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Eccellenza emergente

Creato il 27 novembre 2012 da Rightrugby
Eccellenza emergenteNel weekend l'Italia Azzurra ha sfiorato l'appuntamento con la storia (sliding doors), così come prima era successo a Treviso (sconfitta in casa di un punto dalla capolista Ulster), poi alle Zebre (perdono 7-14 in casa coi Blues di Cardiff, rimanendo davanti fino all'ora di gioco, quando cede la disciplina).
Nello stesso weekend anche nell'Eccellenza prevale l'esperienza  sulla freschezza: Calvisano batte i ragazzi del Petrarca in casa loro infliggendogli la prima sconfitta stagionale e Viadana passa a Rovigo. Ce lo facciamo sintetizzare come al solito da IlNero: campionato diviso in tre fasce, quella playoff con le prime quattro Viadana, Cavalieri, Petrarca e Calvisano, quella delle deluse (Rovigo, Mogliano) e delle emergenti (Lazio, San Donà, Fiamme Oro) e la zona retrocessione. Tra le ultime due si stacca Reggio alla seconda vittoria consecutiva, decisa a togliersi dalle secche in cui restano invischiate L'Aquila e i Crociati di Parma.
Nelle analisi del blogger che abbiamo scelto come nostro "Virgilio", ogni giornata offre spunto per affrontare temi generali (un approccio consimile al nostro): stavolta tocca ai Nazionali Emergenti. Sino a poco fa era chiamata Nazionale A, guidata per quattro stagioni da Gianluca Guidi con un record di 17 vittorie e 8 sconfitte ( finalista della Nations Cup la scorsa primavera) e ora affidata a Sgorlon.
Solo otto dei convocati in Nazionale Emergenti, che oggi ha il ruolo un po' diverso evidenziato dal cambio di nome, erano titolari nei loro club  Eccellenti nella settima giornata, rimarca IlNero - solo quelli del Petrarca erano tutti e cinque in campo dal primo minuto: "a dimostrazione che mettere in campo i giovani emergenti da quelle parti non è solo uno slogan pubblicitario".
Interesting: ci avevano venduto, a noi persi nelle alte sfere Pro, che l'Eccellenza tra regole formali e necessità fatta virtù, avesse assunto in pieno il ruolo di svezzatrice di giovani talenti italiani. A smentirlo basterebbe in effetti controllare i nomi in evidenza nella settima di campionato: Robbie Malneek neo arrivato fullback ex titolare del Tasman, e poi i soliti Basson, Griffen, Berne ...
Per IlNero siamo solo all'inizio: che succederà quando caleranno in Eccellenza i fuori rosa delle celtiche, magari col tanto agognato doppio tesseramento? Sta a vedere che per far posto a questi ultimi, in tribuna ci andranno i ragazzi?
L'obiezione è ben posta e merita una risposta articolata, la suggestione a conservare come unico, tenue e mono-direzionale link tra i due massimi scalini del rugby italiano, quei pochi permit player concessi col contagocce. Ne capiamo il senso, ma troviamo che, data la struttura particolare che il rugby italiano s'è voluto  dare  - o è stato costretto a darsi - meno "apartheid" e più rapporti e legami ci sono tra i vari livelli, meglio sarebbe per tutti.
- Prima di tutto, se già prima della temuta calata dei celti solo otto nazionali emergenti su ventisei son titolari nei loro club, beh Houston we have a problem in Eccellenza, grosso come una casa. E proprio il fatto che guarda caso solo il Petrarca faccia eccezione, evidenzia che siamo sempre esattamente allo stesso punto sin dagli Anni Novanta: la crasi, il gap, il distacco tra le "Prime Squadre" e vivai, eccetto appunto a Padova. Distacco accentuato e non ridotto dalle Accademie Federali.  Alla luce della cronicità del tema, pre-occuparsi di quanto esso possa aggravarsi per l'eventuale arrivo di qualche unità per volta (non certo decine di atleti), ha la stesso senso di guardar l'unghia incarnita di uno seduto sulla sedia elettrica.
- Secondariamente, come dico spesso il rugby non è progettar missioni spaziali: nulla di nuovo sotto il sole, trattasi di problemi noti, già affrontati e risolti all'estero da decenni.
Altrove ci si preoccupa prima di tutto di far giocare di più i giovani coi giovani. In modo che sviluppino  non solo con il bagaglio di skill ma l'esperienza agonistica, prima di arrivare in prima squadra! Abbiamo pubblicato qualche mese fa una indagine di Giorgio XT al riguardo: quanti campionati locali e nazionali, quante partite giocano le giovanili in Italia vs. resto dell'Europa rugbistica che conta? I risultati sono sconfortanti.
Ciliegina sulla torta, le soste per via della nazionale vengono sfruttate con "vetrine" tipo Anglo-Welsh Cup: sono esposizioni per nulla asettiche (il premio è un posto in HC) dove i "prodotti" delle giovanili si mettono in mostra agli occhi del management.
- Dopodiché sta anche ai ragazzi: non son più tempi di posti garantiti e riserve indiane, né per navigati espertoni né tantomeno per rampolli blasonati.Bisogna sgomitare, farsi largo, farsi trovar pronti, sfruttare le opportunità. Da che mondo è mondo la concorrenza con quelli bravi crea i Warburton, mentre gli ambiti protetti rovinano le promesse alla Bocchino. 

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