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Enrico Pea, Solaio – Seconda parte

Da Paolorossi

Solaio

Addio Solaio. Addio gruppetto di case a mezzacosta sulla collina: scarpata ai monti della Versilia: verde zoccolato di eccezionale potenza e bellezza, con le fondamenta alla pari del mare, che di quassù si scorge luccicare non lontano: poggio fortunato sulla città fragrante di aranci: basamento degno alla solennità delle Alpi, che di qui si susseguono, su, in bizzarre accidentalità, scalata di balza in balza gigantesca, fino agli statuari del monte chiamato Altissimo.

Solaio

La strada che conduce in mezzo al paese di Solaio, dalla pianura di Pietrasanta, è praticata fra ulivi e castagni e, da queste piante occultata, tanto che da lontano non se ne scorge traccia. E’ un segreto andirivieni, su questa strada, di passanti e di carri: un traffico non supposto, da chi stando quaggiù al piano, si volti a spaziare dal colle riposato al cielo, a pascersi gli occhi di luce dorata distesa sugli alberi a indugio, fino a tardi, quando qui in basso è già fredda ombra. Nulla si vede, che scopra e tradisca la via carraiola: lì c’è un’ombria che ricorda i suk d’Oriente:  così bene è sepolta, la strada; sotto il fogliame che la fa misterioso sentiero fuori del mondo: la via carraiola che pur brulica di popolo, di passione, di vita, di bestie da lavoro.

 (Enrico Pea, Solaio, Sansoni, 1941, pag. 180)


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