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E se uscissi dal tuo quadro?

Da Alessandro Vella @alevella

quadroForse non ce ne accorgiamo, eppure crescendo dipingiamo il nostro quadro con tanto di cornice.
Usiamo strani pennelli: all’inizio prendono il nome di emozioni, poi di abitudini. I colori accesi di un primo periodo, divengono grigiastri.
La cornice è fatta delle soglie che abbiamo paura di varcare, false paure (perché non nostre e non sperimentate) che abbiamo appreso nell’infanzia e portato con noi come una “coperta di Linus”. Finte sicurezze.

Anche quando tutto va bene, se presti la giusta attenzione, ti accorgi di essere nel quadro. E’ solo un po’ più bello degli altri e, mostrato in una galleria d’arte, riceve forza dal consenso degli ignari passanti.

La tristezza maggiore è per chi si colloca nel mezzo: ha preso consapevolezza che il suo è solamente un quadro privo di colori e forza la massa nel dargli apprezzamento per poterselo tener stretto. E’ una finzione continua, tranne al mattino: quando l’acqua lascia il viso riportandolo nel mondo terreno e lo sguardo incrocia lo specchio.

E se uscissi anche solo per un breve periodo dal tuo quadro?
E se lo osservassi consapevolmente dall’esterno?
E se possedessi una sostanza magica, impalpabile come l’aria, che ti consentisse di cancellare e disegnare nuovamente?
E se non ci fosse un quadro, ma un continuo dipingere su una tela infinita?

Il limite è nell’ampiezza del nostro campo visivo…



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