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Edizioni Native Digitali

Creato il 24 luglio 2013 da Pedroelrey

Dopo la chiusura pochi mesi fa del «The Daily», testata per tablet che nelle intenzioni avrebbe dovuto segnare l’inizio della rivoluzione editoriale, arriva ora la notizia di un altro fallimento. Si tratta di «Tech.» rivista settimanale solo per tablet nata come spin off di «TechRadar».

Secondo quanto riporta «The MediaBriefing» dopo solo sette mesi dal lancio Future, gruppo editoriale internazionale con una forte vocazione al digitale, ne annuncia la chiusura.

La lezione da trarre sembrerebbe quella di una debolezza di brand per le edizioni native digitali. Mentre infatti le versioni per tablet di riviste che nascono dalla carta beneficiano di una notorietà di marca che deriva da anni di pubblicazioni tradizionali e conoscenza del magazine, e/o del quotidiano ovviamente, così non è per le pubblicazioni digitali.

Infatti la stessa sorte è toccata anche a «Huffington», il magazine per iPad del «The Huffington Post», presentato non solo come raccolta del meglio del quotidiano all digital internazionale ma come rivista a sè stante con contenuti esclusivi non disponibili online e posto in vendita a 1,99 $ al mese e/o 19,99 $ all’anno, diventato ben presto gratuito basando le attese, le speranze di reddività solo sulla pubblicità.

Se certamente le edizioni native digitali hanno maggiori debolezze  sembrerebbe che esista più in generale una problematica di valorizzazione delle applicazioni sia in generale che più specificatamente a livello editoriale nel suo complesso.

Che le speranze di ottenere redditività ragionevole, o addirittura di replicare il modello di business dei giornali tradizionali grazie ad applicazioni dedicate per tablet, fossero mal riposte è una tesi che il sottoscritto sostiene da tempo.

I dati diffusi da Flurry in questi giorni mostrano una crescente tendenza a non pagare le applicazioni con la quota di app gratuite che quest’anno raggiunge il 90% del totale come mostra il grafico sottoriportato.

App Mkt

Le speranze di recupero di ricavi attraverso le app sono decisamente ridotte, o nulle, e persino al «Financial Times», che da tempo ha annunciato il sorpasso delle copie digitali rispetto alla carta,  il successo è dovuto essenzialmente a due fattori: forte specializzazione e valore dei contenuti combinata con una grandissima attenzione, in termini di monitoraggio, delle informazioni ottenute grazie al tracking dell’utenza online. Una ricetta di successo che non si basa esclusivamente sul digitale ma che, come afferma John Ridding, CEO del quotidiano finanziario-economico, si fonda su un approccio di distribuzione dei contenuti multipiattaforma, carta inclusa.

E’, ancora, a mio avviso, l’idea di riprodurre e riproporre il modello del giornale cartaceo nel digitale che non funziona. Non è sensato obbligare il lettore ad acquistare un quotidiano o una rivista nel suo insieme, nella sua totalità, come avviene per la versione tradizionale, molto meglio puntare sugli e-single, sulla vendita di contenuti di specifico interesse e dunque valore.

La distribuzione diffusa e la convergenza, la capacità di dare significato ad ogni format, ad ogni device, ancora una volta incluso il supporto cartaceo, sono il binario da seguire senza cullarsi esclusivamente nella “tabletmania”.

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Bonus track: Sul tema da leggere “How news organizations are experimenting with ‘digestible digital weeklies’ on mobile devices” ed anche “Why we won’t have tablet-native journalism”.


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