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E' possibile una crescita senza danni ?

Creato il 25 novembre 2011 da Marianna06

Nell'accellerazione costante e progressiva della natalità sul nostro pianeta, da nord a sud, da est ad ovest, quello che occorrerebbe tener presente  è di evitare comunque da una parte la  fame e dall'altra gli sprechi.

Perché?

Perché purtroppo, nel mondo, siamo dinanzi ad un dilemma di difficile gestione. Da una parte abbiamo un quasi- esercito di bambini obesi e di mamme superprotettive e dall'altra, nel Corno d'Africa ma non solo lì, si muore  invece, ancora oggi, letteralmente di fame.

E si tratta di un rapporto estremamente sbilanciato.Cioé il 10% sono gli obesi,un miliardo quelli che non hanno di che cibarsi.

Qualcuno poi, amante delle statistiche, ci riferisce che nel nostro secolo i decessi per carenza di cibo ammontano a 36 milioni l'anno. E sono concentrati, ad esempio, nell'Africa subsahariana, che non è certamente il Corno d'Africa.

E poi c'è il Sud-est asiatico.C'è l'India. C'è l'America Latina.

E quasi certamente ci sono e ci saranno altri luoghi ancora non menzionati.

Che fare, allora?

Piuttosto che sentirsi schiacciati sotto sterili  quanto inutili sensi di colpa, sarà il caso di pensare a quello che gli esperti chiamano "Sviluppo sostenibile".

Come?

Mettendoci bene in testa che il futuro non è  affatto roba nostra.

Ci appartiene nella misura in cui, impegnandoci tutti, saremo in grado di lasciare alle generazioni che verranno un mondo davvero "vivibile" e non piuttosto solo un deserto di laterite.

Il prossimo 30 novembre, sull'argomento, all'università Bocconi di Milano, si terrà , infatti, la terza edizione dell'  "International forum on food and nutrition".

Un appuntamento periodico molto importante che, nell'arco di due giornate, grazie ad esperti internazionali del settore, analizzerà questo genere di problematiche, soffermandosi su uso e abuso di biotecnologie, emergenza acqua, politiche agricole nei diversi continenti e stati, accesso e spreco del cibo, sfide per la filiera agroalimentare, longevità e benessere.

Senza voler essere allarmistici tout court,se non  cambiano,oltre agli stili di vita, anche i nostri attuali modelli alimentari, specie nel Nord del mondo,entro il 2050, in base ad alcune previsioni scientifiche, la produzione agricola per alimentare il pianeta diverrà qualcosa di sempre più aleatorio.

E saranno guai seri per tutti. Nessuno escluso.

Infatti il mangiare è un atto agricolo ma, di questi tempi,come ha scritto il poeta-contadino Wendell Berry, che Carlin Petrini dalle pagine di Repubblica ci ricorda, è  sopratutto un atto ecologico, un atto paesaggistico, un atto di profondo rispetto per le culture, sopratutto un atto politico.

Non dimentichiamolo:  né quando andiamo a fare la spesa, né quando ci sediamo a tavola.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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