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E se ti portan via la Fiat?

Creato il 11 gennaio 2011 da Demopazzia
E se ti portan via la Fiat?
Leggi sempre quel sorrisino sarcastico sulla bocca di alcuni commentatori quando si trovano di fronte a chi osa mettere in dubbio la legittimità e la funzionalità del sistema capitalistico. Poi però di fronte ad un Marchionne che minaccia di portare in un altro paese l’azienda capitalistica più importante del paese non sanno più che pesci prendere e non riescono a fare altro che dividersi in quelli che Marchionne è un cattivone e in quelli che la Fiom è un covo di terroristi.
Eppure in un sistema di mercato (capitalistico) Marchionne ha tutto il diritto di portare i suoi stabilimenti dove ci può guadagnare di più. Se a Detroit i sindacati gli garantiscono che i loro lavoratori sono disposti a lavorare anche di notte e senza pause per una paga più bassa che deve fare? Si sbrodola il maglioncino dalla felicità. Ovvio.
Dall’altra parte, in Italia, un sindacato che si rispetti può cedere ad un ricatto secondo il quale o accetta una restrizione dei diritti dei lavoratori che dovrebbe tutelare oppure vede tutti i suoi iscritti licenziati senza dire una parola? Che deve fare Cremaschi? Ovvio che si incazzi.
In tutto questo però il coltello dalla parte del manico ce l’ha il signor Marchionne, che certo potrebbe lavorare sul far trasparire un po’ meno arroganza ma difficilmente potrebbe essere costretto dal suo senso dell’umanità a fare beneficienza.
La Fiom e gli altri sindacati invece non hanno alcun potere. Gli scioperi sono un arma spuntata quando la fabbrica può essere chiusa e trasferita. Perché la Fiat può scegliere tra operai che hanno più o meno diritti ma gli operai non possono scegliere tra imprese che gli concedono più o meno diritti. La Fiom non può dire a Marchionne se tu non ci dai quello che vogliamo, qui dentro cominciamo a costruire Wolkswagen invece di Fiat. E  non gli può neanche dire se non ci dai quello che vogliamo porto tutti gli operai in Germania a lavorare per la Wolkswagen.
Ogni volta rimango sorpreso di come sui giornali e anche sui blog si rimuova la questione dei confini e della mobilità dalla discussione. Se ne parla solo nel momento in cui accade qualcosa di grosso in un paese a noi vicino. Per esempio c’è chi teme adesso un’ondata di arrivi dalla Tunisia e dall’Algeria. E che dovrebbero fare gli algerini e i tunisini in preda alla disoccupazione e alla fame se non cercarsi un paese dove possano tentare una vita migliore. La domanda è sempre quella. Perché la Fiat può e l’algerino no?
Se esistesse libertà di movimento per tutti oltre che per i capitali e per le merci siamo sicuri che esisterebbero queste differenze di salari e diritti? Siamo sicuri che a Marchionne converrebbe spostare tutta la linea di produzione in un altro paese? I confini, gli stati nazionali, le leggi sull’immigrazione sono qualcosa che ha a che fare con i valori, la cultura, l’identità, il sentirsi padroni a casa nostra, la sicurezza etc. o con lo sfruttamento del lavoro?
(vedi anche Immigration for dummies)


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