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Esempio di pessima informazione

Creato il 26 ottobre 2011 da Exodus, Di Luca Lovisolo @LucaLovisolo

Il caso delle risate sull’Italia durante la conferenza stampa di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy (>articolo) può essere preso ad esempio del pessimo e pericoloso modo in cui in Italia i media talvolta rappresentano i fatti: non solo per evidenti servitù di parte, ma per una imperdonabile superficialità di chi, particolarmente in questo momento difficile, amministra le informazioni che passano attraverso i mezzi di comunicazione di massa.

Chi, come chi scrive, ha ascoltato realmente la conferenza stampa e lo ha fatto senza la mediazione di traduttori o comunicati preconfezionati, ha capito senza alcun dubbio che la risata ironica di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel non era rivolta all’economia o al Paese Italia, ma aveva un preciso obiettivo personale, così come le affermazioni seguite alla risata stessa e alla domanda della giornalista che l’ha stimolata.

L’Italia versa in una situazione economica molto grave, peggiore di come viene rappresentata agli Italiani. Non serve sottilizzare su quali numeri siano migliori o peggiori. L’avanzo primario è superiore, ma il deficit pubblico totale è peggiore di altri Paesi; l’indebitamento privato è inferiore, ma la burocrazia frena lo sviluppo più che altrove. Basta con il gioco delle tre carte. Alla fine, si corre sul posto. Quale che sia la situazione, l’Italia soffre verso l’esterno di un’enorme mancanza di credibilità di chi la rappresenta in sedi internazionali dove in questi mesi si prendono decisioni di portata epocale.

L’inaffidabilità dell’Italia rimonta addietro, praticamente alla sua nascita come Stato unitario. Il fenomeno, però, è venuto gravemente peggiorando a causa di atteggiamenti personali non accettabili nei consessi internazionali. Stupirà, ma non mi riferisco qui a «una» persona: se così fosse, basterebbe sostituire quella e qualche suo accolito.

Chiunque conosca a fondo le lingue nelle quali si è tenuta l’ormai celebre conferenza stampa e la mentalità tedesca e francese, ha capito al volo che il «discorso tra amici», come la signora Merkel ha definito il suo colloquio con il capo del Governo italiano, non era un’espressione di cortesia, ma significava: «Per questa volta gliel’ho detto ancora con le buone». Il riferimento alla «grande economia italiana» era tutt’altro che un elogio, ma una precisa richiesta di assunzione di responsabilità, sinora mancante.

Eppure, i media italiani (tutti, anche quelli che affermano di andare controcorrente) hanno ignorato questo quadro e colto la risata di Merkel e Sarkozy come spunto per rinfacciare a Francia e Germania i loro problemi: se tu ridi di me, io ti sbeffeggio con i tuoi guai.

Sarkozy in Francia ha certamente molte difficoltà. La signora Merkel è sotto attacco in casa propria e le si possono rimproverare lentezze e indecisioni. L’impegno che Germania e Francia stanno profondendo per gestire la crisi economica nella zona euro, però, non ha eguali e, se il salvataggio riuscirà, consegnerà questi due Paesi alla Storia.

Prima del vertice europeo di questa sera a Bruxelles, che dovrà decidere su misure di enorme portata, il Parlamento tedesco ha voluto sentire e votare ciò che la Cancelliera andrà a negoziare. Ho ascoltato in diretta il discorso al Parlamento della signora Merkel, una personalità che in passato avevo sottovalutato. Ne parlerò più a fondo in un prossimo articolo. Allo sfondo storico e all’assunzione di responsabilità collettiva della Germania verso l’Europa che emergevano dal chiarissimo discorso della Cancelliera, facevano da triste contrapposto le notizie provenienti dall’Italia, dove per Bruxelles pare si stia preparando una lettera d’intenti concordata durante una cena, essendo andata buca la riunione di Governo.

Se, a negoziare per l’Italia, al posto del presidente del Consiglio X, del ministro Y o del funzionario Z vi fosse qualcun altro, cambierebbe qualcosa? No. Ecco perché è persino inutile fare dei nomi. L’ora è difficile e richiederebbe persone libere e capaci. Queste, però, non si vedono, sotto nessuna bandiera di partito. Così, mentre a Roma si chiacchiera, a Berlino e a Parigi si decide.

La crisi dell’euro non ha precedenti storici. I maggiori esperti di economia sono discordi sul da farsi. Potrebbe essere gestita da tre Paesi: Germania, Francia e Italia, le tre principali economie industrializzate dell’eurozona. In Francia e Germania (che saranno pure piene di difetti…) i responsabili elaborano idee, cercano e ottengono ampi consensi sociali e parlamentari, portano proposte concrete, magari sbagliano, ma fanno. Spagna e Irlanda stanno recuperando posizioni. La Grecia sta dimostrando una coerenza che le è valsa, oggi, un applauso a scena aperta in Parlamento a Berlino, quando la signora Merkel ha elogiato i sacrifici che la popolazione greca sta affrontando sulla via della ripresa. In Italia? Se anche s’indicessero oggi elezioni generali, non si vede chi potrebbe avere la credibilità interna ed esterna per elaborare e attuare provvedimenti liberi dai lacci di consorterie, corporazioni o classi sociali che chiedono ciascuna il suo ormai indifendibile tornaconto. Allora, si truccano i servizi dei telegiornali.

Essere oggetto di sarcasmo può dispiacere. Che in questo contesto Germania e Francia si limitino a una risatina e a un buffetto sulle guance, tutto sommato, è una fortuna. Converrebbe, all’Italia, incassarli senza troppi distinguo e tirarsi su le braghe, per andare in Europa, a fianco dei suoi potenti vicini, a occupare il posto che meriterebbe. | ©2011 Luca Lovisolo


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