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Erich Von Stroheim: il puntiglioso realista che sfido’ le ragioni commerciali di Hollywood

Creato il 11 luglio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Erich Von Stroheim: il puntiglioso realista che sfido’ le ragioni commerciali di Hollywood

(Vienna, 22 settembre 1885 – Yvelines, 12 maggio 1957)

Sarebbe andato sicuramente d’accordo con Luchino Visconti, l’attore e regista austriaco Erich Von Stroheim, ossessionato dalla perfezione e dal realismo, raccontando storie di per sé semplici se non addirittura scontate, ma trovando sempre la maniera accattivante di stravolgerle esasperando gli aspetti maschili e femminili più oscuri (“Mariti ciechi”, “Femmine folli”, “Donne viennesi”). C’è tanta psicologia nei film di Von Stroheim, unita al melodramma americano e mitteleuropeo, anch’esso riletto e riveduto dal regista; tantissima cura per le scenografie, i dettagli (per i quali aveva un’attenzione maniacale)per descrivere impietosamente soprattutto l’Austria Asburgica, i suoi potenti e i suoi uomini più poveri.

Tirannico , sadomasochista, perverso ama raccontare storie di nobili decaduti che pur di continuare la loro lussuosa e opulenta vita, compiono le azioni più immorali, cosa che li aggrada ancora di più. E c’è un certo gusto in effetti nel descrivere questi comportamenti, ma soprattutto perché Von Stroheim sa perfettamente da dove vengono quegli uomini ricchi e potenti e quelle donne fatali che popolano i suoi film: li ritrae con autocompiacimento perché sono gli stessi uomini e le stesse donne che ha visto e conosciuto durante la caduta dell’aristocrazia europea.

Ma non si può prescindere dalla sua vita quando si parla di Erich Von Stroheim, le cui origini sono alquanto misteriose, per suo volere. L’arguto regista si è sempre spacciato per un nobile militare, ex ufficiale della cavalleria dell’esercito asburgico, tanto che decide di cambiare il suo nome in “Conte Erich Oswald Hans Carl Maria Stroheim di Nordenwald”, a dimostrazione del grande fascino che deve esercitare su d lui l’ambiente aristocratico che poi avrebbe messo alla berlina. Ama raccontare che è figlio di una dama di corte dell’Imperatrice Elisabetta D’Austria e di un colonnello dei dragoni ma in realtà è figlio di un cappellaio viennese ebreo e i suoi inizi nel mondo del cinema non sono affatto facili, per mantenersi fa qualsiasi lavoro: barcaiolo, bagnino, cantante nelle birrerie, guida turistica fattorino. Comincia come comparsa per poi arrivare a far parte della squadra di Griffith, figurando in “Nascita di una Nazione” e “Intolleranza”; da comparsa viene promosso ad aiuto-regista , consulente tecnico ed interprete nel film “Cuori nel mondo” che lo vede nel suo primo e non certo ultimo ruolo da cattivo che lo contraddistinguerà nei suoi successivi lavori come attore. Non è un caso che in America sarà coniato per lui l’epiteto “l’uomo che vi piacerebbe odiare”; e in effetti il volto severo e la fisicità da atleta del cineasta austriaco ben si prestano a ruoli da cattivo presso il pubblico. Ma c’è anche un’altra ragione dietro a questa precisa scelta: l’entrata in guerra degli USA durante la prima guerra mondiale contro l’impero tedesco e austro-ungarico, fa si che l’industria hollywoodiana del cinema vada alla ricerca di cattivi personaggi teutonici da presentare al pubblico, si pensi a “The Heart of Humanity” del 1919 dove Von Stroheim interpreta un malvagio ufficiale tedesco che getta dalla finestra un bambino in lacrime.

Ma, terminata la guerra Von Stroheim può dedicarsi anche alla regia, dopo il successo “Mariti ciechi” firma il suo primo capolavoro “Femmine folli” del 1921 che lo vede anche come protagonista. Questo sontuoso, spietato, maledetto melodramma sulla squallida società post bellica da il via alla costruzione della fama del cineasta come “il regista più costoso di tutti i tempi”, il film all’epoca costò più di un milione di dollari. Nel 1924 gira il capolavoro “Rapacità” (Greed) tratto dal romanzo “Mc Teague” di Norris: un ex minatore diventato abusivo a San Francisco, uccide la moglie avara, fugge con 5000 dollari da lei vinti ad una lotteria nel deserto della Valle della Morte; il suo ex amico lo raggiunge, ma ne è ucciso dopo averlo ammanettato. McTeague muore vicino al suo cadavere e alla borsa dei soldi. Classico esempio di film maledetto, da manuale , impetuosamente visionario; quando il fato porta alla distruzione. Ridotto a due ore dalle otto/dieci iniziali, dopo varie mutilazioni. L’anno successivo si misura con l’operetta di Leon e Stein “La vedova allegra” e ne fa un film romanticamente delirante, perverso sul piano erotico, intriso di sarcasmo.

1926, altro capolavoro: “Sinfonia nuziale” un romanzo d’appendice balzachiano dove Von Stroheim interpreta anche un principe innamorato di una ragazza del popolo che però dovrà sposare la figlia di un ricco commerciante per volere dei genitori. Distrugge e ricostruisce su nuovi livelli il grande cineasta, manifesta la propria verità attraverso esasperate dicotomie: sublimazione/alienazione, bellezza/decadenza della società asburgica e attraverso l’ambientazione. Il film ha una seconda parte (introvabile) che porta il titolo di “Luna di miele” realizzata insieme a Von Sternberg. Dirige Gloria Swanson nel 1928 nell’incompiuto “Queen Kelly” opera iperteatrale.”Nel 1929 insieme a Cruze dirige sé stesso nell’angosciante “Il grande Gabbo” , film sull’arte del ventriloquo che diventerà un sadico assassino, l’anno successiva recita accanto a Constance Bennett in “L’agente segreto Z1” , nel 1933 in “La nuova ora” per la regia di DeMille.

Ha l’onore di partecipare al più bel film pacifista di tutti i tempi : “La grande illusione”(1937) di Jean Renoir, nel ruolo, manco a dirlo, del comandante Von Rauffen accanto a Jean Gabin. Prosegue la sua carriera da attore in molti film tra i quali meritano maggiore attenzione rispetto agli altri “Cosi finisce la nostra notte “ (1941) di Cromwell, “I cinque segreti del deserto” (1943) di Billy Wilder nel ruolo di Rommel, il cupissimo“La fine della signora Wallace”(1945) di Anthony Mann e l’indimenticabile “Viale del tramonto” (1950) di Wilder nel ruolo del fedele ed inquietante maggiordomo dell’ex diva Norma Desmond interpretata da Gloria Swanson, ex moglie di Stroheim.

Il volitivo carattere del regista viennese lo portò inevitabilmente a scontrarsi con il sistema hollywoodiano e le sue ragioni commerciali, molti suoi film infatti sono stati tagliati e alcuni sono rimasti incompiuti.
Durante la lavorazione di “Rapacità” i produttori della MGM imposero una drastica contrazione al regista che voleva che la storia fosse di 42 rulli, ma comunque la ridusse a 24, la perfetta ambientazione e lo stile aggressivo che caratterizzano “Sinfonia nuziale” decretarono la fine della carriera registica di Von Stroheim da parte della Paramount.

Nonostante questo il grande regista-distruttore e ricostruttore di storie, ha sempre lottato animosamente contro gli studi per difendere le proprie idee e scelte artistiche, senza mai rinunciare al suo stile registico costosissimo e alla sua mania per la cura dei dettagli. Se non altro il suo atteggiamento di cui è stato l’artefice ma anche la vittima è rimasto leggendario.

di A. Grasso


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