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Ennesimo episodio di “ignoranza razziale”

Creato il 11 dicembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Parla il giovane di colore insultato e picchiato da tre muratori in via Casale a Milano

«Spostati negro», spintoni, calci e pugni contro un uomo di 31 anni. Cittadino del Gambia da 16 anni in Italia, Roberts Latir è stato insultato e picchiato violentemente da tre muratori bergamaschi, in via Casale, martedì 2 dicembre, per il solo “torto” di avere la pelle scura e origini straniere, per “ignoranza razziale”.

Dopo le botte, le cure dei medici e una notte passata senza chiudere occhio a pensare e ripensare «al perché di tanta cattiveria». I dolori al mento e al capo per i colpi ricevuti sono passati in secondo piano. Roberts è addolorato per quanto accaduto l’altro pomeriggio: «Eppure ho conseguito la licenza media qui, a Treviglio, lavorando di giorno e frequentando la scuola serale». Roberts è arrivato in Italia nel 1998 e ha sempre lavorato: in fabbrica a montare canne fumarie e caminetti, a distribuire riviste, a fare traslochi. Tanti anni in regola, senza mai sgarrare, che gli hanno permesso di conseguire la carta di soggiorno.
Poi i pensieri vanno al suo Paese, il Gambia (ex colonia britannica indipendente dal 1965). «In questo momento i miei genitori sono lì e spero proprio non siano venuti a sapere di quanto mi è accaduto. Ne soffrirebbero troppo. Io sono venuto in Italia per migliorare la mia vita. Del resto il sogno italiano resta nel cuore di molti».
Italia per Roberts vuole dire Milano e dintorni, perché si è sempre mosso qui, nonostante non siano sempre state rose e fiori. «La generosità di alcune persone è fuori discussione. Però non c’è giorno in cui non debba fare i conti con una realtà triste. Quando mi vedono, nei miei confronti c’è molta diffidenza. Mi fanno sentire scomodo, diverso». 
E ricorda un episodio increscioso che gli è capitato due settimane fa sui Navigli. «Sono entrato in un ristorante chiedendo di poter andare in bagno. Mi è stato negato. Così ho fatto pochi metri e ho chiesto la stessa cosa a un cinese che gestisce un bar. Nessun problema: mi ha indicato i servizi senza pretendere che consumassi. Loro hanno più umanità, sentono meno la differenza di razze. Sono cresciuto qui a Milano, eppure resto un diverso».
«Porto ancora i segni, sulle mani e sulla fronte. Dalla rabbia e dalla delusione, mi sono messo a piangere. 
Dopo anni di sacrifici, pagando le tasse, sentirsi ancora dire “negro di… torna al tuo Paese” è veramente frustrante. Mi hanno picchiato in tre, da vigliacchi. Anche chi non ha alzato le mani mi gridava in faccia di andarmene via».
«Che tristezza vedere che ci sono ancora persone così ignoranti e piene di pregiudizi nei confronti di chi ha la pelle di un altro colore. Addirittura arrivare a mettere  le mani addosso». Questo è il commento di un testimone nonché amico di Roberts, Carlo D.

Questa vicenda però avrà di certo conseguenze: la polizia intervenuta sul posto aveva ascoltato i testimoni e identificato gli aggressori. Latir è stato convocato dal suo consolato per dare conto dell’accaduto. «Penso mi aiuteranno a sporgere denuncia». E visto che siamo prossimi al Natale si augura che «queste feste portino tante belle cose, ma soprattutto l’armonia tra la gente. Prima di giudicare le persone bisognerebbe conoscerle, e il colore della pelle è poca cosa».

di Kristina Ghali

Tags:casale,gambia,ignoranza,latir,milano,razzismo,roberts

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