Magazine Libri

Ennio De Giorgi: Il Matematico Che Fa Paura Ai Potenti

Creato il 08 febbraio 2012 da Annaritarbr
Ennio De Giorgi: Il Matematico Che Fa Paura Ai Potenti
L'8 Febbraio del 1928 nasceva a Lecce, per poi spegnersi a Pisa il 25 ottobre del 1996, Ennio De Giorgi, uno dei più grandi matematici del XX secolo. Il padre Nicola era un colto letterato leccese, autore di testi e insegnante di lettere alle magistrali; la madre Stefania Scopinich proveniva da una famiglia di marinai dell’isola di Lussino (in Croazia). Il nome di battesimo fu voluto dai genitori per onorare Quinto Ennio "Rudinus", considerato tra i padri della letteratura latina e nato nel 239 a.C a Rudiae, località corrispondente all'odierno Salento pugliese.
La locuzione, presente nel titolo, "Il Matematico Che Fa Paura Ai Potenti" proviene da un articolo di Famiglia Cristiana, uscito nel 1960, che parlava di  De Giorgi, ricordando il suo impegno appassionato e costante in difesa dei diritti umani, del suo credo religioso, e nella promozione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Questo grande genio matematico di origini salentine si è occupato nella sua carriera accademica, in particolare, di teoria geometrica della misura, calcolo delle variazioni, e della teoria delle equazioni alle derivate parziali. Nel 1957, giovanissimo, determinò la regolarità holderiana delle soluzioni delle equazioni ellittiche del secondo ordine, che oggi viene chiamato comunemente Teorema di De Giorgi - Nash, perché dimostrato da De Giorgi alcuni mesi prima del premio Nobel per l'economia  John Nash.
Non sto qui a soffermarmi più a lungo sulla sua biografia e sui numerosi e prestigiosi riconoscimenti da lui ricevuti, lasciandovi al bellissimo discorso tenuto, il 14 maggio 1997, da Antonio Leaci, Direttore del Dipartimento di Matematica dell'Università di Lecce, in occasione dell'intitolazione del citato Dipartimento a Ennio De Giorgi.
Lo riporto di seguito, integralmente.
A. Leaci,
DISCORSO PER L' INTITOLAZIONE DEL
DIPARTIMENTO DI MATEMATICA DELL' UNIVERSIT A
DI LECCE A ENNIO DE GIORGI
Giornata celebrativa in ricordo di Ennio De Giorgi. Lecce, 14 maggio
1997.
Il testo è tratto da "Per Ennio De Giorgi", Universit à degli Studi di Lecce,
Liguori Editore, Napoli 2000, 47-51

Autorit à, colleghi, signore e signori, desidero ringraziare tutti coloro che sono presenti qui oggi, in particolare coloro che sono venuti a Lecce a testimoniare non solo la loro ammirazione per il grande matematico ma anche i profondi vincoli di amicizia che legavano tanti colleghi in ogni parte d' Italia a Ennio De Giorgi.
Nel mio breve intervento non parler ò dei risultati scientifici da Lui ottenuti.
Nel pomeriggio interverranno, per presentare alcuni aspetti della sua opera matematica, Mario Miranda, Sergio Spagnolo e Antonio Marino.
Essi iniziarono a collaborare con Lui in momenti e su problemi differenti, divennero tutti e tre suoi grandi amici, e gli sono stati vicini, insieme a tanti altri colleghi pi u anziani e pi u giovani, fino agli ultimi istanti della sua vita.
Desidero ringraziarli per aver accettato di illustrare qui a Lecce alcune delle problematiche affrontate da Ennio De Giorgi e la genialit à delle sue soluzioni.
Non elencher ò i riconoscimenti e i premi che gli furono tributati né mi soffermer ò sulla sua attivit à in difesa dei diritti umani, sulle iniziative da Lui promosse e sui suoi scritti di carattere "sapienziale", riuniti da Antonio Marino e Carlo Sbordone in un volume edito dall' Accademia Pontaniana di Napoli, con una iniziativa altamente meritoria, di cui Ennio De Giorgi era stato cos ì lieto.
Intendo invece soffermarmi sui rapporti tra Ennio De Giorgi e il Dipartimento di Matematica dell' Universit à di Lecce, sottolineando quanto Egli ha fatto per tutto questo Dipartimento. Le mie parole saranno certo insuffcienti a descrivere adeguatamente la sua attivit à, ma spero che mi perdonerete, comprendendo il mio stato d'animo e il mio coinvolgimento emotivo.
In questo momento non riesco a non ripensare con dolore a quel giorno di ottobre di un anno e mezzo fa, quando, accompagnandolo in una delle sue abituali visite, mi sembr ò naturale discutere con Lui della proposta, fatta da alcuni colleghi, di candidarmi alla direzione di questo Dipartimento.
Pur non essendo mai stato afferente, Ennio De Giorgi ne faceva parte nei fatti. La sua risposta fu in linea con tutto il suo insegnamento: a volte dobbiamo accettare di sacrificarci, e di rinunciare per un po' a ci ò che pi ù ci interessa, dedicando il nostro tempo a compiti meno attraenti, per contribuire al funzionamento delle istituzioni.
Accettai la carica di direttore, con il proposito di continuare a dialogare con Lui, certo di ottenere, al momento opportuno, un parere illuminato e sicuro, certo che, in caso di errore, sarei stato corretto nel pi ù lieve dei modi.
Non potevo certo sospettare che quella scelta mi avrebbe tenuto meno vicino a Lui proprio nell' ultimo anno della sua vita, mi avrebbe sottratto una parte dei suoi ultimi insegnamenti.
Vi chiedo scusa per questa considerazione forse troppo personale, ma non posso rimanere distaccato e formale parlando di colui che per oltre vent' anni mi ha guidato, sostenuto, incoraggiato.
Ennio De Giorgi si rec ò a studiare a Roma nell' immediato dopoguerra e consegu ì la laurea in matematica nel 1950. Immediatamente il suo genio era stato riconosciuto da Mauro Picone che lo aveva indirizzato a lavorare su alcuni dei problemi pi u interessanti e difficili con cui i matematici dell' epoca si confrontavano. Certo è difficile immaginare che qualcuno abbia potuto guidare Ennio De Giorgi negli studi matematici. Il suo intuito lo portava sempre avanti, Egli ha sempre aperto nuove strade alla ricerca matematica, ha allargato gli orizzonti di questa disciplina, anche accogliendo e facendo sue problematiche che venivano da altri settori della Scienza.
Nell' arco di sei o sette anni dopo la laurea Egli aveva ottenuto tali risultati da poter essere annoverato gi à tra i pi u grandi matematici del secolo.
Nel '59, a soli trentun anni, dopo un anno di insegnamento a Messina, venne chiamato a ricoprire la cattedra di analisi matematica, algebrica e infinitesimale presso la Scuola Normale di Pisa e per i successivi 37 anni fu una dellefigure di maggiore spicco di quella prestigiosa istituzione. In quella prima fase della sua carriera Ennio De Giorgi, che per tutta la vita volle conservare la cittadinanza leccese, non ebbe molte occasioni di ritornare a Lecce, se non per brevi periodi di vacanza quando veniva a trovare la madre, per esserle accanto col fratello Mario e la sorella Rosa nel ricordo del padre prematuramente scomparso.
La sua attivit à scientifica era intensissima, e a Pisa cominciava a riunire intorno a sè un gruppo di allievi con i quali affrontava sempre nuove ed interessantissime problematiche. Di quegli anni, dal '60 al '67, certamente ci parleranno Mario Miranda e Sergio Spagnolo, descrivendoci parte delle ricerche che essi svolsero in collaborazione con Lui. E proprio nell' anno 1967, non ancora quarantenne, impegnato nello studio delle superfici di area minima, della G-convergenza, dei sistemi ellittici, invitato da matematici di ogni parte del mondo che desideravano sentire da Lui i suoi profondissimi risultati, Egli non si tir ò indietro, ed accett ò con entusiasmo di lavorare per la sua citt à natale, entrando a far parte del Comitato tecnico ordinatore della Facolt à di Scienze MM. FF. NN. dell' Universit a di Lecce. Cos ì il 3 luglio 1967, quasi trenta anni fa, Ennio De Giorgi apponeva la sua firma, insieme a quella di Alberto Bonetti e Nicol ò Dalla Porta, sull' atto di nascita della nuova Facolt à, e di conseguenza poneva le basi per la costituzione dell' Istituto di Matematica. Fu Lui a determinare l' avv io dell' insegnamento universitario della matematica a Lecce e ad orientarlo nel migliore dei modi, ottenendo la collaborazione di prestigiosi matematici che, per periodi pi u o meno lunghi, insegnarono in questa sede.
Negli anni successivi, le visite di Ennio De Giorgi a Lecce si fecero pi ù frequenti; Egli era desideroso di venire a trovare la madre che cominciava ad essere avanti negli anni, ed era sempre attento alle vicende dell' Istituto di Matematica. Ogni volta che i suoi allievi pisani e di tante altre parti d' Italia ottenevano nuovi importanti risultati, Egli li esortava a venire ad esporli a Lecce, ed in questo modo il giovane istituto leccese era inserito in una rete di ricerca di valore internazionale. Ma era soprattutto Lui stesso che, appena i suoi impegni lo consentivano, visitava l' Istituto, pronto al dialogo con chi gliene faceva richiesta, con i docenti e poi con i primi studenti leccesi che, raggiunta la laurea, cominciavano la loro attivit à di ricerca.
Era sempre disponibile a parlare non solo su argomenti di equazioni differenziali, di calcolo delle variazioni, di Gamma convergenza, e poi di problemi con discontinuit à libere, ma anche, nel corso degli anni, su argomenti di geometria, di logica e teoria dei fondamenti, di didattica, di matematica applicata e pi ù in generale su ogni problema significativo di matematica che gli veniva proposto.
Quando Egli era qui e giungeva qualche matematico invitato a tenere un seminario, si faceva premura di accoglierlo, ascoltarlo, soffermarsi con Lui per far s ì che l' ospite si sentisse benvenuto nel "suo" dipartimento.
Quanti seminari, quante lezioni avr à fatto Ennio De Giorgi presso questo Dipartimento? Certamente numerosissimi, talora intervenendo nei convegni o nelle altre iniziative organizzate qui o presso altri dipartimenti dell' Universit à di Lecce, ma molto pi u spesso in maniera informale, proponendo incontri di lavoro aperti a tutti gli interessati, senza vincoli burocratici.
Qui a Lecce, Egli proseguiva le attivit à intraprese presso la Scuola Normale, creando intorno a sé un clima di lavoro sereno ed entusiastico.
In questo modo Egli risultava costantemente impegnato, in ogni momento dell' anno. Le sue "vacanze" a Lecce si traducevano talora in incontri quasi giornalieri presso questo dipartimento.
Questa sua eccezionale attivit à aveva le sue radici e il suo sostegno nell' ideale dell'amore per la Sapienza che, principalmente in questi ultimi anni, con tanta convinzione Egli propugnava. Nell' intervista posta dai curatori come prefazione ai due volumi a Lui dedicati per il sessantesimo compleanno, Ennio De Giorgi diceva:
Io considero la Scienza come parte della Sapienza, intesa in tutta la ricchezza di significato che troviamo per esempio in uno dei Libri della Bibbia, il libro dei Proverbi. Questo libro ci ricorda il carattere amichevole e conviviale che deve avere la comunicazione del sapere, con le parole:"La Sapienza ha costruito la sua casa, adornata con sette colonne. Ha ucciso animali, ha procurato il vino, ha gi a preparato la sua tavola. Ha mandato le sue serve a fare gli inviti dai punti pi u alti della citt à.
Esse gridano:
. . . . . .
Venite e mangiate il mio pane bevete il mio vino aromatizzato
".Con questo spirito "sapienziale" Ennio De Giorgi affrontava alcuni tra i problemi pi u ardui della matematica del XX secolo.
Proprio nel 1988, poco dopo il suo sessantesimo compleanno, per la prima volta il suo fisico vigoroso, di audace scalatore e di appassionato esploratore delle coste e dei fondali, in particolare di quelli salentini, ebbe un segno di cedimento. Dopo quel malore gli  fu prescritto un periodo di convalescenza.
Egli affront ò tutto con l' abituale serenit à, fondata sulla sua Fede incrollabile, e rimase per qualche mese a Lecce, presso i suoi familiari. In quel periodo, con prudenza ma con costante impegno, continuava a discutere di matematica, frequentava sovente questo dipartimento, ed era lieto di rimanere in contatto con Pisa e col resto d' Italia grazie ai potenti mezzi dell' elettronica come era solito dire scherzosamente.
Alla fine di questo periodo di permanenza a Lecce, Egli volle presentare alcune delle sue riflessioni in un Quaderno del Dipartimento dal titolo Conversazioni di Matematica.
Nella prefazione scriveva:
"Ho pregato gli amici del Dipartimento di Matematica di Lecce di incaricarsi della diffusione di questi brevi appunti nella speranza che qualcuno li voglia rileggere criticamente, separando ci o che è nuovo da ci ò che e gi à noto, ci ò che è interessante da ci ò che è meno interessante".
Credo che per interpretare correttamente queste sue parole sia opportuno rileggere quanto aveva detto dieci anni prima, commemorando presso l' Accademia dei Lincei il suo grande amico e collega presso la Scuola Normale, Guido Stampacchia.
Spesso . . . il matematico che viene interrogato sulle ragioni di un suo lavoro scientifico tende a sottovalutarle, a dire che lo ha fatto per combinazione. . . Queste risposte non debbono essere prese alla lettera, ma piuttosto sono il segno delle difficolt à di esprimere il senso pi ù profondo della ricerca matematica ed anche del naturale riserbo di chi non vuol cadere nella retorica o nella presunzione, quando tenta di spiegare le ragioni del suo lavoro.Da parte mia credo che sia giusto rispettare questo riserbo durante la vita di uno scienziato, ma penso che una ricerca della verit à pi ù essenziale e profonda debba essere tentata dopo la sua morte.
Sono infatti convinto che in fondo la morte è il momento che ci rivela il senso pi u profondo della vita umana, ce ne mostra tutta la fragilit à e la debolezza, fa cadere tanti miti e tante illusioni, ma nello stesso tempo ci fa intravedere anche tutta la sua pi ù segreta grandezza.
Ennio De Giorgi inizi ò con quel quaderno leccese ad aggiungere forme nuove alla sua attivit a scientifica, indicando a tutta la comunit à matematica le sue intuizioni, le sue proposte, i suoi progetti, senza aspettare che fossero portati a compimento. Altri poi, in varie parti del mondo, avrebbero provveduto a farlo. Molte delle sue congetture sono state dimostrate, altre attendono ancora di essere "confermate o smentite", come sempre diceva con la sua naturale modestia. Credo che sia unico, nel panorama della produzione scientifica internazionale, questo autentico invito al tavolo della Sapienza.
In questi anni erano ancora aumentati i rapporti con studiosi di altre discipline, nell' ambito delle numerose Accademie di cui faceva parte e nelle quali era sempre particolarmente attivo, ma anche direttamente nelle Facoltà di Scienze, Ingegneria, Economia, dove accettava con piacere di parlare anche agli studenti pi u giovani. Negli ultimi mesi era impegnatissimo a sviluppare le sue idee sui fondamenti della matematica e il suo era un progetto di ampio respiro, come era evidenziato dal titolo di una delle ultime conferenze: "Verso i sistemi assiomatici del 2000 in Matematica, Logica,Informatica".
Per questa sua apertura verso le altre discipline, per le sue profonde ricerche di logica, e soprattutto per il suo altissimo impegno per il riconoscimento e la difesa dei diritti umani, la Facolt à di Lettere e Filosofia dell' Universit à di Lecce gli aveva conferito la laurea ad honorem in Filosofia.
Ennio De Giorgi coinvolgeva chi gli era vicino non solo nelle sue riflessioni matematiche, ma anche nelle sue iniziative umanitarie, prima inserito in Amnesty International, poi particolarmente sensibile all' attivit à di Christian Solidarity. Anche in questo campo era sempre avanti, a preoccuparsi soprattutto di chi correva il rischio di essere dimenticato. Ricordo bene che ci parlava delle sofferenze delle popolazioni cecene o curde, quando queste non avevano nessuno spazio sui grandi mezzi di comunicazione. La sua attenzione era sempre rivolta alle persone, alle famiglie, alle popolazioni bisognose di aiuto, vicino a Lui come a migliaia di chilometri, indipendentemente da ogni considerazione di parte. L' ultima proposta da Lui lanciata e sostenuta con grande entusiasmo è stata quella di inserire la Dichiarazione Universale dei Diritti dell' Uomo nella Costituzione Italiana.
Cos ì, tra l' altro, ha ricordato la rivista di Christian Solidarity: Il 30 agosto di quest'anno (il 1996) dal Dipartimento di Matematica dell' Universit à di Lecce, Ennio De Giorgi caldeggiava una nostra azione in difesa dei diritti umani, scrivendo tra l'altro:
"Bisogna rendere possibile la pi ù ampia informazione su un tema a cui tutte le persone che credono nella libert à, nella giustizia, nella dignit à e nel valore della persona umana dovrebbero essere sensibili".
Meno di due mesi dopo il rapporto trentennale tra Lui e questo dipartimento si è interrotto.
Non solo per celebrare uno dei pi u grandi matematici di questo secolo e uno dei pi ù illustri uomini del nostro Salento, ma anche per il doveroso riconoscimento del ruolo che Egli ha avuto nella nascita e nella crescita di questo dipartimento, noi oggi, con l' impegno e la speranza di onorare il suo nome e tramandarne il ricordo alle nuove generazioni, intitoliamo il Dipartimento di Matematica dell' Universit à di Lecce a Ennio De Giorgi.
Concludo il post, lasciandovi il link ad un video di Explora dedicato ad Ennio De Giorgi.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :