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Eric Gerritsen (Sky Italia): “Serve un intervento per disciplina frequenze”

Creato il 09 luglio 2014 da Nicola933
di Ciro Scognamiglio Eric Gerritsen (Sky Italia): “Serve un intervento per disciplina frequenze” - 9 luglio 2014

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Di Ciro Scognamiglio. Eric Gerritsen, executive vicepresident Communication and public affairs di Sky Italia, all’audizione convocata dalla commissione Trasporti della Camera per l’Indagine conoscitiva sul sistema dei media ha auspicato “un intervento per la disciplina delle frequenze televisive” e chiede “al legislatore di prevedere regole di principio, semplici, proporzionate e ragionevoli, applicate a tutti senza discriminazioni o distorsioni”.

“Questo intervento dovrebbe fornire il riequilibrio pro-competitivo in materia di frequenze. L’avvento del digitale terrestre, tramite il processo di switch-off conclusosi nel 2012, rappresenta “un fattore di forte discontinuità nel panorama televisivo italiano, che ha espanso la capacità trasmissiva delle reti, permettendo lo sviluppo di nuovi canali, favorendo la nascita, anche nella televisione in chiaro, di un’offerta tematica che era tradizionalmente presidio della pay tv. Questo – ha puntualizzato – conferma l’unicità del mercato poiché l’offerta multicanale su Dtt rappresenta oggi un effettivo concorrente per il bouquet di Sky”.
In Italia sono stati assegnati 19 mux nazionali (ed altri 3 sono stati recentemente messi all’asta, con poveri risultati) contro il numero molto inferiore, da 3 ad 8 mux, assegnati negli altri paesi (come Francia, Germania, Spagna ed Inghilterra), senza considerare che in alcune realtà è anzi già iniziato un processo di riduzione.

Infine, la concessionaria pubblica, cioe’ la Rai, “e’ presente con un numero di canali che costituisce un unicum a livello europeo (solo sul digitale terrestre 14, piu’ di qualsiasi altro operatore in Europa ivi inclusa BBC, societa’ in ben maggiore profitto, che ne ha 11 e ha appena deciso di chiuderne uno). In totale, Mediaset e Rai hanno 26 canali solo canali satellitari in chiaro (Fta), un numero di gran lunga superiore a qualsiasi coppia di operatori Fta in Europa. Questo complesso di fattori ha fatto si’ che l’immediato e forte sviluppo del DTT, se ha senza dubbio arricchito la scelta degli utenti, non ha particolarmente favorito l’insorgere di significativa concorrenza nuova ed indipendente nei confronti degli operatori leader della raccolta pubblicitaria”.

Gerritsen rileva come, in questo quadro, “un serio tentativo di riforma non potrebbe che partire dalla disciplina delle radio-frequenze: non solo, come è ovvio, recuperando il terreno perduto sulla strada del coordinamento internazionale delle frequenze, ma anche guardando al sistema delle comunicazioni nel suo complesso e quindi agli orientamenti comunitari e all’Agenda Digitale”. “E’ tempo che anche il legislatore e il regolatore, come le stesse aziende, inizino a vedere le diverse tecnologie trasmissive come veicoli alternativi per la trasmissione dei contenuti audiovisivi ed inizino a concepire la regolamentazione, quando possibile, secondo criteri di neutralità tecnologica”.

Il rappresentante di Sky Italia ha risposto anche ad alcune domande sui diritti tv del calcio: “La Lega è ancora l’unico luogo dove i diritti vengono assegnati per piattaforma” ha detto ancora Gerritsen che ha poi ricordato: “La Champions League è stata affidata per un triennio a Mediaset in esclusiva e noi non abbiamo fiatato, quando la stessa cosa è successa a noi Mediaset ha gridato allo scandalo e si è rivolta all’antitrust. La riforma della legge Gentiloni-Melandri non può che essere auspicabile”.

Il manger ha poi sottolineato che quello dell’intrattenimento televisivo è uno dei settori cresciuti maggiormente negli ultimi 10 anni in termini di ricavi (+2,3 miliardi di euro) e di occupazione ma il livello di redditività del comparto intero è “molto basso”. “I quattro operatori principali nel 2012 (ultimi dati ufficiali disponibili per tutti) hanno generato un EBIT complessivo di 31 milioni di euro con un margine di appena lo 0,4 per cento” ha evidenziato Gerritsen secondo cui “questo indicatore ci segnala una forte criticità per tutto il sistema e, vista la velocità con cui questo mercato sta evolvendo, rende ancora più necessari interventi tempestivi e coraggiosi che possano restituirgli prospettive di crescita e di ritorno alla redditività”.

Quanto alla riforma dell’Auditel, la pay tv satellitare ha giudicato con favore i progressi per una rilevazione corretta degli ascolti ma non approva la governance dell’Auditel, tuttora caratterizzata dalla posizione di Rai e Mediaset, definita “molto forte”. “Sky ritiene che Auditel non dovrebbe essere controllata né da Rai e Mediaset, né da Rai, Mediaset e Sky congiuntamente. Piuttosto dovrebbe rappresentare paritariamente le diverse componenti della domanda e dell’offerta”, ha detto. Nell’esprimere soddisfazione per la decisione di allargare il campione presa da Auditel il manager ha ricordato che Sky ha deciso la realizzazione di uno «smart panel» di ben 10.000 propri abbonati per la misurazione precisa dei loro ascolti. «Comunque, la governance di Auditel è tuttora caratterizzata dalla posizione di Rai e Mediaset, che è molto forte tanto a livello di struttura proprietaria, quanto a livello di organo di amministrazione», ha affermato.

Gerritsen ha rinnovato il giudizio negativo sui tetti orari alla raccolta pubblicitaria. “Il Decreto Romani del 2010, caso unico in Europa, si è preoccupato di fissare differenti tetti per la pubblicità in Tv tra gli operatori free e quelli pay”. Sky auspica che prima del giudizio della Consulta in materia vengano allineati i tetti pubblicitari degli operatori privati al 18% (oggi per Sky è il 12%) o anche incrementandoli “pro-crescita” come consente la norma europea che pone il limite al 20%.

Infine ha anche ribadito che Sky è “un operatore multipiattaforma”, non un semplice operatore della Tv via satellite e “confinare Sky in questo recinto, come spesso è accaduto in termini di percezione ma anche di regolamentazione, significa non definire correttamente la natura della presenza di Sky nel sistema televisivo italiano. Contributo che è fondato sulla centralità dei programmi, che sono decisivi per la loro qualità, per la loro capacità differenziante ma anche per l’innovazione tecnologica con cui vengono resi disponibili, su qualsiasi piattaforma ne consenta la fruizione con la giusta qualità, sia esso il satellite, o il digitale terrestre (come per il canale Cielo) o il broadband come i nuovi servizi”.


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