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E' tempo di andare a scuola /Se il bambino sale in cattedra / Bambini di Tanzania

Creato il 07 settembre 2013 da Marianna06

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In Africa il tuo ragionamento tanto più è convincente quanto più ti avvali di un proverbio...

Anche nel continente nero, come in tutti i continenti, le raccomandazioni ai bambini si sprecano. Forse, però, un proverbio è più efficace di 100 “ti raccomando: fa attenzione!”.

Circa l’educazione dei figli, ecco alcune frasi-proverbio africane: “Un bambino è il risultato dell’educazione ricevuta”; oppure: “Correggi il bambino quando è ancora piccolo”; ed anche: “Un bambino obbediente sarà una benedizione”.

Pillole di saggezza di sempre, che investe grandi e piccoli.

Tuttavia nessun proverbio è tanto saggio ed innovativo quanto “se non vi convertirete per diventare piccoli come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” di Gesù di Nazaret (cfr. Matteo 18, 3).

Di regola a scuola vanno bambini e giovani. Però, nell’ottica di Gesù, esiste “una scuola permanente” che riguarda tutti, adulti e anziani compresi.

E, fatto davvero rivoluzionario ed unico, sulla cattedra di tale istituto siedono i bambini.

Dunque, a scuola dai bambini!

 

In Italia (e in tanti altri paesi) già si programmano le prossime agende, con il calendario del 2014. Banche, fabbriche, università, supermercati, riviste, nonché diocesi e parrocchie... tutti vantano le loro agende con il calendario 2014.

Il Tanzania non fa eccezione.

Anche “Enendeni”, la rivista missionaria in swahili del Tanzania, propone il suo calendario per 2014. Un calendario tutto incentrato sulla figura del bambino-maestro, che ha come titolo: “Benvenuti, bambini”.

Ogni mese propone un passo del Vangelo, riguardante bambini, che “insegnano”.

Ad esempio, l’espressione citata “se non vi convertirete per diventare piccoli come i bambini”, il calendario 2014 di “Enendeni” la commenta così: “I bambini svelano l’inganno e la superbia dei grandi. Essere come i bambini significa essere docili. In tale logica, la vera grandezza è l’umiltà che presta attenzione agli altri. Il bambino è paradigma di umiltà, perché dipende sempre dagli altri nelle sue necessità”.

Pero ci sono pure bambini viziati, che vogliono solo giocare e ballare (cfr. Matteo 11, 16-19). E il calendario commenta: “I bambini che vogliono solo spassarsela rappresentano gli uomini e le donne di sempre che rifiutano la salvezza di Gesù Cristo. Però Dio non si lascia scoraggiare dai dinieghi umani. Alla fine la sua saggezza farà trionfare la giustizia di amore”.

Un giorno Gesù si imbatte in un funerale: una mamma vedova sta accompagnando al cimitero suo figlio morto. Gesù ne ebbe compassione e risuscita il bambino e lo consegna alla madre (cfr. Luca 7, 13-15). Gesù ridona la gioia ad una vedova.

Nella società africana la donna gode di scarsa libertà. La donna dipende dalla sua famiglia e, se sposata, dal marito. La sudditanza si aggrava nel caso della vedova. Presso varie comunità africane la vedova viene automaticamente “ereditata” dal fratello maggiore del marito defunto. Alla vedova senza figli vengono poi sottratti i beni lasciati dal marito.

Gesù, risuscitando il figlio della vedova, contesta una cultura di schiavitù che penalizza la donna...

Ma è, soprattutto, in dicembre che i bambini salgono in cattedra. Anzi, “un” bambino, ed è un Bambino Dio.

Dio è grande, il più grande. Però è anche “piccolo”, secondo la logica del Vangelo in base alla quale “il più piccolo è il più grande” (Luca 9, 48).

Il Bambino-Dio, nato a Betlemme, non sarà mai grande, ossia potente e ricco. Morirà in croce come uno schiavo pezzente. Però, “quando sarà innalzato, attirerà tutti a sé” (cfr. Giovanni 12, 32).

Ecco perché i suoi seguaci albergano in cuore la speranza.

 

  p.Francesco Bernardi (IMC), direttore della rivista "Enendeni"

 

      a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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Inviato il 07 settembre a 21:18

Si pensa che le religioni siano una colonisazione , io penso che tutti debbano conoscere Gesu , la sua storia...Grazie Marianna per questo articolo