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Edimburgo: il giardino botanico

Creato il 31 dicembre 2013 da Giovy
Visitare Giardino Botanico di Edimburgo
Per me e Giovy era l'ultimo giorno di vacanza in Scozia, nell'agosto 2013. Un po' eravamo tristi perché per l'ennesima volta dovevamo abbandonare la nostra amata UK, un po' eravamo delusi da quel viaggio che non era stato esattamente all'altezza delle nostre aspettative, e comunque eravamo abbastanza stanchi dopo due settimane di sveglie all'alba con seguenti 10-12 ore di escursione sempre abbastanza piene. Ci trovavamo ad Edimburgo ed il giorno dopo dovevamo partire. Un po' per rilassarci, ed un po' istigato dalla mia passione per le piante, ho proposto di visitare il locale giardino botanico di cui avevo sentito parlare molto bene. Giovy era d'accordo, e all'orario di apertura eravamo davanti ai cancelli d'ingresso.
Si parla di un giardino botanico, ma forse al Royal Botanic Garden Edinburgh (abbreviato in RBGE per comodità) sta meglio la definizione di paradiso: sia come esatta etimologia (questo nome biblico deriva dal persiano e significa, appunto, giardino) sia come "negozio dei balocchi" per malati di botanica e giardinaggio. 
Tanto per cominciare il giardino del RBGE, inteso come spazio verde all'aperto, è quasi sterminato: circa 28 ettari di parco con prati, alberi, sentieri e laghetti. L'ingresso è libero, o gratis se preferite, un dato incredibile e sconvolgente per chi ha visitato la costosa capitale scozzese. Unico divieto: non si può fare jogging. Detto questo, all'interno del parco chiunque può trovare quello che cerca: relax, pace, tanta natura e botanica applicata a manetta. Sparsi al suo interno si trovano numerosi giardini minori tematici, come quello cinese, quello delle piante crittogame, quello dedicato alla defunta Regina Madre e tanti altri. Ogni pianta, che sia un piccolo fiore o un gigantesco albero, è identificata da una targhetta con nome comune e nome scientifico. Alcune di queste esposizioni hanno quasi dell'incredibile: ad esempio quella delle piante alpine ospita massi ed un'intera parete fatti di tufo, nei cui buchi sono state inserite piante degli habitat montani rocciosi. Il RBGE è anche promotore di tante iniziative a sfondo botanico, come la coltivazione di orti e serre per progetti didattici e workshop di scuole di vario grado.
Vagabondavo in questo parco con l'indecisione tipica di quando hai troppo tra cui scegliere e perciò non riesci a scegliere niente, perché era tutto troppo bello. Ma mi sono messo d'impegno e così ho fatto un piano di esplorazione abbastanza coerente. E non era neanche tanto male, visto che all'ora di pranzo siamo arrivati a circa metà giardino ed al centro visita John Hope Gateway, come volevamo. Questo centro è degno del luogo che lo ospita: al suo interno troviamo uno spazio espositivo dedicato (indovinate un po'?) alla botanica, un negozio di giardinaggio annesso ad uno di souvenir, un ristorante e bagni futuristici. Naturalmente non posso trattenermi, e così un paio di bustine di semi finiscono presto nel mio zaino. Con il sorriso della cassiera, visto che ho comprato sementi di una pianta con foglie che arrivano anche a 3-4 metri di diametro.
Mangiato un panino sui gradini del piccolo auditorium esterno, che ospita spettacoli di vario tipo, ci avviamo verso il clou della nostra visita: la Glasshouse, ovvero la serra. In realtà questa "serra" è un gigantesco impianto formato da 10 ambienti a temperatura controllata, che riproducono altrettanti habitat terrestri. Lungo un percorso guidato si passano in rassegna migliaia di specie, dalle più comuni alle più spettacolari, con l'ausilio di un'audioguida (che, al momento del mio viaggio, non era disponibile in italiano). Tra un ambiente e l'altro ci sono zone di passaggio che diventano anche di riposo, perché stare per un certo tempo in una torrida ed umida foresta tropicale può non essere gradevole per tutti. Ciliegina sulla torta, alla fine del percorso c'è anche un piccolo acquario. L'ingresso alla Glasshouse è a pagamento, ma le 5 sterline del biglietto sono davvero poca cosa rispetto a quello che ti consentono di vedere. Ed ai prezzi di altre attrazioni di Edimburgo, se è per questo.
Quando usciamo di nuovo all'aperto sono oramai le 17.00 passate, e siamo entrati alle 10.00. Giovy candidamente mi confessa che non ce la fa più a vedere delle piante, quindi ci avviamo verso l'uscita e la nostra ultima cena scozzese. Peccato che l'indomani dobbiamo andare via: non solo per la tristezza della partenza ma anche perché quasi quasi sarei ritornato.

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