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...e se Gil, il protagonista di Midnight in Paris, fosse esistito veramente?

Creato il 15 dicembre 2011 da Eneadiomede

Parigi, estate 1929. Ai caffè parigini l’aria che si respira non è ancora scossa dal vento di crisi che di lì a breve travolgerà Wall Street. La città dell’Eiffel, ignara del ciclone che presto si abbatterà anche nel Vecchio Continente, si gode il riverbero di un periodo di pace e prosperità. Gli “anni ruggenti” stanno per finire, ma la capitale francese è ancoral’approdo di artisti e letterati di ogni tipo

Parigi è la Mecca degli aspiranti scrittori. Una metropoli strana, eccentrica e a suo modo “democratica”, dove può persino capitare che in una dellebrasseriedel centroErnest Hemingwaye un giovanotto si ubriachino, cronometrati  da Francis Scott Fitzgerald.

Il giovane che prova a sfidare nella corsa all’etilismo lo scrittore di Oak Park si chiamaMorley Callaghan, ha poco più di venticinque anni ed è considerato una delle promesse della letteratura americana.

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È arrivato a quel tavolo grazie al fiuto e alla generosità dello stesso Hemingway, che se l’è ritrovato in una redazione americana e lo ha incoraggiato sul fronte delle belle lettere fino a sbilanciarsi in un entusiastico commento (“lei è un grande scrittore”).

Inoltre Hemingway, da sempre innamorato della nobile arte della boxe, insisteva per incrociare i guantoni con il piu' piccolo ma solido e scattante Callaghan che rifiuto' piu' volte ma alla fine cedette. E mise Hemingway fuori combattimento.

Con la tipica gratitudine del neofita - ma anche con la testarda ambizione di chi crede che tutto gli sia dovuto - Callaghan trascorrerà giorni memorabili a Parigi, incontrando sullarive guachesemidei di cui fino ad allora dubitava l’esistenza. Ritornato oltreoceano,ricaccerà quei ricordi nella soffitta dei bei tempi andatifino a quando non scoprirà che il suo acerrimo amico Hemingway si è suicidato.

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"Quell'estate a Parigi", di Morley Callaghan (ed. Excelsior1881)

Morley Callaghan, che nella forma del racconto compete con i maggiori autori di questo secolo, rievoca l’estate trascorsa a Parigi nel '29 insieme a Hemingway, Scott Fitzgerald, James Joyce, Ford Madox Ford, Sinclair Lewis, Sylvia Beach, Robert McAlmon e tantissimi altri. Fra leggenda e verità, la straordinaria e irripetibile stagione letteraria della "Lost Generation" (generazione perduta), degli artisti americani e inglesi espatriati a Parigi. Ma più in generale questo libro di Callaghan affascina il lettore per un motivo preciso: la naturalezza con la quale parla della vita.

Note biografiche

Morley Callaghan (1903-1990), canadese, fu incoraggiato a dedicarsi alla scrittura dallo stesso Ernest Hemingway. I suoi primi lavori (Strano fuggiascodel ’28 e Un cargo locale, del ’29) attrassero l’attenzione di Francis Scott Fitzgerald. Risalgono agli anni Trenta le sue cose migliori: Non per noi (1931),C’è più gioia in cielo (1937), Aprile è arrivato (1936). Sono i romanzi della crisi, non solo perché ambientati durante la grande depressione, ma perché realizzatia contatto con il pensiero del filosofo Jacques Maritain, che in quegli anni insegnava a Toronto.

Dall racconto "La fuga". La storia di Michael, un ragazzo disperatamente affamato di vita: "Si allontano' camminando in fretta, a grandi passi, e passo' oltre la casa d' angolo, la lunga staccionata, il ponte, la chiesa, il cantiere e le ultime luci del paese fino alla strada principale. Camminava risoluto con espressione seria e decisa. Poi vide la luna brillare sul fieno ammassato nei campi e quando senti' l' odore del grano e quello ancora piu' intenso del trifoglio, si senti' vivo e libero".

A Gil succede la stessa cosa sotto la pioggia a Parigi :)

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