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Equità e manovra: un'Italia frazionata!

Creato il 19 dicembre 2011 da Tiba84
Riporto alcuni stralci di un editoriale sull'ultimo numero dell'Espresso, firmato da M. Ainis, in cui l'autore sottolinea l'iniquità della manovra, i punti in cui essa può essere migliorata e il significato che essa ha nell'Italia odierna, un Paese difficile da definire uno Stato. Grande compito della classe politica sarà affrontare definitivamente i singulti indipendentisti e lavorare sodo per creare quell'Unità che è stata raggiunta solo sulla carta...
Equità e manovra: un'Italia frazionata!
Il bollo non è uguale per tutti
Le diseguaglianza è il primo grande quesito nazionale, la divisione l'altro: non c'è unità senza giustizia. E infatti siamo frantumati in tribù,in corporazioni, in camarille dove trionfa l'egoismo collettivo. Eppure questo formidabile problema rimane sotto un cono d'ombra alla periferia deld ibattito pubblico Come se l'ansia di risanare i conti dell Stato possa oscurare le istanze di giustizia. Come se i numeri della diseguaglianza siano meno allarmanti dello spread. L'OCse ci ha appena raccontato che l'1% della popolazione italiana detiene il 10% del reddito nazionale (era il 7 nel 1998). E le due lame della forbice continuano a divaricarsi. [...] L'eguaglianza, "la legge nella sua maestosa equità, probisce così al ricco come al povero di dormire sotto i ponti", diceva Anatole France. Se fosse questo il metro di misura, le manovre economiche diventerebbero un compitino da terza elementare: bsta scucire di tasca 100 euro a ogni italiano, neonati inclusi. Ma non si può perché la tassazione è progressiva, dice l'art. 53 della Costituzione: i ricchi in proporzione pagano di più. Applicando così l'eguaglianza proporzionale di cui parlò Aristotele (non la stessa cosa a tutti, bensì la stessa cosa agli stessi [cit. Aristotele: e le parti uguali tra diseguali, l'ingiustizia più grande, don Milani, aggiunte mie].
Qui però cominciano le dolenti note. Le associazioni dei consumatori hanno fatto qualche conto: il peso della manovra è l'1.6% del reddito per chi dichiara fino a 30 mila euro; scende allo 0,98% per chi ne dichiara 150 mila. Si tratta di un Robin Hood alla rovescia.
Si è dimenticati della patrimoniale, di estendere l'Ici a chi ne è esentato [...].
Per misurare l'equità basta cominciare dagli assenti, da chi non ci rimette soldi né poltrone. Come gli ordini professionali, tanto per cambiare. Come gli operatori televisivi, che continuano a sfruttare gratis le frequenze del digitale terrestre. O come i partiti, che non perdono un euro di finanziamento pubblico, benché in dieci anni sia cresciuto del 1.110%!
Ecco, è il tertium comparationis che può dannare l'anima di quaest'ultima manovra. Perché si colpiscono gli usufruttari, più che i proprietari reali. [Esempi tra tanti], se fai pagare il superbollo alla Mercedes, ma non ad alcun Porsche Cayenne. Se non distingui fra l'auto nuova e quella vecchia di vent'anni. Se libaralizzi i farmaci di fascia C nei comuni con più di 15mila abitanti, lasciando un tappo sulla concorrenza in tutti gli altri, dove vivono 25 milioni di italiani. Piccoli squilibri, discriminazioni talvolta impercettibili. MA sommati alle diseguaglianze della società italiana, gonfiano l'ingiustizia come un panettone!

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