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"Eleinda" blog tour: tappa 3

Creato il 17 aprile 2014 da Vocedelsilenzio
Eccoci eccoci eccoci.Siamo giunti alla terza tappa del blogtour dedicato a Eleinda, di Valentina Bellettini, e quindi si approda sul Meleto. E lo si fa con una bella intervista all'autrice del romanzo. Un'intervista che forse vi scattare un po' di curiosità per questa bella storia, o che magari, se l'avete già letta, saprà rispondere a qualche vostro pensiero.
Ma prima di tutto ciò, ci tengo a ricordare che è in corso un giveaway di Eleinda. Per vincere la copia in palio basterà seguire queste regole:- Commentare ogni data del Blog Tour- Essere follower dei Blog aderenti all'iniziativa- Mettere il like alla pagina Eleinda su FacebookPer ottenere punti extra, e quindi avere maggiori possibilità di vittoria, potrete anche:- Condividere il blog tour sui vostri siti/blog/facebook/twitter- Mettere il like sul sito di Eleinda
E quindi  vi lascio anche la lista di tutte le tappe passate e future:
1° TAPPA 3 APRILE su La Fenice Book: La realtà nella finzione (i luoghi di Eleinda e altre realtà)2° TAPPA 10 APRILE su Atelier di una lettrice compulsiva: Draghi del libro e leggende3° TAPPA 17 APRILE su Le mele del silenzio: Intervista all'autrice4° TAPPA 24 APRILE su Peccati di penna: La soundtrack di Eleinda5° TAPPA 1 MAGGIO su Mille e un libro: L'amore in tutte le sue forme (e se l'amato fosse un drago?)6° TAPPA 8 MAGGIO su TrueFantasy: La recensione del libro7° TAPPA 15 MAGGIO su Universi Incantati: TEST Quale personaggio di Eleinda sei? (conosciamo i protagonisti!)8° TAPPA 22 MAGGIO su The Bookshelf: Chiusura del giveaway e premiazione.
Ma ora basta perdere tempo. Andiamo a sentire, anzi leggere, cos'ha da raccontarci la dolce Valentina.

1. Ciao Valentina, e benvenuta sul blog. Io ormai ti conosco, e penso anche svariati miei lettori, ma per chi ancora non avesse letto nulla di tuo, ti andrebbe di presentarti un pochino?Ciao Andrea e ciao a tutti! Dunque, sono una che vorrebbe dirsi scrittrice ma ancora non può, perché, francamente, due soli romanzi non bastano per tale definizione, quindi direi che sono una sognatrice, un'inguaribile romantica un po' fuori di testa, e il mio sogno (uno dei tanti) è quello di continuare a scrivere, scrivere e scrivere (perdonate, ma lo dovevo marcare!) storie fantastiche che portino riferimenti alla realtà quotidiana, sperando di raggiungere il maggior numero di persone possibili. Mi piace viaggiare con la mente (quello che scrivo sono proprio "voli" che mi faccio!) ma, d'altra parte, il confronto con la realtà mi serve per rendere il viaggio ancor più coinvolgente e spassoso, cosa che spero possa riflettersi anche nel lettore. Ho tante passioni che riempiono la mia vita, ma la narrazione è quella più prepotente, quella che può sorprendermi di mattina, al risveglio, e spingermi a scrivere a raffica intere scene coi miei personaggi (completi di scenari e dialoghi), oppure farmi vivere anni con la smania della pubblicazione, come mi è succcesso con "Eleinda". In generale, lo confesso: non mi dispiace affatto stare a metà tra il mondo reale e quello che ho creato con la mia fantasia. Ho una doppia vita e non mi annoio mai!
2. La prima cosa che mi salta in mente pensando al tuo nuovo lavoro, "Eleinda", è che sei passata dal narrare di un remoto passato, quello egizio di "profumo d'incenso", al raccontare del futuro. Come hai affrontato un salto del genere?Devo dire che non ho sentito questo passaggio in modo così netto, forse perché è stato un processo graduale. Ciò che mi era chiaro fin dall'inizio, è che "Eleinda" doveva essere una commistione di generi: la creatura protagonista fa parte dell'immaginario fantasy, ma io volevo portarla nel mondo attuale, e come farlo se non con un pizzico di scienza e tecnologia avanzata? Da lì, il salto nel futuro e gli elementi propri della fantascienza. Ho scritto "Eleinda" subito dopo che "Profumo d'incenso" aveva trovato l'editore (nel 2006 ho firmato il contratto con Giraldi, anche se poi è stato pubblicato nel 2008) e il futuro di cui scrivevo allora era definito come il 2024.Poi, però, il tempo passava, ed "Eleinda" restava nel cassetto, così mi sono ritrovata nel 2011, con una data fin troppo vicina per alcune innovazioni (anche se la tecnologia fa passi da gigante ogni giorno) e ho pensato che avrei fatto meglio ad ambientarlo in un "futuro non molto lontano", così avrei lasciato spazio all'immaginazione e magari, lo avrei reso senza tempo.
3. Mi farebbe piacere sapere se nelle tue protagoniste ci sono tratti autobiografici e, se sì, in quale delle due ragazze ti identifichi di più. Perché, forse mi sbaglio, ma mi vien da dire che la protagonista di Eleinda, Eleonora, pur con i suoi tentennamenti, sia molto più 'forte' di quella di "Profumo d'incenso". Che dici?E non ti sbagli, Andrea! Inutile cercare di nasconderlo perché anche le mie amiche se ne sono accorte subito: Marta di "Profumo d'incenso" ed Eleonora di "Eleinda" sono sempre io! Per me è impossibile staccarmi dai personaggi: io vesto i loro panni e loro vestono i miei. Marta è la vecchia me, quella dell'adolescenza, mentre Eleonora è la me di adesso, che ha trovato forza nella crescita e nelle varie esperienze. In Eleonora, inoltre, ho voluto enfatizzare alcuni suoi (nonché miei) difetti per umanizzarla il più possibile, un po' perché potesse essere più cerdibile, un po' per fare da contrasto all'altra creatura co-protagonista che non è umana, e un po' perché sono dell'idea che chiunque possa diventare un eroe, anche una reietta come lei. Ora non mi chiedere se mi sento reietta, eh! Comunque, non tutti s'immaginerebbero che mi sento perfettamente calata anche nei panni dell'antagonista, lo scienziato Dottor Brandi: non condivido affatto il suo parere né giustifico il suo agire, ma mi diverte tantissimo giocare alla parte del cattivo; sono sadica! Forse perchè il suo ruolo è un po' come il mio: entrambi giochiamo con le vite altrui... con la differenza che anche lui è una mia pedina!
4. Uno degli argomenti cardine di "Eleinda" è il rapporto con la scienza, la biologia, e l'etica dell'uomo nella sperimentazione. Credi che gli uomini abbiano un po' la sindrome di Dio, ovvero vogliano giocare a fare la divinità? Oppure credi che non si rendano conto di quello che stanno facendo?Bella domanda. Penso che l'umanità non si renda conto di quello che fa, ma che al tempo stesso sia nascosto in noi un delirio di onnipotenza in base al quale ci si sente in grado di fare qualunque cosa (non sempre ci chiediamo se sia giusto farla o no) che talvolta, finisce con lo sfuggirci di mano. "Eleinda" parla principalmente di genetica, ma includerei nella lista delle "conseguenze dell'agire umano" il surriscaldamento globale, le frane (l'urbanizzazine ha ridotto le zone "verdi", dunque la poca terra non riesce ad assorbire l'acqua) e tanto altro ancora che non basterebbe includerlo in un solo romanzo. Ora, ti dirò una cosa che in confronto a quelle menzionate è una sciocchezza, ma che è descritta nell'incipit: Eleonora s'infradicia perché non segue le previsioni del tempo e quel giorno esce senza ombrello. Già con questo episodio volevo evidenziare di come questa apparente banalità sia una forma di controllo che l'uomo pretende di avere sulla natura: in fondo, che succederà mai, di male, se un giorno piove o c'è il sole? Eppure c'è questa ossessione, oggi, per le previsioni meteo... così, in quell'autobus, i passeggeri guardano Eleonora di traverso; chiaramente, ognuno ha l'ombrello con sé. E dal controllo sulla natura, non ci accorgiamo che intanto qualcun'altro controlla noi: l'intero romanzo ruota anche sulla "prigionia" creata da noi stessi nella società attuale. In conclusione, credo che a forza di pensare a grandi cose, stiamo perdendo di vista la nostra essenza umana.
5. Pensando a Indaco mi è venuto in mente il tuo cane, che ho pure conosciuto! :) Credi che il rapporto che hai con lei sia stato la base per costruire il rapporto di Eleonora con Indaco?In realtà Leeloo (questo il suo nome ^^) è arrivata nella mia vita solo due anni fa. Essendo che il romanzo l'ho scritto nel 2006, per il rapporto tra Eleonora e Indaco mi sono basata su quello che avevo con un'inseparabile (guarda caso Eleonora accenna a un passato dove aveva vissuto momenti di empatia con un animale di questa specie ;)): mi colpiva il fatto che io riuscissi a capirla, ma ancor più che lei sembrasse capire me, tanto che a volte le dicevo qualcosa e lei agiva in base alle mie parole. Non mi riferisco ai comandi, non ha nulla a che fare con l'addestramento (non era ammaestrata), e ora come ora non saprei nemmeno dire cosa fosse di preciso perché è passato così tanto tempo! Però ricordo che tra noi, divise dalla gabbia, c'erano questi sguardi a unirci: il guardarci fisso negli occhi, in silenzio (proprio come Indaco ed Eleonora!) e se mi concentravo a guardarla chiudendo gli occhi, poco a poco, anche lei si rilassava e poi si addormentava... ecco, avevo imparato anche un po' del suo linguaggio, tipo, facendo passare la lingua tra i denti si produce un suono che fanno anche loro prima di addormentarsi, così quando lo facevo io lo faceva anche lei! Capisco che chi mi legge ora mi prenderà per matta, ma avevo avvertito all'inizio che sono un po' fuori di testa! Il fatto è che ho allevato inseparabili da quando avevo 6 anni e ho avuto modo di conoscerli profondamente... da due anni a questa parte, però, la mia vita porta il nome di Leeloo. Ho scoperto per caso che i beagle sono la razza prescelta per la sperimentazione (quando è venuta a galla la triste vicenda di Green Hill); "Eleinda" è stato profetico, anche perché con lei sto vivendo tutte le sfacettature del rapporto tra Indaco ed Eleonora. Addirittura, una volta mi è caduto un fagotto dal frigorifero, e la stessa scena che avevo descritto nel libro si è verificata: la cucciola, affamata, si è pappata le salsicce! Il bello è che nella scena del libro, scrivevo: "Eleonora pensava che un cane affamato avrebbe fatto la stessa cosa"; eccomi accontentata!
6. Mi piacerebbe sapere come hai deciso di creare Indaco. Per esempio, non ha i classici poteri della sua specie. Ti sei basata su leggende, su storie, o hai deciso seguendo solamente la tua creatività?E' tutto inventato da me ^^ Il fatto che Indaco non avesse poteri mi serviva per diversi motivi: alimentare l'odio nei confronti della European Technology e, al tempo stesso, rendere questa azienda totalmente priva di limiti (visto che interviene contro natura su tutti i fronti); è uno dei fattori per cui Indaco compie un lungo viaggio con Eleonora alla scoperta delle leggende dei draghi del passato; infine, l'aspetto più importante, non avendo questi poteri, la creatura è meno forte di quel che si possa pensare, dunque è vulnerabile, quasi inoffensiva, il che spinge Eleonora (e magari anche il lettore) ad averlo a cuore, a custodirlo, a proteggerlo... e sono tutti sentimenti che possono benissimo sfociare nell'amore. Una creatura perfetta ha poca attrattiva, secondo me, e i "difetti" servono anche a umanizzarla; l'assenza di poteri la avvicina al nostro essere.
7. Al giorno d'oggi siamo pieni di sistemi per comunicare. Paradossalmente, però, fin dalle prime pagine del tuo romanzo accenni al fatto che non siamo mai stati così soli. La tecnologia ci allontana facendo finta di avvicinarci, secondo te?In fondo, penso sia così. Abbiamo un sacco di amicizie su Facebook e sugli altri social network, ma per quante di queste possiamo dire che siano vere? Ne commentiamo i post, ci giochiamo insieme, magari ogni tanto ci mandiamo un messaggino... forse. Ma in sostanza, salvo qualche caso particolare, finisce lì; spegniamo il computer e il contatore delle amicizie rimane chiuso lì dentro. Qualche messaggio ogni tanto può illuderci d'essere in compagnia, ma la solitudine si vince solo con la comunicazione vera, quella che avvicina le persone e approfondisce i rapporti, quella che ci si scambia a voce guardandosi negli occhi (o svrivendosi delle e-mail chilometriche come stiamo facendo io e la mia migliore amica, ora geograficamente distante) ma per fare questo occorre avere tempo, cosa che la maggior parte delle persone della società attuale, non ha. C'è di peggio, però: diamo così tanta importanza a questi mezzi di comunicazione "tecnlogici" che nel frattempo, molto spesso, ignoriamo le persone che sono fisicamente presenti accanto a noi! Quante volte mi è capitato di andare al ristorante e vedere tutti i commensali con lo smartphone in mano, tutti silenziosamente presi dai loro "affari"? Questa cosa mi riempie di tristezza... e di nervoso, se vedo farlo davanti a me!
8. Visto che nel blog si è parlato spesso di editoria in generale, mi piacerebbe sapere com'è il tuo rapporto con "l'industria" del libro e come ti sei trovata con le tue pubblicazioni. te lo chiedo perché hai avuto modo di 'testare' due diversi editori e tra le due pubblicazioni sono passati diversi anni.Esatto, ho atteso diversi anni (7!) prima di realizzare il sogno di veder pubblicato "Eleinda", questo perché non ho ceduto alle proposte di pubblicazione a pagamento, di acquisto copie, o di altri accordi "strani". Ho anche cercato di trattenermi dall'istinto di provare il self-publishing, perché, personalmente, lo avrei tenuto come ultima spiaggia (ogni volta che mi saltava in mente era perché ero presa dall'esasperazione...). Trovare un editore free, per me, equivale ad avere la conferma che si è scritto qualcosa di valore, e non lo dico perché penso di aver scritto qualcosa di inestimabile (magari!) ma perché l'editore che ti sceglie, crede nel tuo lavoro al punto da investirci tempo e denaro. Nel caso di Nulla Die (l'editore di "Eleinda"), poi, ho trovato delle persone disponibili, gentili e pazienti (non so quanti scambi di bozze ci sono stati tra me e Salvatore Giordano in fase di editing; ha avuto molta pazienza!) e il fatto che possa contare sulla loro collaborazione per qualsiasi promozione, (anzi, spesso sono loro i primi a proporre l'opera per un concorso o la partecipazione a un evento) mi fa sentire come in una seconda "casa": protetta e al sicuro. Non pesa tutto sulle mie sole spalle, ma si lavora insieme per far crescere e conoscere un romanzo in cui si crede. Discorso diverso con la prima pubblicazione, dove ho firmato spinta dall'entusiasmo di aver trovato subito un editore (preciso che ora la casa editrice ha una nuova direzione) e, pur non essendo stata una pubblicazione con contributo o acquisto copie, il contratto non è affatto conveniente per l'autore! Ma in fondo, questo primo passo ha concesso il mio esordio, ed è stata un'esperienza che mi è servita per capire i meccanismi dell'editoria.
9. Ultima domanda. Progetti per il futuro? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo? E se sì, a cosa?Dunque, ho un romanzo breve nel cassetto da diversi anni, ma penso che rimarrà lì ancora per un po', poi ho un racconto inedito che, su consiglio, dovrei trasformare in romanzo. Ma ecco che, ancora una volta, lascio tutto passare in secondo piano per dedicarmi a "Eleinda": il seguito! Visto che in diversi me lo stanno chiedendo, ora sono più motivata a riprendere: quell'inedito giace nel cassetto dal 2008, totalmente da revisionare tenendo conto dei cambiamenti che ha vissuto nel frattempo (proprio a livello di trama e personaggi!) e ci sarebbe qualche spunto anche per il terzo... Chiarisco che "Eleinda" è un romanzo autoconclusivo, però avrei altro da dire, ed è per questo che ho lasciato qualche "porta aperta"! Vedo questo libro come uno specchio della nostra società: idee nuove mi nascono continuamente, e i personaggi non hanno mai lasciato la mia mente e il mio cuore, per cui, se devo scrivere di un certo argomento, perché non utilizzare personaggi che il lettore già conosce, e che magari vede crescere oltre alla parola "fine"? Ho in mente un sacco di altre avventure per i nostri protagonisti! Poveretti, non hanno mai pace ^^
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