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Eine kleine Scheissemusik

Creato il 16 settembre 2011 da Tnepd

Eine kleine Scheissemusik

Eine kleine Scheissemusik

Mozart riuscì a scendere dallo sgabello all'età di sette anni. Ormai era un genio.

Non è facile per un profano capire l’autore di un brano di musica classica. Si tratta di Beethoven o di Strauss? Wagner o la caldaia che perde?
Ecco per voi alcune nozioni fondamentali in materia e, se non siete interessati ad approfondire la questione, cercate di pensare al fatto che tutto ciò potrebbe tornarvi utile, un giorno o l’altro, quando rimarrete bloccati in ascensore con Ingrid, la clarinettista svedese del terzo piano.

Prima di tutto bisogna capire che la strumentazione usata dai vari compositori è cambiata molto, sia nel tempo che nello spazio. A sinistra del palco ad esempio potrebbero esserci dei violini nel 1700, ma è probabile che dopo soli 100 anni questi siano morti. Accade lo stesso se li poniamo alla destra del palco: in questo caso le partiture più complete tengono conto della vita media dei musicisti (le arpiste, ad esempio, vivono più a lungo ma sono deboli di vescica, dunque parti brevi e sparse per tutto il brano), del loro stato sociale (un bambino che vuole suonare il violino deve necessariamente avere un padre in grado di acquistarne uno a meno che non sia il figlio del violinista morto di fame che rompe il cazzo elemosinando due spicci proprio durante il mio aperitivo) e della loro residenza (dato che è inutile assegnare parti all’unisono ad un clarinetto single in Australia e ad un fagotto sposato che vive in Marocco). Quindi se sentite un brano nel quale mancano parti, in cui il controcanto del fagotto nel primo tempo arriva all’inizio del secondo tempo, vuol dire che la partitura non ha tenuto conto di questi elementi essenziali.

“Non sono fatto per la musica. Sono così negato con il pianoforte che quando provo a rifare Mozart esce fuori Giovanni Allevi”.

Pochi compositori sono riusciti nel ventunesimo secolo a rinnovare l’interesse del pubblico nella musica classica e di Johann Anbauen tutto possiamo scrivere tranne che sia tra questi.
Figlio di una parrucchiera alcolizzata con problemi di igiene e di un premio Nobel per la fisica identico a Giovanni Allevi: sua madre, quando tornava ubriaca dal lavoro, lo picchiava sempre. A volte anche davanti al piccolo Johann. Al termine del suo diciottesimo anno d’età arriva la svolta della sua vita: ne compie diciotto. A ventiquattro anni decide che da quel momento in poi sarà sua madre ad essere un premio Nobel per la Fisica e suo padre un parrucchiere con problemi di igiene, incontrando l’inaspettato favore dell’Accademia Svedese per le Scienze e l’insormontabile avversione dell’Associazione Parrucchieri Italiani. Nonché la feroce disapprovazione di Giovanni Allevi.
Inizialmente i suoi genitori ostacolano la sua carriera musicale ma colpiti dal tempo che Johann trascorre al conservatorio ne approfittano per espatriare mentre lui è a lezione di bongos.

“Quando ero bambino mio padre non mi minacciava con l’Uomo Nero ma con Amanda Lear”.

Dopo essersi imposto nei teatri di tutto il mondo come “mediocre cornamuto torto ma pessimo guardarobiere”, come risulta dalle confidenze di Riccardo Muti al suo estetista, Johann Anbauen si dedicò alle ouverture. La sua “Cavalcata sui ciliegi del sociopatico” resta la più replicata suoneria per cellulare fra le suonerie del suo cellulare, mentre i critici apprezzarono l’avanguardia della meno nota “Mezzanotte e tre ottavi”, esaltandone più volte il merito di terminare un ottavo prima.
Nel 1995 la svolta della sua carriera: Johann Anbauen si avvicina al grande pubblico grazie a “Silenzio”, un album che i cultori di musica sperimentale ricordano per averlo appena letto in questa pagina. Si tratta di settanta minuti di musica classica non strumentale che ottiene un discreto successo di critica a livello parrocchiale: è la nascita della corrente musicale afonica.
Forte dell’incoraggiamento che egli stesso si rivolge, pubblica un secondo e ultimo disco, “Silenzio interrotto da tre colpi di tosse consecutivi”, subito bollato di conformismo borghese piegato a fini commerciali dal pubblico più affezionato e completamente ignorato da quelli che i dischi li acquistano davvero.
Deluso dagli insuccessi discografici e dalla separazione fra Demi Moore e Bruce Willis, si ritira dalle scene. Almeno fino a pochi anni fa, quando ha ricominciato con le sue truffe musicali: grazie ad un’acconciatura che da più parti viene accusata di possedere poteri ipnotici, psichici e organici, gira il mondo sotto il nome di Giovanni Allevi.

“Sebbene fosse sordo, il nonno mi portava sempre con sé quando c’era un concerto di musica classica. Quante ore ho trascorso in quel teatro. Anche se la maggior parte furono per convincerlo che il concerto fosse davvero finito”.

Non è facile per un profano che vuole fare sesso con la sua dirimpettaia scandinava capire l’autore di un brano di musica classica. Nella musica il tempo è fondamentale ma non dimentichiamoci dello spazio: il primo compositore a percepirne l’importanza fu Bach, che obbligò i musicisti a suonare la sua partitura tutti nello stesso edificio. Ciò migliorò di molto la sincronizzazione, anche se il timbro dipendeva dal numero di stanze occupate dai musicisti e dalla fila all’ascensore. Questa è la musica barocca.

Ci vorranno ancora parecchi anni prima che arrivi Wagner che con un colpo di genio invitò tutti a suonare sullo stesso palco ed alla stessa ora. Siamo all’epoca romantica.

Eppure fu di Stockhausen la grande intuizione che rivoluzionò l’universo del suono: ritardi, insufficente preparazione degli orchestranti, musicisti con la colite che soventemente abbandonavano l’orchestra durante un’esecuzione. Stockhausen risolse la questione iniziando a scrivere come se fosse previsto nella partitura il gorgoglio dello stomaco di un clarinetto, lo starnuto del percussionista o la mancanza di tecnica del pianista arrivando così alla musica contemporanea.

Nel prossimo fascicolo, analizzeremo con cura una partitura famosa, e per i primi lettori in omaggio un metronomo di cemento armato con motore a scoppio, copia di quello usato nell’Isola di Pasqua da John Adams per l’esecuzione del suo famoso “A short ride in a fast machine”.

Autori: [Bach, Mozart, Beethoven, Puccini, Chopin]

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