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eDemocracy: dalla Tunisia al Belgio la protesta corre sul web

Da Pinobruno

In Tunisia, grazie anche alla capillare organizzazione delle manifestazioni di protesta attraverso i  social network, i cittadini sono riusciti a mettere in fuga l’ex padrone incontrastato del paese. “Non è finita, certoscrive l’arabista Paola Caridi – e per la Tunisia si prevedono giorni duri e sanguinosi”. “Oggi festeggio la web-rivoluzione tunisina, con una gioia doppiaaggiunge Caridi – domani ci occuperemo, da analisti, del futuro incerto della Tunisia. Futuro incerto causato non dai ragazzi del web, ma da un regime autoritario, corrotto e sostenuto a spron  battuto, sino all’ultimo, da tutto l’Occidente”.  A proposito di Occidente, anche le formiche, nel loro piccolo si incazzano. In Belgio, ad esempio.

eDemocracy:  dalla Tunisia al Belgio la protesta corre sul web

Da qualche giorno il sito Camping16 sta catalizzando il malumore dei cittadini nei confronti del malgoverno, anzi del non governo, visto che dalle elezioni del 13 giugno il Belgio è paralizzato.  Il governo uscente di Yves Leterme è in carica per l’ordinaria amministrazione, incapace di mettere mano a uno dei più alti debiti pubblici di tutta l’area dell’Euro.

Così, il gruppo di cittadini che ha dato  vita al sito Camping16, ha deciso di assediare il Palazzo. Già 99000 persone (il numero cresce di minuto in minuto) hanno piantato la loro tenda virtuale sul marciapiedi di Rue de la Loi 16 a Bruxelles, dove ha sede la presidenza del consiglio dei ministri. E’ cominciato il conto alla rovescia: se entro cento giorni non si avrà un governo nella pienezza delle sue funzioni, sarà rivolta fiscale.

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”Se i politici non riescono a formare un governo nei prossimi cento giorni, allora noi chiederemo di essere rimborsati – c’è scritto su Camping16 – puramente logico, puramente legittimo. “Grandi tempi per una piccola rivoluzione, senza violenza”.

Ovviamente si tratta, al momento, di una protesta simbolica ma che presto potrebbe sfociare in una grande manifestazione per le strade della capitale belga. L’appello di Camping16 è stato raccolto da intellettuali, artisti e movimenti di base. Sul web e sui social network sta passando parola per un appuntamento in piazza  - questa volta reale – per il 23 gennaio prossimo, mentre il popolare attore Benoît Poelvoord suggerisce un’altra forma di protesta. Ha chiesto agli uomini belgi di non farsi la barba fino a quando – dopo duecento giorni di trattative – non sarà formato il nuovo governo.

Insomma, Cchiù pilu pe‘ tutti, come direbbe Cetto Laqualunque.

(Fonti: Le Monde, Rue 89, Ansa)


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