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Ecco perché siamo messi male

Creato il 16 luglio 2011 da Aronne

Ecco perché siamo messi male
Le canzoni, d’estate particolarmente, costituiscono la colonna sonora delle nostre vite. Fanno l’atmosfera dei tramonti sulla spiaggia. Dei viaggi in macchina. Dei pomeriggi spaparanzati sul letto.
A furia di ascoltarli, quei testi e quegli arrangiamenti, nei continui passaggi radiofonici, a Settembre ti sono proprio entrati in testa. Alcuni ci legano i momenti più belli della propria vita, riconoscendo in quelle note enzimi catalizzanti di un loro amore o del divampare di un’ improvvisa passione. Emozioni, dunque, al cui ricordo non si vuole rinunciare. E non c’è modo migliore per fermare un ricordo che salvare nel proprio hard disk cerebrale nella stessa cartella una bella canzone di riferimento. Dopo le ferie, una volta tornati a casa, il canticchiarli sotto la doccia, via via dimenticandosi qualche strofa, equivale allo sbiadirsi dell’abbronzatura. Sono le avvisaglie dell’autunno. Che non di rado coincide con l’autunno della memoria. Sono temi discussi e sviscerati del tutto. La filmografia italica ha raccontato con lucida ironia e leggera eleganza tutto. Ricordate Sapore di sale ?
Se ciò che accade ogni estate è la riproposizione di atti umani e pertanto di dinamiche che si ripetono sempre allo stesso modo in quanto figlie della natura umana, le canzoni che ogni anno diventano il o i tormentoni dell’estate sono sempre diverse. E raccontano del contesto, della condizioni al contorno dove quelle dinamiche, che sono sempre le stesse, si ripetono. Adesso accendiamo la radio. E’ il momento di Vedo nero di Zucchero Fornaciari. A Zucchero piace la figa ed evidentemente deve aver già parlato col proprio commercialista. Avrà voluto informarsi per capire quanto la nuova manovra, appena varata dal governo, colpirà le sue fortune. Ecco perché è tutto un giocare sul nero che vede tra le cosce della marchesa e il nero che vede con i suoi occhi. Il nero che lo contagia. Testo pertanto ambiguo, estivo, ammiccante che al tempo stesso guarda alla realtà, al nero delle tasche degli italiani. Zucchero sa che per aver successo occorre comunque suonare le note dell’ottimismo e quindi l’arrangiamento che strofa di nero, corre agile verso il crescendo il cui egli ammette di non mollare, malgrado le tasse e i rincari di luce e benzina. A lui anche se sa di dover urlare come - il pesce infarinato: sono fritto! - il mattino dopo è sempre lì speranzoso che andrà meglio e quindi ci invita a fare come lui - Ma non mi arrendo alzabandiera! -.
Cambiamo stazione. Il più grande spettacolo dopo il bing bang . Jovanotti.
Jovanotti come Zucchero, anche se quest’ultimo fa più fatica ad ammetterlo, ci dice che - ha preso la chitarra senza saper suonare -.
Apprezziamo la sincerità. Jovanotti è in una fase della sua vita che è proprio a metà tra la stupidaggine incosciente dell’adolescente di Gimmi five che sembra quasi l’abbia cantata per anni qualcun altro, e la fase tipica dei post-cinquantenni (come Zucchero) in cui si ritorna a pensare alla figa in maniera preponderante. Ed infatti il suo pezzo è la canzone dell’amore che si compie e si consolida. Dell’amore maturo. E’ tutto un io e te, - che ci abbracciamo forte - che ci sbattiamo porte, - che andiamo contro vento, - che stiamo in movimento,- che abbiamo fatto un sogno - che volavamo insieme, - che abbiamo fatto tutto. La strofa si chiude però con un incidentale di inconsueto realismo per l’autore - che siamo ancora in piedi in mezzo a questa strada –. Jovanotti, forse, si stupisce di essere ancora in piedi? Ammette il suo disorientamento? Ha in mente il disorientamento dei giovani, dei precari?
Anche Jovanotti, come Zucchero, sa che per andare su in classifica occorre predicare ottimismo. Ottimismo e ottimismo. In fondo, mentre tutto intorno a noi dalla Grecia agli Stati Uniti è tutto un peana economico. Anche se durante le ferie, mentre si è tutti distratti con le orecchie che ascoltano senza filtri perché le menti del terziario avanzato, più dei corpi, chiedono riposo dopo l’anno lavorativo che si lasciano alle spalle, non c’è niente di meglio che foraggiare vagoni di suoni e note ottimisti.
- Ci aspettiamo il meglio come ogni primavera - e nel caso ci fosse qualche recidivo che non abbassa la soglia dell’attenzione oppure qualcuno che è già talmente povero ed inguaiato che le ferie e il riposo non gli spetta ecco che il Lorenzo nazionale ha una strofa anche per lui: - è bello vivere anche se si sta male - .
 
Buone vacanze. E buon ascolto.



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