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Economist: Imprenditori di se stessi 2.0

Creato il 10 gennaio 2015 da Zeroconsensus

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 E’ veramente sconcertante come la crisi economica in corso non abbia insegnato nulla ai grandi mass media occidentali. Uno degli esempi più sconcertanti lo abbiamo avuto con il numero dell’Economist di questa settimana (3 – 9 gennaio 2015, pag. 15) dove si tessono le lodi del lavoro flessibile.  La tesi ad essere sinceri è la medesima che si ascolta dagli anni 90: <<Everyone a corporation!>> ovvero, “Ognuno è imprenditore di se stesso”.

Secondo l’Economist: <<L‘ idea che avere un buon lavoro consista nell’ essere dipendente di una specifica azienda è un retaggio di un periodo iniziato nel 1880 e concluso nel 1980” e ancora: <<I vantaggi per il sistema sono evidenti: i lavoratori che vogliono avere successo devono provvedere ad aggionarsi, invece di sedersi ad aspettare che provveda a tutto il datore di lavoro>>. Bontà loro.

Al prestigioso (sic) settimanale, non pare che questo modello abbia svantaggi. I lavoratori che non riusciranno ad imporsi come “lavoratori meritevoli” saranno destinati alla esclusione sociale e alla povertà. Sfortunatamente la povertà e l’esclusione sociale non sono un problema del singolo ma un problema di funzionamento  anche del sistema economico. L’esclusione di vaste sacche di popolazione dal reddito e dal consumo comporta automaticamente l’innesco di una crisi di “sottoconsumo”. Sempre che – secondo i valenti redattori del giornale – non si voglia ovviare al problema con il credito facile all’americana anche a quella popolazione definita “no income, no job, no assets“(tradotto, “nessun reddito, nessun lavoro, nessun patrimonio). Ovviamente in questo caso andrebbe spiegato come si intenderebbe ovviare ai problemi (insolvenza dei debitori e successivo crollo del sistema bancario) venutisi a creare nel 2008 e che inesorabilmente si ripresenterebbero.

Zeroconsensus ritiene che questo articolo dell’Economist è materia per filosofi e psicologi che dovrebbero spiegare quale follia collettiva ha colto la classe dirigente occidentale. Solo dei folli infatti possono sperare che il ripetere politiche che già si sono rivelate catastrofiche possa portare a risultati diversi da quelli visti nel passato.


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