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Esser-ci-con

Da Davide

mi piace quando filosofeggiamo a partire dalla nostra esperienza vissuta, grazie per questo Francesco.

Martin Heidegger ha intuito che “la modalità più propria dell’essere è la cura” (“Essere e Tempo”), poichè in essa l’individuo realizza la propria natura di trascendersi (per usare le parole del suo maestro Edmund Husserl).

in un linguaggio più accessibile, possiamo dire che l’essere umano sperimenta il proprio potenziale quando, andando verso l’altro da sé, espande il proprio confine, e così cresce.

questo accade nel contatto organismo-ambiente (Perls et. al. “Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persoalità umana”), nell’esperienza dell’esser-ci-con.

la consapevolezza del proprio stile, del proprio modo e tempo di fare relazione, è garanzia di crescita e soddisfazione.

bella la descrizione della paura, caro Francesco, piena di potenziale crescita.

la nausea, il cuore in gola, la concentrazione dalla periferia al centro, la contrazione muscolare che impedisce l’azione…quanti particolari si possono conoscere; il respiro che si fa corto, superficiale, il pensiero che si dissolve.

piedi a terra, radicamento, e ricordarsi di espirare, così che l’insiprazione divenga nautrale e non condizionata. svuotarsi per gestire l’eccitazione in una azione coraggiosa che trasforma il brivido in ebrezza adrenalinica viscerale.

penso proprio che tra le nostre proposte, nel bosco, dovremo anche lavorare sulle paure.

un abbraccio,

mat.


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