era già la fede di Platone, essere Dio la verità e la verità divina”. Così anche la scienza incorre nella critica portata alla metafisica. La negazione di Dio implica di per sé una contraddizione insuperabile, in quanto nega il sapere stesso» (Einaudi, Torino 1966, p. 125).

Questi autori, relativisti e atei, che si considerano “non conoscitori e antimetafisici” alimentano la verità della loro fede ateistica nella cristiana, già presente in Platone: la fede nell’esistenza della verità divina. Quindi è possibile affermare la non esistenza di Dio, solo per chi accetta che ci sia una verità assoluta, divina. In altre parole, solo può negare Dio, chi lo riconosce in precedenza.

Pertanto, l’ateismo, al negare Dio e la verità delle cose (che è sempre relativa al soggetto che conosce ed è progressiva), rivendica per se stesso un carattere assoluto, proprio di Dio, stabilendo così un nuovo dogmatismo. Pertanto, l’ateismo non esiste; non è altro che una sorta d’idolatria che consiste nel mettere se stesso e le proprie convinzioni personali, per quanto contraddittori possano essere, al posto di Dio, l’unico che garantisce tutta la verità.


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