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Emil Cioran, La caduta nel tempo.

Da Silvy56
Emil Cioran, La caduta nel tempo.
Vi dedicate alla conversione di qualcuno? Non sarà mai per operare in lui la salvezza, ma per obbligarlo a patire come voi, perché egli si esponga alle stesse prove e le attraversi con la stessa impazienza. Vegliate, pregate, vi tormentate? Faccia altrettanto anche quest'altro, sospiri, urli, si dibatta in mezzo alle stesse vostre torture. L'intolleranza è propria degli spiriti turbati, la cui fede si riduce a un supplizio più o meno voluto che essi desidererebbero fosse generale, istituzionale. Dato che la felicità altrui non è mai stata né un movente né un principio d'azione, non la si invoca se non per mettersi la coscienza a posto o per trincerarsi dietro nobili pretesti: qualunque sia l'atto a cui ci si risolve, l'impulso che ad esso conduce e ne accelera l'esecuzione è quasi sempre inconfessabile. Nessuno salva nessuno: si salva solo se stessi, e non c'è modo migliore di riuscirci che ammantare di convinzioni l'infelicità che si vuole distribuire e prodigare. Per quanto prestigiose ne siano le apparenze, il proselitismo deriva pur sempre da una generosità sospetta, peggiore nei suoi effetti di un'aggressione patente. Nessuno è disposto a sopportare da solo la disciplina che pure ha accettato, né il giogo che ha consentito a portare. Dietro l'esultanza del missionario e dell'apostolo spunta la vendetta. Se ci si dedica all'opera di conversione non è per liberare, ma per incatenare.

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