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E se questo sipario non dovesse alzarsi più?

Creato il 04 giugno 2010 da Nenet

Mariella Devia

“E se questo sipario non dovesse alzarsi più?”

di Ilaria Bellini

I Puritani, ultimo capolavoro di Vincenzo Bellini, ottenne immediato successo alla creazione, ma non la stessa fortuna di altre opere del compositore catanese ed è un titolo tuttora poco rappresentato per le innegabili difficoltà esecutive che pone. A Cagliari l’ultima rappresentazione risale al lontano1882; doveroso quindi riproporla in un nuovo allestimento (coprodotto con i teatri di Bologna e Palermo) con fuoriclasse del belcanto.

Il regista e scenografo Pier’Alli ambienta l’opera in una scena pressoché vuota e vagamente metafisica con il piano leggermente inclinato per suggerire lo spalto della roccaforte e torri quadrangolari, reali o dipinte sulla tela di fondo, avvolte da brume azzurrine. La scena dominata da tinte fredde e giocata sui toni del grigio e del blu, i costumi scuri e i deboli giochi di luce ammantano l’opera di un’atmosfera notturna e tragica ed enfatizzano il clima di guerra civile dove s’inseriscono gli aspri contrasti fra il partito dei Puritani e quello degli Stuart e, nonostante il finale lieto, permane una atmosfera pessimista e malinconica fino alla fine.
La messinscena misurata e simmetrica, nell’architettura come nel movimento scenico, è priva di autentica regia, ma la cornice elegante, oltre a mettere in risalto il canto, ne riflette la perfezione rarefatta; ci sono corrispondenze fra le figurazioni simmetriche delle masse e la linea melodica e l’austerità scenica trova assonanze con lo stile interpretativo dei due protagonisti.
In un dramma di guerra e amore infranto il regista adotta immagini simboliche ricorrenti: le spade a tutta altezza imponenti come le colonne di un tempio che caratterizzano la sala d’arme, la spada che cala dall’alto con il velo nuziale attorcigliato, le facciate neoclassiche che nella scena della pazzia perdono rigore geometrico, conficcandosi nel palcoscenico per seguire le linee sghembe di una mente distorta in preda a una momentanea perdita di lucidità (peccato che questa scena di forte impatto visivo ed emozionale sia in qualche modo inquinata dall’inutile presenza
di donne velate di nero che si aggirano con lampade ad olio in mano).
Mariella Devia, forse per l’ultima volta nei panni di Elvira, sorprende ancora una volta per il canto adamantino, il controllo del fiato da vecchia scuola, lo stile inarrivabile. La sua Elvira, se pur tutta risolta nella vocalità ed in una gestualità rarefatta, non è di maniera e vive (e commuove) attraverso la perfezione del canto. E ci sorprende quando, abbandonato il proverbiale riserbo, poco prima della scena della pazzia si rivolge al pubblico e con voce ferma e scolpita dichiara “E se questo sipario non dovesse alzarsi più?“ Le sue parole scuotono il pubblico che scoppia in un applauso e la presa di posizione di un’artista che ha costruito la carriera sullo studio e sul rigore fa ben passare il messaggio di protesta.
L’impervia parte di Arturo, sostenuta a Bologna da Juan Diego Florez, è ora affidata a John Osborn, giovane tenore americano per cui si prefigura una promettente carriera nel belcanto. La voce sicura, non particolarmente caratterizzata ma dalla tecnica ineccepibile, corre per il teatro risolvendo alla perfezione passaggi e acuti insidiosi e la sua vocalità nitida è stilizzata è speculare a quella della primadonna.
Le due voci gravi non hanno la stessa perfezione belcantistica, ma sono belle e ben timbrate: Riccardo Zanellato è un Sir Giorgio partecipe e dolente che s’impone per autorità scenica e vocale e Luca Salsi sfoggia voce piena, anche se il ruolo di Riccardo vorrebbe maggiore varietà di accento. Convince pienamente l’Enrichetta di Francia di Rossana Rinaldi; completano il cast Gianluca Floris (Sir Bruno) e Mattia Denti (Lord Gualtiero).
Il giovane direttore spagnolo Ramon Tebar, pur non offrendo una lettura particolarmente originale, sostiene le voci con un fraseggio orchestrale mobile e flessibile ideale per mettere in rilievo il canto. Buona la prova dell’orchestra e del coro del Lirico, preparato da Fulvio Fogliazza.
Il pubblico della prima, progressivamente sedotto dalla perfezione belcantistica, ha tributato calorosi applausi, nella speranza che il sipario continui ad alzarsi e la magia dell’opera si rinnovi.
fonte: www.teatro.org

I PURITANI

melodramma serio in tre parti
libretto Carlo Pepoli, dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers di Jacques-Arsène-François-Polycarpe d’Ancelot e Boniface-Xavier Saintine
musica Vincenzo Bellini

personaggi e interpreti

LORD GUALTIERO VANTON Mattia Denti
SIR GIORGIO Riccardo Zanellato/ Burak Bilgili (1, 4)
LORD ARTURO TALBO John Osborn/ Mario Zeffiri (1, 4)
SIR RICCARDO FORTH Luca Salsi/ Vitaliy Bilyy (1, 4)
SIR BRUNO ROBERTSON Gianluca Floris
ENRICHETTA DI FRANCIA Rossana Rinaldi
ELVIRA Mariella Devia/ Eglise Gutierrez (1, 4,)

maestro concertatore e direttore Ramon Tebar
Orchestra e Coro del Teatro Lirico
maestro del coro Fulvio Fogliazza

regia, scene, costumi e luci Pier’Alli

nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, realizzato in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo ed il Teatro Comunale di Bologna

lunedì 31 maggio 2010, ore 20.30 TURNO A
martedì 1 giugno 2010, ore 20.30 TURNO F
giovedì 3 giugno 2010, ore 20.30 TURNO C
venerdì 4 giugno 2010, ore 20.30 TURNO G
domenica 6 giugno 2010, ore 17 TURNO D
martedì 8 giugno 2010, ore 20.30 TURNO E
mercoledì 9 giugno 2010, ore 20.30 TURNO B


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