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Eolico spa

Creato il 23 luglio 2010 da Cultura Salentina

 

Tramonto salentino

Tramonto salentino (ph. Gianfranco Budano)


Ho le mani sporche di terra, per la verità non solo quelle; la mia faccia è intrisa di sudore, seguo mio padre a fatica, ho appena quattordici anni, ma il corpo già sufficientemente robusto. Insieme coltiviamo un vigneto, sicura fonte di sostentamento per la nostra famiglia. Odore di brina e solfato di rame, rimedio necessario contro la peronospora; se attecchisse perderemmo tutto il raccolto.

 

Il sole è ancora basso all’orizzonte ma irradia già la prima luce; i calli sotto il palmo della mano mi fanno male, l’aria è fresca nonostante l’afa patita in casa durante la notte appena trascorsa. Io porto l’acqua color verderame, che schizza sui miei pantaloni: ne sono imbrattati; mio padre irrora le fronde. Su e giù per l’immensa estensione del vigneto, passo dopo passo, per ore, fino a quando il sole alto non ci costringe a desistere. 

Ricordi non privi di nostalgia, oggi che all’interno del mio ufficio, col giusto refrigerio e la poltrona a norma 626 passo le giornate lavorando di dita e cervello. Per la verità ora lo posso dire: mi stancavo meno allora e forse ero anche più felice, in mezzo a quel paesaggio di struggente armonia, la fronte madida di sudore e l’animo pregno di serenità.

Non che a quell’età percepissi in maniera chiara la bellezza di quei momenti, ma in maniera istintiva quello sì. All’epoca percepivo in maniera molto più limpida la fatica e la voglia di tornare a casa a scorrazzare col Ciao assieme ai miei amici. Non che avessimo molto da fare, alla fin fine finivamo sempre per raggiungere qualche boschetto dei dintorni per cazzeggiare fino all’ora di cena e a fumare qualche Malboro stravaccati per terra nel tentativo di carpire appieno l’intenso odore dei pini.

Avevamo a disposizione il mondo, la bellezza del paesaggio salentino era la cornice ideale della nostra adolescenza.

Si potrebbe obiettare: “ma perché questo parla sempre al passato?“. Per un motivo molto semplice: ho lo strano presentimento che ci stiano fottendo, che ci stiano rubando il territorio senza che nessuno alzi un dito. Sarà vero? Si è posto il dubbio qualcuno che sotto questa specie di fintoambientalismo falsamente sostenibile si stia celando l’ennesima fregatura mafiosoaffaristica cui noi italiani siamo tanto abituati?

Le nostre campagne si stanno riempiendo di centrali eoliche e solari senza che nessuno abbia effettuato una pianificazione, abbia attuato una strategia, abbia il pieno controllo della situazione. Ne nascono ovunque, senza alcun senso logico, senza che nessuno si sia posto la domanda fondamentale: “cosa succederà al nostro amato paesaggio dopo?”.

Ma non avevamo un piano paesaggistico? E allora perché interi territori (ormai siamo a progetti faraonici), vengono continuamente distrutti? I vigneti vengono sradicati, gli uliveti insultati, ettari di terreni produttivi spianati, per piantarci degli specchi. Non bastavano la spazzatura, i pali dell’elettricità, i rifiuti agricoli, non bastavano già i guai che abbiamo per distruggere già il nostro bel paesaggio? E poi, non potevamo iniziare dagli ettari di tetti che stanno sulle nostre case?

 


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