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Esterofilo ma anche no: riflessioni (Sandro's post)

Creato il 10 febbraio 2010 da Marcob
Viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere gente diversa. Sono o non sono cose meravigliose? Immergersi in un calderone di culture diverse, cercare di mettere da parte i propri usi e costumi mossi solo da un 'perché no?' non sono cose elettrizzanti? Dipende. Ci sono tanti modi di stare in un posto che non è il tuo: viaggiatore, lavoratore in trasferta, rifugiato politico, turista ed altri. In tutti questi casi ho potuto però notare un atteggiamento che esula dal luogo di provenienza e accomuna tutti i non autoctoni all'interno di due grandi famiglie: quelli che si vergognano delle proprie origini e quelli che invece se ne vantano. L'allontanamento dal suolo natio provoca una reazione nel malcapitato che mi porta alla mente un vecchio modo di dire che sentivo da ragazzino: la lontananza brucia gli amori futili e rafforza quelli veri. Lungi da me il tentativo di analizzare una cosa che è troppo grande anche per una enciclopedia, solo che è così lampante che mi è impossibile da non notare. Alla medesima domanda da persone diverse ricevo non due risposte diverse, ma di solito la stessa risposta con un tono di voce opposto:'da quanto non vai in italia?' Alcuni rispondono:'un anno' dimostrando dispiacere, altri rispondono alla stessa maniera con entusiasmo. Sembra quasi che la lontananza porti le persone ad un amore cieco, od un odio, che sono proprie solo del tifo sportivo, della politica e della religione; di qualcosa che, insomma, non hai o non hai più, e soprattutto che reputi causa del tuo male, o possibile risoluzione di esso. Lo si ama o lo si odia, lo stare all'estero, e, visto che l'amore, o l'odio, verso il proprio paese d'origine è un sentimento ablativo, porta a comportamenti certe volte esagerati. C'è l'italiano che inglesizza il suo nome e va fiero del fatto che la gente non si accorge, parlando, del suo accento, e c'è l'italiano che invece, di rimando, risponde in italiano alle domande in inglese, e quando è proprio necessario l'inglese lo farcisce con i vari 'capisci ammé', 'bello mio', etc. In mezzo solo quelli che sono arrivati da poco ed hanno bisogno di tempo per capire da che parte stare. Personalmente, visto che ormai ho doppiato la boa dell'anno australiano, ho capito che sono stato, sono e sarò sempre solo e semplicemente un italiano all'estero, dovessi stare qua tutta la vita. Sarò sempre un 'wog', un ghettizzato, uno che sta bene solo con quelli che parlano come lui e che la pensano nella stessa maniera. Quindi, per rispondere al precedente post di Marco e a tutti quanti chiedono continuamente dove si sta meglio, penso di poter dire che non si può sapere. Personalmente lo stare all'estero ha risvegliato in me un amore per i miei posti che non credevo di avere e non era assolutamente preventivabile, però a qualcun'altro la stessa esperienza potrebbe comportare l'esatto opposto. Nessuno lo può sapere in anticipo.

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