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Elena Ferrante goes al cinema

Da Gynepraio @valeria_fiore

Ho iniziato la lettura della quadrilogia di Elena Ferrante ad agosto, su suggerimento di una mia cara amica (che è di parte: infatti si chiama Elena Greco, come la protagonista). Sarò onesta: questo post è per chi come me l'ha letta e amata. Se non la conoscete, spero di farvi venire una certa discreta curiosità senza alcuno spoiler.

Casi in cui questo post e questa quadrilogia non fa per voi: se il mainstream vi annoia, se i fenomeni letterari pop ben confezionati vi irritano, se detestate la letteratura italiana contemporanea, se vi dà fastidio non attribuire una identità all'autrice.

Per chi resta, ecco un rapidissimo abstract della vicenda. È la storia dell'amicizia tra due bambine-poi ragazze-quindi donne-infine anziane nate nel secondo dopoguerra. Cresciute nei bassifondi napoletani e da essi educate, intraprendono cammini di vita opposti: Lila (bella, riottosa, brillante al limite del geniale) resta attaccata al rione, alle dinamiche losche e ai personaggi della sua infanzia, mentre Elena (riflessiva, dolce, più testarda che intelligente) grazie allo studio si emancipa, diviene una scrittrice celebre senza però affrancarsi del tutto dal mondo da cui proviene. Raccontare l'evolversi di questo rapporto malato legame affettivo è una bellissima scusa per raccontare anche l'Italia della ricostruzione, della ribellione studentesca, gli anni di piombo, quelli del socialismo e della DC, gli scandali di Mani Pulite, l'ansia di fine millennio e la caduta delle Torri Gemelle. Voce narrante è Elena, l'anello più debole di questa amicizia, che trascorre un'intera esistenza affascinata, tiranneggiata ma mille volte salvata, ispirata, meravigliata da Lila e dalle sue infinite risorse.

Questo è un romanzo da leggere per diversi motivi: prima di tutto, perché è semplice, alla portata di tutti, intrattenitivo ma contemporaneamente ben scritto. Se siete lettori onnivori, vi sarete resi conto che queste cose, molto spesso, non vanno a braccetto. In secondo luogo, l'economia dei personaggi è incredibilmente ben orchestrata: in una storia di 50 anni potrebbero esserci un centinaio di figure diverse, che rincoglioniscono confondono il lettore senza lasciare davvero il segno. Invece Elena Ferrante ha progettato protagonisti e comprimari in un'ottica di lungo periodo: con 15 personalità -opportunamente "scalpellate" nel corso della storia- ha tirato su 4 romanzi. Quindi, il bulletto di quartiere diventa un camorrista, il figlio dell'operaio povero diventa brigatista, il figo del liceo diventa un deputato ammaliatore.

Per chi non lo sapesse, Elena Ferrante è uno pseudonimo. Chi vi si celi dietro, non lo sappiamo. Una donna? Un uomo? Un gruppo di autori? Ma soprattutto, a ritirare lo Strega 2015 -se l'avesse vinto- ci avrebbe mandato un fattorino della DHL? Quanto deve essere timida, per non volersi godere pubblicamente il successo planetario di quest'opera?

Bene, io non so dirvi chi sia Elena Ferrante in verità, ma scommetto su 3 cose: è una donna, è napoletana, ama il cinema.

ELENA FERRANTE È DONNA

Perchè la quadrilogia riprende senza troppi giri di parole il modo di pensare delle donne. Non il contenuto: per dire, sospetto che Rita Levi Montalcini concepisse pensieri diversi da Moira Orfei. Ma il modello di flusso in cui essi si articolano è sostanzialmente lo stesso. Ve lo vado a illustrare: sono una donna e c'è un argomento che mi tormenta, ergo ci penso con esorbitante frequenza e per lunga durata nell'arco della mia vita. Quando l'oggetto della mia ossessione è lontano da me un po' mi manca e quindi tento con le unghie e con i denti di riacciuffarlo e ridargli il ruolo giusto, cioè di tormento dell'anima mia. Quando sono di buonumore, credo di dominarlo (ehi, sono brava, mi batto un cinque da sola); quando sono di malumore, me ne faccio schiacciare (uffa, sono una sfigata, patpat sulla spalla). Appena le cose vanno un filino bene, ci tengo tantissimo a rovinarle ricorrendo a (indovina chi?) la mia antica ossessione. Io alle mie ossessioni ci voglio bene, che posso farci?

ELENA FERRANTE È NAPOLETANA

La quadrilogia è una lunga, controversa, arrabbiata e tenera dichiarazione d'amore a Napoli, ai suoi scorci, alle sue anime contrastanti ma complementari. La città-casa non è evocata con i modi classici, non ci sono le solite madeleine: non troverete il dialetto (ehi, Camilleri, ce l'ho con te), non si parla quasi mai di cibo (ciao, Simonetta Agnello Hornby). Semplicemente c'è, è una dei protagonisti e si fa amare così tanto che alla fine hai una voglia insensata di mangiarti un piatto di cozze guardando il lungomare a Posillipo.

ELENA FERRANTE AMA IL CINEMA

Mi pare ovvio, altrimenti non avrebbe scritto un'opera che è praticamente già pronta per finire sul grande schermo. E chi sono io per oppormi a questa volontà dell'autrice? Anzi, signora Ferrante, guarda, t'aiuto con un bel fantacasting e una manciata di consigli-non-richiesti.

1) Durata: almeno 3 ore (non fate quella faccia, che La Meglio Gioventù l'abbiamo vista tutti e non mi pare sia morto nessuno)

2) Cast: 100% italiano, perché uno straniero a fare lo scugnizzo del Rione Sanità non ci riesce neanche col metodo Stanistavskij.

3) Budget: non siamo mica gli americani, quindi attori celebri solo per ruoli comprimari. Pronti, partenza.

Lila Cerullo: secondo l'autrice è bruna, magra e con gli occhi sottili. Può essere bellissima o bruttissima. Roberta Mattei è tutto questo ed è reduce dal successo di Non essere cattivo: battiamo il ferro finchè è caldo. Alternativa mainstream: Valeria Solarino.

Elena Greco: di lei sappiamo che è complessata, bionda, tornita e ha un naso importante. Rispetto a Lila, è più materna e mite. Camilla Filippi, opportunamente imbiondita, è perfetta. Ha fatto la coprotagonista in Banana, adesso per favore facciamola lavorare. Alternativa mainstream: Isabella Ragonese.

Madre Elena Greco: è una donna che incarna la volgarità, l'ignoranza, il declino, il disfacimento. Se sapesse recitare, ci vedrei Marisa Laurito. Ma siccome no, candido Licia Maglietta. Alternativa mainstream: Anna Galiena.

Padre Elena Greco: è un ominicchio, che fa l'usciere, finito vittima di una moglie 100 volte più forte di lui. D'ufficio, il ruolo va a Silvio Orlando.

Pietro Airota, marito di Elena Greco: la sua caratteristica principale è di essere praticamente nato quarantenne. E' un tipo arruffato e molto assorto nei suoi studi. Io ci vedrei Marco Giallini, il classico caso del brutto che piace.

Adele Airota, suocera di Elena Greco: donna altera, nobile, ricca, colta, influente e pure parecchio stronza. Senza dubbio il ruolo va ad Anna Bonaiuto.

Don Achille Carracci: strozzino, si dice assassino, considerato dai bambini l'orco del quartiere. Esce poco e il suo volto si vede in una sola scena. Beh, direi Toni Servillo, senza alcun tipo di esitazione. Un cameo che costa più di un protagonista? Non rompete le palle, sono i dettagli che fanno grande l'insieme. Lo convinceremo a lavorare gratis.

Alfonso Carracci: l'amico di infanzia di Elena Greco, troppo fine e bello per essere un maschio di quella famiglia. Infatti è omosessuale e aspirante travestito. Sappiamo che ha i capelli neri e una bellezza ambigua, a tratti simile a quella di Lila. Il ruolo va a Primo Reggiani che sì, ok, è il fidanzato di Costanza Caracciolo (la velina bionda scema come le pietre) ma è perfetto.

Stefano Carracci: fratello di Alfonso, primo marito di Lila, salumiere dedito a traffici illeciti, innamorato pazzo all'inizio e verso la fine pazzo e basta. E' bello, ma di una bellezza corrotta, che sfiorisce subito. Propongo Fabrizio Gifuni.

Nino Sarratore, amante sia di Lila che di Elena: questa è davvero difficile, non dobbiamo sbagliare. Nino è il personaggio che -pur essendo moralmente una merda d'uomo- mi piace di più. Sarà perché mi ricorda un mio ex fidanzato che, se solo si fosse presentata la chance, m'avrebbe cornificata anche con una bidella analfabeta prossima alla pensione. Però, comunque, a parte questo evidente problema di tenersi l'uccello nelle mutande, mi voleva davvero bene! Nino è un po' buono e un po' cattivo, sia sciupafemmine sia pater familias, prima militante della sinistra extraparlamentare poi senatore socialista. Nino è alto, magro, ricciuto. Nino è Luca Argentero.

Enzo Scanno: l'amico-amante di Lila Cerullo, innamorato di lei fin dalla prima infanzia e padre della sua seconda figlia. E' un uomo intelligente, forte e serio. Gran lavoratore, è l'unica persona di cui Lila si fidi. Candido Elio Germano.

Marcello Solara e Michele Solara: i due fratelli camorristi, che spadroneggiano nel rione. Dopo averli visti a fare i "ragazzi di vita" in Non Essere cattivo, io ci voglio Alessandro Borghi e Luca Marinelli.

Le ragazze del rione (Carmen, Gigliola, Ada, Pinuccia): tutte importanti a modo loro nello sviluppo della vicenda. Io ci vedrei bene un esercito di brune: Valentina Lodovini, Maya Sansa, Francesca Inaudi e Sabrina Impacciatore.

Bene, signora Ferrante, non serve ringraziarmi, l'ho fatto con piacere. Anzi, guardi, se per caso le serve ancora una mano, un consiglio, una dritta, non si faccia problemi! Non c'è bisogno che ci troviamo di persona, piuttosto facciamo una videochiamata su Skype, l'importante è guardarsi in faccia? No, eh?

Mi mandi un'email, che devo dirle.


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