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Elisir di buon umore: è pronto il nocino

Da Pamirilla

 

 

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Ci sono persone che hanno sempre il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. D’estate camminano a piedi nudi e e sembrano riflettere l’oro del sole, d’inverno portano sciarpe calde intorno al collo e ridono delle gocce di pioggia che gli accarezzano il viso con il loro bacio freddo e tremante.

Tutti noi altri invece passiamo la maggior parte del tempo a lamentarci di qualcosa rimpiangendo qualcos’altro e desiderando ciò che quando arriverà ci darà altrettanta noia di quello che c’era prima.

D’estate fa troppo caldo, d’inverno piove sempre e fa buio presto, le scuole aperte significano impegni a non finire, con le scuole chiuse bisogna riorganizzare tutto quanto, chi ha troppo lavoro è stressato, chi ha poco lavoro si annoia, chi fa il lavoro sbagliato è disperato e chi il lavoro non lo trova è disperato di più ma di meno di chi aveva un lavoro di merda però lo ha perso e lo rivuole anche se sembrava proprio un lavoro di merda, prima, quando ce l’aveva.
Tra le tragedie vere e quelle presunte ci muoviamo su un tapis roulant di vischioso malcontento e intanto le stagioni cambiano, rotolano una di seguito all’altra, con testarda continuità e qualche estemporaneo scossone.

Ecco.

Ecco…io sono qui irritata dal fatto che proprio in quei due, tre giorni in cui mi sono distratta l’estate è scomparsa nel niente senza un saluto e senza lasciarmi il tempo di abituarmi all’idea ed ora seduta al pc con le mani fredde e la felpa addosso schivo come meglio posso i soffi di vento che sbuffano dalla finestra che mi ostino a tenere aperta. La notte ho freddo con la copertina ma troppo caldo con il piumone. Borbotto e scalcio senza trovare pace: dentro il letto e fuori dal letto, coperta, scoperta, apri la finestra, chiudi la finestra, socchiudi, riapri, sotto le coperte, sopra le coperte e così via…..la mattina sono uno straccio.

Per coloro che si stanno chiedendo dove siano finite le mezze stagioni ecco la risposta: sono tutte a casa mia!

Come sempre le migliori soluzioni sono nel cibo e, qualche volta, nell’alcool.

Vi siete mai chiesti perché fate conserve, passate di pomodoro, marmellate e liquori?

Si, vabbè, una volta era saggia economia domestica. Ora potete crederla economia domestica “vintage”, voglia di mangiar sano e “fatto in casa” o potete illudervi che sia per il gusto e la soddisfazione ma la verità è che si tratta di un ingenuo trucco per essere altrove.
La passata di pomodori  rossi e succosi “sudata” nel bel mezzo dell’estate conforterà le tagliatelle delle domeniche corte e severe d’inverno, le marmellate preparate con i frutti appena colti ci inseguiranno di stagione in stagione scavalcando albe e tramonti e piazzandosi nel centro di un presente appiccicoso di zucchero e ricordi a scelta, le castagne surgelate nel pieno dell’inverno compaiono all’improvviso in un bavarese di fine estate per rassicurarci che tutto andrà bene e che sarà bello stringere i marroni abbrustoliti quando sarà di nuovo il loro tempo. Mentre prepariamo i nostri cibi preferiti pensiamo al futuro nel quale li degusteremo e quando il futuro sarà diventato un noioso presente ci rifugeremo nel ricordo del passato con la bocca piena e le dita sporche.

Ecco un furbo modo per intrecciare il tempo, legare passato e futuro con un nastro di seta salvo accorgersi che si può vivere davvero solo un eterno presente da imbrogliare però mescolando i sapori.

Intanto si mangia.

E si beve.

Può succedere che il presente sembri meno noioso con un sorriso addosso ed un sapore perfetto in bocca e nel cuore.

Affetta da una certa megalomania non mi bastava prendere un qualcosa qualunque e inscatolarlo o imbarattolarlo per portarlo con me nel futuro. Per fare il mio nocino ho cominciato all’inizio dell’estate e ci è voluta TUTTA la stagione perché fosse pronto. Il mio ampollone esposto al sole della finestra d’angolo era ormai diventato a pieno titolo parte del paesaggio paesano e ora che non c’è più tutti si chiedono dove sia finito.
Io fieramente e un po’ tronfia mostro le bottiglie di prezioso liquore che dentro intrappolano il sole cocente dell’estate più calda del secolo ed il profumo dei boschi e di queste pietre. Quando sarà inverno ed io sarò lontana e mi prenderà la nostalgia mi farò un goccetto e tornerò come nuova.

Spero.

Insomma….è un barba trucco…..deve funzionare per forza!

Questa ricetta è diversa da tutti i milioni di ricette che ho trovato su libri, riviste e sul web, è molto più laboriosa (perché sono megalomane nonché amante delle cose complicate) ma il risultato è eccellente e ne sono fiera sul serio.

Mi rendo conto che è incongruo pubblicare la ricetta ora che non potete utilizzarla. Purtroppo, si sarà ormai capito, come food blogger faccio veramente schifo.

In compenso ho un futuro luminoso nell’alcolismo.

Ringrazio le preziosi fonti che mi hanno fornito la ricetta ed il mio personal “maestro di liquori” al quale sono, senza una briciola di modestia, ad annunciare che, come succede assai spesso, l’allieva ha superato il maestro.

E dunque, copia- incollate che tanto la prossima estate arriverà in men che non si dica e dopo averla aspettata con tanta ansia vi ritroverete frustrati dalle temperature insopportabili, infastiditi dalle zanzare a lamentarvi del caro-ombrellone. Per distrarvi vi farete una gita in campagna a cogliere malli di noce. E penserete a me e a quanta saggezza gronda dalle mie parole!

 

 

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   Pssss…..non ho una vista magnifica dalla finestra d’angolo?

Per cominciare:

munirsi di un recipiente in vetro che si possa chiudere ermeticamente (tipo uno di quei grossi vasi da olive o un grande fiasco con l’apertura larga almeno 5 cm.), guanti di gomma, martello e gli ingredienti sotto indicati.

 

Ingredienti:

1 kg. di malli di noce

1 lt. di alcool puro

Due litri di vino tipo trebbiano (io ho utilizzato del trebbiano d’Abruzzo)

400g. di zucchero semolato

100g di zucchero di canna

Una stecca di cannella

Due chiodi di garofano

Qualche bacca di ginepro

 

In molte ricette che ho letto si parla di dieci, dico DIECI, chiodi di garofano. I chiodi di garofano hanno un aroma molto intenso, già quattro sono troppi figuriamoci dieci. Vi parlo per esperienza diretta, il nocino di casa di due anni fa sapeva di chiodo di garofano E BASTA. E questo benché fossero stati utilizzati solo cinque o sei chiodi .
Io vi ho avvisato, poi fate come vi pare.

La mia personale “licenza poetica” è aver aggiunto alla lista delle spezie un pizzico di polvere magica, che nella cucina di una pasticcera non manca mai. La mia polvere magica è un mix di noce moscata, cannella, vaniglia, chiodi di garofano (per questo ne ho messi solo due interi) ed un lieve sospiro di zenzero. Utilizzare le spezie è una difficile arte e può compromettere il risultato. Che dire? Incrociate le dita e proseguite.

Ora consultate il calendario ed il giorno di San Giovanni, che cade il 24 giugno, programmate una bella gita in campagna. Se già vivete in campagna tenete d’occhio il noce, come voi molti altri lo hanno già puntato. Qui da me succede uno stranissimo fenomeno: il 23 giugno i noci sono carichi di frutti, il 24 gli unici ancora appesi ai rami sono solo quelli brutti e rognosi. Quindi occhio.

Se non si fosse tramandata questa leggenda secondo la quale i malli vanno ASSOLUTAMENTE colti all’alba del giorno di San Giovanni questo non succederebbe. Se non credete alle leggende, programmate la gita il 23 e così andate sul sicuro. Non esiste nessuna maledizione di San Giovanni per chi coglie i malli il giorno sbagliato, quello della maledizione è Tutankhamon.

Portato a casa il bottino (un chilo di malli quanto fa? Circa 20, 30 malli? Mi pare…) vestitevi in maniera congrua, legatevi i capelli e proteggete mani e braccia. Ora dovrete pestare i malli e farli a pezzi e sappiate che non sarà un lavoro per mammole. Il succo dei malli è ALTAMENTE urticante e tinge in maniera indelebile. Quindi proteggetevi a dovere e non utilizzate il vostro tagliere preferito a meno che non avevate già intenzione di cambiare il suo colore in una nuova nuance verde-marrò cacca d’uccello.

Io ho avvolto i malli in tela robusta e li ho pestati con il martello dopo averli intaccati con il coltello. Una strage ben riuscita.

Ora mettete i malli nel recipiente preposto, unite l’alcool, le spezie e la mela tagliata a spicchi e poi esponete al sole per venti giorni. Al temine dei venti giorni aggiungete una bottiglia di vino, richiudete il recipiente e lasciatelo a bearsi per altri venti giorni al sole. Quindi filtrate più volte il liquido ottenuto e lasciatelo riposare in una bottiglia. Alla poltiglia di spezie e malli aggiungete invece l’altra bottiglia di vino in dotazione e riponete anche questo infuso al sole per quindici giorni.

Infine filtrate per bene il vino speziato che avrete ottenuto, mettetelo in una pentola dal fondo spesso, aggiungete lo zucchero e fatelo sciogliere sul fuoco basso. Basso, bassissimo.

E ci siamo quasi. Fatto freddare il liquido si può mescolare con quello già pronto, quindi imbottigliamo il tutto e lasciamolo riposare ancora qualche giorno.

Finita tutta la trafila ecco che le giornate si sono accorciate, il sole si è fatto più gentile e sono arrivate le prime piogge.

Presto avrete voglia di ricordare quel giorno d’estate in cui avete fatto quella bella gita in campagna, avete mangiato carne alla brace in quel fantastico agriturismo in collina e poi avete passato la serata a prendere a martellate malli di noce.

  

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