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English hospitality

Creato il 08 aprile 2014 da Mapo
L'ultimo ricordo lucido che avevo degli inglesi appartiene a una vacanza-studio a Canterbury di quando ero al liceo. 3 settimane a 5 km di distanza dal centro della città; più un corso di camminata urbana che di inglese corrente.Ancora oggi, a ricordare quelle disavventure alla fine di una pizzata tra amici, vengono le lacrime agli occhi. Dalle risate.Ricordo che la famiglia in cui eravamo ospitati io e Paolo, un mio compagno di classe con la passione della musica e un sano pragmatismo bergamasco che ci faceva scoppiare a ridere in dialetto ad ogni acquazzone, non era certo un campione di galateo e ospitalità.Signori Barden, giusto per non fare nomi.English hospitality
I figli, maggiorenni da tempo, partiti da casa anni prima, ma con le loro camere al piano di sopra intonse e piene dai polvere e giocattoli, in parti uguali.Il padre, un inglese allampanato che vestiva maglioni di lana dalle fantasie improbabili e le guance sempre arrossate dalla birra in lattina, ci rivolse la parola 3 volte durante tutta la nostra permanenza. Una volta a settimana, come l'acqua alle piante da appartamento.La più carina, un "what do u think about english weather?", quando, di ritorno dalla solita lezione di inglese in italiano, citofonammo completamente fradici alla porta di legno laccato di Manor Close, in cima a tre gradini di pietra grigia, segnati dalle crepe del tempo e della noncuranza. Visibilmente ubriaco.La nostra camera, un ripostiglio a forma cubica in cui si poteva stare in piedi solo a turno, disponeva di un bagno privato, sporco e senza bidet. Il primo piano, toilette compresa, era rivestito a terra da una folta moquette rosa, installata nella prima metà degli anni 80 e, da allora, mai davvero pulita.English hospitality
Le cene si svolgevano separatamente. La signora, una grassa madre di famiglia sempre in grembiule con corti capelli biondo cenere e le cavigle gonfie, in cucina ad ascoltare la radio. Lui sul divano con lunghe lattine di birra e un piccolo vassoio dove a turno venivano servite uova fritte e carne di maiale. Una volta lo sentimmo esibirsi, me tre fissava un quiz a tutto volume in TV, in un rutto che definimmo "con strascico". Un campione mondiale, almeno 23 secondi senza chiudere la bocca.Noi due, faccia al muro, con due piatti ampi e rotondi appoggiati su un piccolo tavolo a parete, profondo al massimo un paio di spanne. La sistemazione era studiata in modo che, qualora avremmo voluto chinarci leggermente sulla scodella per non versare la zuppa, avremmo picchiato la fronte contro la carta da parati, anonima e cupa. Un bicchiere d'acqua a testa e un menù a base di surgelati a buon mercato. English hospitality
Talvolta, a contorno, verdure fritte o, nei giorni più sfortunati, frammenti di lisci capelli neri. La signora, per arrotondare, tagliava capelli in cucina a clienti occasionali, nei lunghi pomeriggi piovosi in questo angolo di mondo a più di un'ora di treno da Londra.English hospitality
Ci sono voluti più di dieci anni per farmi riattraversare la manica.Da allora non è cambiato molto. Ho litigato e sorriso allo stesso tempo, come sempre. E ovunque.Quando tra qualche lustro ritornerò nei dintorni sono pronto a raccontarvi perché.

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