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Emergenza abitativa, il corteo di Roma e la legalità violenta

Creato il 14 aprile 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Gli atti di violenza sono stati compiuti dai proprietari di molte case tenute sfitte per non abbassare i canoni di locazione e dall’Aler regionale che preferisce di tanto in tanto costruire condomini nuovi (???) dal costo di alcuni milioni di euro, anziché fare un maggior numero di ristrutturazioni di alloggi popolari. Il dramma della casa non è quello di un corteo con qualche violento, bensì di una violenza istituzionale che genera disuguaglianze inaccettabili. Anni e anni di pratiche immorali, ingiuste, disumane, per coltivare profitti feroci a spese di numerose famiglie dal reddito medio-basso, torturate dalla precarietà e dalle tasse: questa è la violenza silenziosa, legittimata e praticata ogni giorno senza fare notizia. Non c’è un ordine costituito da difendere, nemmeno esiste una legalità dove l’ingiustizia sociale ed economica è così evidente e intollerabile. La disperazione delle famiglie sfrattate è costretta a tacere, viene circondata dal silenzio, non deve far notizia fra le chiacchiere vane dei politici e la nera difesa del privilegio da parte della media borghesia. Questo solo per inquadrare uno dei problemi sollevati dal corteo, oltre alla Tav e alle incredibili politiche contro il lavoro e altre follie. Non è questo il mondo civile fatto dagli uomini di cui parlava Vico. Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza. La storia s’è inceppata e va rimessa in cammino.

 

Qui sotto l’articolo uscito su La Stampa, domenica 13 aprile

 

Il “blu-bloc” appare e si scatena in Via Veneto, k-way azzurri tirati fuori all’improvviso e indossati sopra le classiche divise nere degli antagonisti più violenti. E il corteo per la casa e contro l’austerità a Roma degenera in duri scontri con la polizia. Molti feriti, circa una quindicina, un manifestante perde una mano per lo scoppio di un petardo, almeno 6 i fermati. Prima arance e uova, poi bottiglie e bombe carta, alle quali si risponde con lacrimogeni e cariche, due di alleggerimento, ricostruisce poi il Viminale. Lunghi minuti di guerriglia nel centro storico della Capitale. “Una violenza che colpisce l’intera città”, dirà il sindaco Ignazio Marino.

Gli irriducibili indossano maschere di Anonymous – che per un po’ `hackera´ e oscura il sito di Matteo Renzi – e hanno i k-way, alcuni con il simbolo del Reparto Mobile della polizia: una provocazione ai tutori dell’ordine, che in passato erano già stati definiti blu-bloc, a ribaltare l’accusa di violenza per i black-bloc. Polizia e carabinieri caricano le prime file del `blocco´ vicino al ministero del Welfare, mentre il resto del corteo, fino ad allora pacifico, retrocede nel panico da via Veneto verso piazza Barberini e via del Tritone. Gli scontri continuano, sul selciato restano tantissimi k-way azzurri, il simbolo della giornata. Le ambulanze soccorrono i manifestanti e gli agenti contusi.

La violenza anche questa volta ha oscurato un corteo di migliaia di persone che era partito da Porta Pia dietro lo striscione «Ribaltiamo il governo Renzi. Cancelliamo il decreto Lupi e Jobs Act», tra le bandiere dei movimenti, No-Tav e No-Muos in primis. Giovani e anziani, ma anche famiglie con i bambini e molti immigrati, sfilano contro la precarietà del lavoro e le misure di austerity che vengono rimproverate al premier. Rigide le misure di sicurezza, con oltre 1500 uomini schierati, blindati e cancellate mobili nei punti nevralgici. «Il nostro piano casa, occupiamo tutto», si legge su uno striscione. E ancora «Casa reddito dignità» o «Dalle metropoli alle Università assediamo austerity e precarietà». Sui muri manifestini che dicono «Potete chiamarci Neet (acronimo inglese che indica chi non studia, non lavora e non fa formazione, ndr), rimaniamo precari incazzati». Si rivede il book-bloc, gli scudi di gommapiuma con i titoli di libri famosi, da Omero a Shakespeare. Qualche manifestante orina davanti alle sedi dei ministeri, come un gruppo di donne a difesa della legge sull’aborto, all’ingresso di quello della Salute. Tutto sempre documentato in diretta su Twitter e sugli altri social network.

Ma alcune decine di militanti non si accontentano di urlare. La polizia ne ha identificati una trentina prima del corteo, ai quali ha sequestrato bastoni. Adesso altri lanciano arance e uova contro il ministero dell’Economia, in via XX Settembre. Quindi in via Veneto, la strada della Dolce Vita dove si scatena la rabbia del blocco nero oggi diventato blu. Petardi e bottiglie contro le forze dell’ordine, che lanciano lacrimogeni e caricano. Il sindaco Marino rientra in Campidoglio, dove c’è un’unità di crisi che segue la situazione. Alla fine si conteranno decine di feriti, tra cui un funzionario di polizia. Il più grave è un manifestante, un peruviano di 47 anni che ha avuto una mano amputata per lo scoppio di un petardo. Un agente ha un’ustione alla gamba, provocata da una bomba carta. Il primo bilancio dei fermati è di 6 persone. Un pomeriggio di grande tensione per Roma, che colpisce anche i commercianti: Federmoda lamenta un calo del 70% degli incassi in centro, dove molti negozi sono rimasti chiusi per paura.


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