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Esplosione o implosione?

Creato il 26 novembre 2014 da Albertocapece

implosioneCi troviamo di fronte a due eventi antitetici, a due Italie divergenti che non hanno più rapporti tra loro: da una parte assistiamo al rifiuto del voto e al crollo verticale del consenso nel Pd e a quello meno evidente di tutte le altre formazioni. Dall’altra queste stesse forze, di fatto ormai sconfessate nella loro rappresentatività dal corpo elettorale, si coagulano per far passare il job act, cruna dell’ago del consenso al centro – sinistra. E’ il risultato finale e nostrano di una separazione tra mondo reale e un racconto liberista delle cose, tra ricette di fede applicate anche di fronte alla loro sconfessione teorica e pratica per arrivare in sostanza a una governance oligarchica globale. Una trappola che ha distrutto la sinistra abituata a contrapporre in modo tradizionale ed errato l’internazionalismo proletario a quello del capitale.

Nella sostanza ci troviamo di fronte a una società bloccata e in equilibrio precarissimo dove basta niente per determinare una rottura in un  senso o nell’altro: ribellione o regime conclamato con la benedizione dei poteri finanziari e dei loro referenti continentali. Purtroppo la sinistra si è fatta scippare dalle destre alcuni temi propri come quelli della moneta e della cittadinanza effettiva e si è perciò auto marginalizzata dentro il vago, dando la sensazione di non avere più gli strumenti e le strategie per gestire un’ eventuale crollo improvviso del vecchio patto sociale ormai completamente sbianchettato dalle classi dirigenti: qualcosa di evidentissimo nelle erratiche posizioni della sinistra Pd. Altri movimenti di protesta hanno pensato di poter essere efficaci non appoggiandosi alcun blocco sociale e finendo per fare il gioco della finanza a cui non è sembrato vero di poter sterilizzare il consenso loro affidato. Del resto era abbastanza ovvio che accadesse visto che proprio un fumoso e generico interclassismo è stata una delle piattaforme tattiche del liberismo.  Dunque non rimangono che le destre dell’ortodossia al potere effettivo, qualunque etichetta tradizionale vogliano assumere, e quelle nuove le quali contro l’arrembaggio del capitale non possono contrapporre una visione diversa degli assetti sociali diseguali, ma solo sovrapporvi  meccanismi identitari e/o nazionali, con risultati incongrui e angoscianti. Salvo rendere arduo se non impossibile un collegamento tra forze anti  sistema sia pure su alcuni limitati e specifici obiettivi.

Dunque è probabile che in Italia come altrove, non ci sarà alcuna esplosione, ma che le contraddizioni in cui si dibatte l’oggi e il principio di realtà finiranno per far implodere il sistema come una impalcatura marcia non più in grado di reggere il suo peso. Una generale rivolta attiva contro la situazione implicherebbe che vi fosse una visione del poi e dei passi necessari che purtroppo non sembra emergere da nessuna parte. Lasciando l’impressione che il crollo dell’eurozona o la sua sopravvivenza dentro processi imperiali di colonizzazione condotti su vari livelli e magari anche attuati con la forza e la minaccia, si svolga a tutto vantaggio di tesi autoritarie. Quell’uscita a destra di cui parla Emiliano Brancaccio che può essere innescata non solo dalle resilienze del potere, ma anche dalla mancanza di elaborazione di progetti per il dopo.


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