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Esordire su Martin Mystère: intervista ad Andrea Cavaletto

Creato il 19 marzo 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Esordire su Martin Mystère: intervista ad Andrea Cavaletto Sergio Bonelli Editore Martin Mystere In Evidenza Andrea Cavaletto Andrea Cavalletto consegue il diploma in grafica e pubblicità presso lo IED (Istituto Europeo del Design ) di Torino. Dal 1998 lavora come creativo e collabora con una serie di editori tra cui Madden Comics e Nicola Pesce Editore che edita la sua prima opera come autore completo dal titolo Né luce, né vento, né ombra, nulla…, che successivamente diventa un cortometraggio (The projectionist) diretto da Roberto Lojacono e sceneggiato dallo stesso Cavaletto. Dal 2009 scrive altre opere tra cui Sangue di tenebra (Cagliostro E-Press), Pornofagia (Absoluteblack) e Dibbuk (Edizioni BD).
Nel 2010 inizia la sua collaborazione con come sceneggiatore di Dylan Dog. Andrea Cavaletto è anche sceneggiatore di diversi lungometraggi come ad esempio il film Hidden in the Woods (diretto dal cileno Patricio Valladares ) che in occasione della rassegna Asti Film Festival 2012 vince il primo premio come miglior film nella categoria Asti Horror Picture Show. Nel 2011 nel film horror a episodi, tributo ad Edgar Allan Poe dal titolo P.O.E. Poetry of Eerie, si occupa della sceneggiatura dell’episodio più importante del film intitolato “Il giocatore di scacchi di Maelzel“. (Tratta da it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Cavaletto)
Il suo sito è www.andreacavaletto.com.

Il tuo debutto su Martin Mystère: seguivi e conoscevi il personaggio prima di occupartene?
Certo che sì! Martin Mystère è uno dei primi fumetti che ho letto insieme a Tex e Zagor. Ritengo che i primi cinquanta numeri siano un must per ogni appassionato d fumetti e alcune storie mi hanno positivamente segnato. Tra le mie preferite, La notte dell’uomo lupo, Tunguska!, Il flauto di Pan ma soprattutto L’orrenda invasione, con il “duello” tra Martin Mystère e la zanzara mutante che per me è da antologia…

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Come è avvenuto il tuo coinvolgimento su “Ritorno a Longitudine Zero”?
Ho proposto ad  Alfredo Castelli alcuni soggetti. Uno di questi casualmente trattava più o meno gli stessi argomenti che a quel tempo Castelli stava sviluppando nella sua storia Longitudine Zero. Siccome ad Alfredo piacevano alcune mie soluzioni, e poiché la storia si prestava ad un ipotetico seguito, mi propose di occuparmene. Io ovviamente ho accettato con entusiasmo e ho scritto un vero e proprio sequel, legatissimo al suo predecessore. Ho poi cercato di dare spessore al villain di turno, facendolo mio. Spero in futuro di poterlo sviluppare ancora di più in una storia che lo veda come antagonista assoluto del BVZM.

Questo episodio contiene temi esistenziali, tra cui discussioni riguardo le conseguenze delle proprie scelte, ma anche elementi fantascientifici e fantasiosi, come i doppi provenienti da realtà parallele e teorie storiche “alternative”. Come ti interfacci con la fantascienza? E’ stato semplice per te allontanarti da atmosfere che hai frequentato più spesso, come quelle horror?
Credo che quasi tutte le mie storie contengano qualche tematica esistenziale. Mi piace interrogarmi su me stesso come essere umano, e quindi su di noi in generale. Spesso le risposte che do possono risultare un po’ pessimistiche, ma è il mio pensiero. Il fatto è che il più delle volte non mi piaccio, e le azioni della gente non mi piacciono. Ma proprio questi comportamenti sociali mi spingono ad avere un pensiero curioso e indagatore che poi riverso nelle mie storie. Poi l’orrore o la fantascienza sono delle “farciture”. Diciamo che per quanto riguarda Martin Mystère, il mio approccio con la fantascienza è molto mistico e lo si vedrà ancora di più nella mia prossima storia dal titolo provvisorio di Le mille gru di Hiroshima, splendidamente illustrata da Roberto Cardinale (vedi tavole in anteprima in fondo all’intervista, n.d.r.). La fantascienza “classica” non mi appassiona molto. L’horror invece è un amico che non mi abbandona mai, e una capatina la fa sempre, anche solo per un saluto. Infatti in Ritorno a longitudine Zero credo ci siano alcuni momenti abbastanza “da paura” o comunque con echi lovecraftiani (il solitario di Providence è un po’ il mio Oscuro Passeggero, eheheh).

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Cosa ha significato per te confrontarsi con il seguito di un’avventura (“Longitudine Zero”, MM n.317) sceneggiata da Alfredo Castelli, creatore e curatore del personaggio
Come ho accennato prima, è per me un onore esordire con il seguito di un’avventura scritta dal papà di MM. Un onore ma anche un bell’onere, perché ovviamente temevo il confronto. Fortunatamente dai commenti che ho sentito in giro sembra che abbia fatto un discreto lavoro e la cosa mi rincuora e mi da fiducia.

Oltre a te, recentemente ha debuttato su MM Sergio Badino. Credi che l’innesto di nuovi scrittori possa dare nuova linfa alla serie, come avvenne diversi anni fa anche grazie all’ingresso di autori come il compianto Paolo Morales? Quali altre strategie potrebbero riportare attenzione sul Detective dell’Impossibile, a tuo parere?
Paolo Morales ha fatto molto per rinnovare e modernizzare le avventure del Detective dell’Impossibile, e quando ho saputo della sua scomparsa sono stato sinceramente e tristemente colpito. Ecco, se dovessi dire come vedo MM oggi, direi che, avendo l’occasione di rapportarmi al personaggio, vorrei provare a seguire la strada tracciata dal compianto Paolo, tenendo sempre ben a mente ogni storia scritta da Alfredo Castelli (ovviamente). Io personalmente vorrei creare una piccola continuity interna alla serie, con elementi che possano permettermi di indagare un po’ nella vita di coppia tra Martin e Diana, e l’amicizia con Java. Mi piace molto la componente umana nelle storie del BVZM. Ad esempio, c’è una scena in Ritorno a longitudine Zero, in cui mentre Martin discute con un tizio, noi vediamo Diana che si fa una doccia. Non è solo un mero pretesto per rendere meno noiose alcune pagine di dialogo, ma mi è soprattutto piaciuto mostrare una situazione “normale” e “familiare”. Diciamo che mi sono divertito ad espandere la scena di Diana sotto la doccia che si era vista nella storia Frankenstein 1986, omaggiandola.

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Sei soddisfatto della collaborazione con il disegnatore della storia, Giulio Camagni? Gli hai inviato una sceneggiatura molto dettagliata o gli hai lasciato molta libertà? 
Sono molto soddisfatto del lavoro svolto da Camagni, e ho provveduto a fargli i complimenti appena ho avuto modo di gustarmi i suoi disegni. Sul quanto sia stata dettagliata la mia sceneggiatura dovreste chiederlo a lui. So che si è divertito molto a disegnarla, poiché ci ha tenuto a farmelo sapere.

Visti i tuoi attuali impegni con Dylan Dog, insieme a quelli extrafumettistici, tornerai ad occuparti di Martin Mystère?
Spero proprio di sì. Ho scoperto che c’è un buon feeling tra me e il Detective dell’Impossibile e non mi dispiacerebbe tornare altre volte sul luogo del delitto. Come ho anticipato prima, c’è già una mia seconda storia in lavorazione e ho un mezzo soggetto approvato per una terza, ma se ne parla nel 2015 poiché in questo momento ci sono troppe storie di MM già in cantiere. Comunque, se Alfredo, i lettori e soprattutto il BVZM mi vorranno ancora come collaboratore, io sono qui, sempre pronto a impegnarmi e divertirmi al massimo.

Intervista condotta via mail nel mese di Febbraio 2014

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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore
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Tavola di R.Cardinale da Le mille gru di Hiroshima (titolo provvisorio) © Sergio Bonelli Editore

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