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Earl “Fatha” Hines – Honor Thy Fatha (1978)

Creato il 24 dicembre 2013 da The Book Of Saturday

Earl Hines - Honor Thy Fatha - Front

La prima mirabilia che si nota appena partito Honor Thy Fatha è un pianoforte usato e volutamente approntato sull’impronta di uno strumento a fiato. È il cosiddetto trumpet-style che distingue il way to play di Earl Hines fin dai tempi in cui questo maestoso ed elegante pianista nero si affrancò dal seguire le tracce del padre (cornettista in una brass band) e cominciò a suonare il piano.

STORIA. Questo disco contiene alcune tra le ultime registrazioni di Earl Hines, Qui Hines è accompagnato dal bassista Red Callender e dal batterista Bill Douglass ed esegue nove brani, alcuni dei quali sono più famosi rispetto agli altri. Certamente Hines conosceva bene il Fats Waller di Squeeze Me e Ain’t Misbehavin’, oltre al Duke Ellington di Sophisticated Lady e il James P. Johnson di Old Love Fashioned. Non aveva però mai registrato Misty, The Preacher di Horace Silver, né quantomeno Blue Monk. Nella reissue in CD, interessanti sono anche le due bonus tracks di Birdland e Blue Monk di Thelonious Monk.

IMPORTANZA. I primi studi di Earl Hines sono di musica classica e contamineranno per sempre il suo modo di interpretare il jazz. Questo disco (che all’apparenza della copertina e per l’età avanzata) potrebbe sembrare anche uno dei tanti best of in circolazione ormai ovunque. E invece rappresenta una delle ultime registrazioni del pianista di Duquesne (Pittsburgh) prima della sua morte avvenuta nel 1983.

SENSAZIONI. In questo album, Hines sembra quasi passare in rassegna tutti i pezzi che più lo hanno segnato nella sua carriera jazzistica. Qui Hines abbandona i fasti e i suoni pieni delle Big Band del suo periodo swing e Bebop, per affrontare questa scaletta di “rimpianti” con un terzetto asciutto e molto classico. Lui al piano, Red Callender al contrabbasso e Bill Douglass alla batteria.

CURIOSITA’. Inizialmente Honor Thy Fatha doveva essere pubblicato per la RealTime, per il titolo originale si era pensato a Hits I’ve Missed. I successi che Earl si era perso per strada…

 



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