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"Epici lettori liberati dalla Gerusalemme" di IVANO NANNI

Creato il 01 marzo 2011 da Caffeletterariolugo


Sulla Maratona Letteraria dedicata alla "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso di sabato 26 febbraio presso "Entelechia"
Dice Flaiano nel - Diario degli errori - "Oggi i capolavori hanno i minuti contati”.
Questo era uno dei tanti aforismi di un genio della classicità contemporanea che fotografò il passato appena trascorso in una costellazione di epigrammi che sembrano rifiniti nella fucina di un orefice tanto sono perfetti, è come se Benvenuto Cellini avesse cesellato racconti nell'interno di un anello e l'avesse regalato al primo che passava per strada con la generosità tipica di chi può sperperare perché possiede quello che gli serve in abbondanza. Prendendo per buona l' osservazione del genio romano Ennius Flaianus, epigrammista latino, come un giornalista inglese credeva davvero che fosse Ennio Flaiano, si può dire che il panorama letterario è un grande cimitero di libri che non hanno passato la soglia del primo respiro, e quelli che hanno sfondato con un vagito il cielo del successo sono morti subito dopo per la fatica. Dunque non ci si può addentrare nella lettura dei contemporanei se non si è adusi ad andare per cimiteri come monatti a seppellire prove letterarie appena nate ma talmente malformate da perire per anossia da piccolezza congenita. Tuttavia anche nei più disillusi nasce a poco a poco la speranza di imbattersi in un alto e perfetto cipresso, che solo si eleva sulla bassa vegetazione sulla quale fa ombra con la sua punta immensa, ed è di un'altezza tale che tutte le tombe che gli stanno vicino non prendendo luce si adombrano di un lieve strato di muffa. Disperando di trovare letture con le quali soddisfare la nostra sete di assoluto, ci si affaccia con devozione alle reliquie dei santi che giacciono immortali poco lontano dal cipresso, in una cappella sfavillante di luce che colpisce gli occhi come la spada dell'eroe coglie il cuore dell'avversario penetrando tra le lamine della lorìca. È il gusto per la battaglia e per l'estasi della vittoria, è il sentire che l'eroe muore nella grazia di Dio combattendo per la sua gloria che ci eleva sulla nostra quotidianità. È il sentirsi avvolti in una lingua che nessuno può più parlare che rende leggero l'impegno che spinge i lettori ad accendere la lampada del leggio e far rivivere la magia della vita e della morte per amore. Si leggono, dunque, le molteplici voci del poeta, che mette in versi i nostri sentimenti, essendo il poeta uomo geniale e di sentimenti comuni nello stesso tempo, sentimenti che fatalmente non sappiamo più raccontare con tanta grazia e perfezione, per mancanza di tempo, ordine e gusto, e forse anche per troppo cinismo. Senza paura di diventare manieristi, dovremmo cercare di scavare la fossa al cinismo di questa epoca con l'umorismo che è incluso nel dire ora, in questo periodo storico, “ o belle a gli occhi miei tende latine “ e concederci l'opportunità di essere inattuali per essere sempre di più dentro ai sentimenti che ci fanno dire siamo umani, e meglio ancora, umanisti.
di IVANO NANNI
PUBBLICATO DA CLAUDIO NOSTRI MARTEDÌ, MARZO 01, 2011 INVIA TRAMITE EMAIL POSTALO SUL BLOG CONDIVIDI SU TWITTER CONDIVIDI SU FACEBOOK CONDIVIDI SU GOOGLE BUZZ

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