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Elsa Morante e la sua Storia

Da Ornellaspagnulo82 @OrnellaSpagnulo

“Senti, Nino… adesso devo dirti… si tratta d’un avviso gravissimo… Bada: non dire a nessuno di… di questo pupo. Per il momento, è meglio tenere nascosto che… che lui c’è… Però se la gente lo scoprisse, e qualcuno ti domanda, l’unica cosa da fare sarà di rispondere che è un nipote, rimasto senza altri parenti e… e affidato a noi…”
Nel tempo di una rapida occhiata, Nino s’illuminò di arroganza, di compatimento, di supremazia e di libertà. Alzò una spalla con una smorfia, e replicò, piantandosi sulle gambe nella posa di un barricadiero:
“Se me lo domandano, A ME, io dico: e a voi che ve ne frega?”.
La Storia di Elsa Morante.

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Dal blog di Sandra Petrignani, un articolo su Elsa Morante pubblicato su “Il foglio” del 7/7/2012: “Non la riconobbi subito, non somigliava alle foto che ricordavo, ma capii presto chi fosse dalle parole grate che rivolgeva a Ruggero. Era Elsa Morante. La mia scrittrice preferita. L’ideale irraggiungibile dei miei vent’anni. Una leggenda. In carne e ossa andò a sedersi con quel ragazzo a un tavolo in disparte. In carne e ossa? Chissà. Anche in ciabatte era comunque una divinità. E io ero stata testimone di un’epifania”.

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Giorgio Montefoschi, “Corriere della sera”, 28/11/1995: “Dunque, in un passage, vado a pagina 188, quando Garboli si domanda: “Chi racconta La Storia“. “La Storia“, risponde, “è il solo romanzo della Morante a essere raccontato da Elsa Morante ipse, proprio lei, con l’ intenzione e il timbro della sua voce“.

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“Scrivere un romanzo che abbia un respiro universale, che sia così ambizioso da voler raccontare sia la vita all’apparenza insignificante dei nessuno che sono passati di qua, sia la Storia con la s maiuscola che ha permesso Auschwitz e il fascismo e le bombe e le armi, e che oggi è diventata violenza latente e mediatica, sembra un’impresa quasi impossibile. Elsa Morante ci è riuscita. Ci è riuscita una donna nel 1974. Forse tutto questo coraggio ha persino spaventato, inizialmente, alcuni ipercritici lettori. Ma la Morante ci ha avvertiti: Por el analfabeto a quien escribo. Ecco, lei era talmente anarchica e politicamente scorretta da scrivere per tutti noi, senza distinzioni. Ed era così innamorata delle parole.. Era come il suo piccolo Useppe: «Si capiva che le parole, per lui, avevano un valore sicuro, come fossero tutt’uno con le cose». Così La Storia esce dalla carta stampata, e va là fuori, fa tutt’uno con il mondo. Diventa vita.” (Silvia Avallone, “Corriere della sera”).

 



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