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Essere single…ma per scelta di chi?

Da Silvestro

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A cura della Dottoressa Anna Chiara Venturini, psicologa psicoterapeuta a Roma

Essere single…ma per scelta di chi?
Meglio soli che mal’accompagnati… spesso è vero…. Quando crediamo di aver trovato l’anima gemella, quando pensiamo di aver trovato l’amore ci accorgiamo che invece era un calesse… ed allora pensiamo che non meritavamo quello che è accaduto e che in definitiva sia comunque meglio stare soli. Dunque single per scelta? Bisogna vedere però di chi è stata la scelta, se della persona che ci ha lasciato o nostra. Ma procediamo con ordine addentrandoci in un territorio scomodo e controverso.  Una volta si chiamavano signorine o scapoli, oggi sono i single, quasi una comunità a sé, un mondo in cui ognuno, per scelta o per cause indipendenti dalla propria volontà, prima o poi  si ritrova nell’arco della vita. Lasciamo o siamo lasciati, ad ogni modo ci ritroviamo a pensare volenti o nolenti a noi stessi; entriamo in contatto con la parte più profonda di noi e scopriamo lati e risorse che non credevamo di avere. Non pensavamo di farcela da soli, non pensavamo nemmeno, o forse non ricordavamo i vantaggi dell’essere soli, ma pian piano è come se riprendessimo a respirare. Dopo un periodo di apnea, utile ad fronteggiare l’impatto con la fine della storia, si riprende lentamente il respiro, si coltivano di più le amicizie, si pensa di più ai propri hobby, ci si dedica con piacere a quanto prima era stato messo da parte, vivendo il tutto in modo più assoluto e libero dalla presenza di un partner.  Diciamo che ci si ritaglia del tempo per elaborare il “lutto sentimentale”  e rimettersi in moto, non necessariamente alla ricerca di un nuovo amore; anzi, molto spesso si indossa una sorta di armatura e ci si nega per molto tempo la possibilità di amare di nuovo. Magari per difesa si racconta a se stessi di non aver ancora incontrato la persona giusta, proprio perché  la paura di stare nuovamente male è più forte ed intensa della voglia di ricominciare a volare, oppure incappiamo nella vera e propria philofobia. Tuttavia questo si verifica spesso nelle situazioni in cui si è single ma per scelta dell’altro, ovvero nei casi in cui una storia è finita e ci si trova a rimettersi in pista. Ma nel caso in cui siamo noi a lasciare? Ovvero se siamo noi che scegliamo lo status di single, cosa ci aspetta? Ovviamente i condizionamenti socio-culturali fanno si che il modello socio-relazionale preminente sia quello della famiglia e di conseguenza si fa ancora un po’ di fatica a concepire l’idea del single per scelta propria. Ricordo una paziente che ripeteva spesso “Non è mica una malattia se sono single, e soprattutto sono stanca di sentirmi dire che mi devo sbrigare perché alla mia età ( aveva all’epoca 31 anni) la maggior parte delle ragazze  ha messo su famiglia o comunque ha un fidanzato! Io per ora sto bene come sto e non voglio cercare l’amore, l’amore si trova, non si cerca!”. Questo è un tipico esempio di come nella società ci siano delle spinte molto forti ad uniformarsi ed ovviamente quello che si discosta dalla media viene visto come “patologico”, soprattutto in piccole realtà cittadine. Nonostante tuttavia da un lato si faccia un passo avanti per esempio con il mercato alimentare e le monoporzioni, dall’altro si è ancora restii e dubbiosi sullo status di single convinto, continuando a percepirlo nell’immaginario collettivo come una metà della mela che prima o poi troverà il proprio completamento.

Quanto detto sinora però vale per chi lascia e per chi è stato lasciato; ma per chi invece è single transitoriamente e volesse tornare ad amare? Ecco alcuni consigli:

1)   Inizia, o meglio, ricomincia a guardarti intorno: magari un lui o una lei che incontri tutti i giorni, se guardati con occhi diversi potrebbero rivelare un  “qualcosa” di più

2)    Non incaponirti nel ruolo della femme fatale o del macho.. magari è proprio questa mancanza di spontaneità che blocca l’altra persona

3)   Non restare legato al ricordo dell’amore perduto. Ok l’elaborazione del lutto, ma restare a lungo ancorati al passato può solo che danneggiarti perché non ti permetterà di conoscere obiettivamente chi hai di fronte ( farai costanti paragoni).

4)   Elimina i condizionamenti culturali. Non aspettarti dal rapporto quello che  di solito si ritiene giusto ( considerazioni del tipo “se mi ama dovrebbe sapere quello di cui ho bisogno”, “ dopo tutto quello che ho fatto per lui, nemmeno prova a cambiare”etc..), vivilo senza costrizioni mentali.

5)   Fai quello che ti senti senza aspettarti nulla in cambio, fallo per te, perché ti fa stare bene

6)   Impara che sei la migliore amica di te stessa. Coltiva i tuoi hobby e scopri nella solitudine una risorsa infinita: se ti vorrai bene e farai quello che ti fa star bene non ti sentirai mai sola, anche senza un partner.

Tuttavia molto spesso si rimane irretiti all’interno dei propri condizionamenti e delle proprie paure, incontrando non poche difficoltà a rapportarsi con l’altro: vergogna, paura di fallire e di essere giudicato, atteggiamento passivo, fanno si che molti incontri vadano in fumo e lo status di single non sia una scelta ma una frustrazione. In questo caso è bene optare per un intervento psicoterapeutico che consenta all’individuo di lavorare sulle basi della propria autostima sul proprio senso di autoefficacia e sulla resilienza, così da poter affrontare poi con determinazione ogni tipo di incontro e, nel caso di un esito negativo perché no, magari riderci su.


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