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Eternal sunshine of the spotless mind, di Michel Gondry

Creato il 14 giugno 2011 da Dallenebbiemantovane

Qualche sera fa ero a casa, la cosa più interessante in tv era l'orrido 3Ciento, parodia di un recente peplum hollywoodiano sulle Termopili. Vi dico solo che ho rimpianto il Mosè degli anni '50!
Fortuna che, quando già stavo per spegnere, è iniziato qualcosa che mi ha risollevato la serata e l'umore.
Era la terza volta che lo vedevo (sempre in tv: colpa della stupida diffidenza che, nei primi anni del suo successo, provavo per i film con protagonista Jim Carrey).
E, forse perché nel frattempo mi ero dimenticata della trama ipercomplicata, forse perché certi punti prima non li avevo capiti bene, solo in terza visione mi sono resa conto che Eternal sunshine of the spotless mind (Usa, 2004, vincitore dell'Oscar 2005 per la miglior sceneggiatura,opera di Charlie Kaufmann), titolo ripreso da alcuni versi di Alexander Pope e vergognosamente tradotto in italiano con Se mi lasci ti cancello, è forse il miglior film statunitense del decennio 2000-2010 e senza dubbi, in assoluto, uno dei migliori film della storia del cinema americano.
Per la colonna sonora toccante e inserita con delicatezza nella trama, sempre nei punti giusti: sentite solo questo pezzo, Everybody gotta learn sometime, qui cantato da Beck, poi tradotto e cantato da Zucchero. Per i comprimari ottimi (la Dunst, Ruffalo, Wood...).
Per i dialoghi così brillanti eppure così realistici, e anche comici, spesso.
Per i protagonisti in stato di grazia: un Jim Carrey, appunto, e una Kate Winslett che ti verrebbe da alzarti e toccare lo schermo per vedere se sono veri, tanto sono veri.
Per le immagini incredibili, quando inizia la cancellazione dei ricordi, incredibili per l'intuitività, per la credibilità e per la forza poetica che sprigionano (penso al letto che improvvisamente si ritrova sulla spiaggia; ai due distesi sul lago ghiacciato di notte; a quando Joel capisce che, per bloccare la cancellazione, deve "nascondere" Clementine nei suoi ricordi infantili, i soli files su cui la Lacuna Inc. non sta lavorando).
Eternal sunshine of the spotless mind, di Michel Gondry
Ma sopra tutto per l'intreccio geniale, la prolessi (era questa la cosa che la Vostra svegliona ha capito solo in terza visione) che uno crede sia il vero incipit e invece è il momento in cui i Joel e Clementine si rincontrano per caso il giorno di San Valentino dopo essersi fatti cancellare la memoria l'uno dell'altra.
Sono tristi e depressi, ciascuno per motivi che non capisce, e invece di andare a lavorare sono andati su una spiaggia battuta dal vento invernale.
Solo che Clementine è veramente immemore, lui invece ha un inconscio che si è ribellato alla cancellazione e sa già cosa succederà, sa già cosa gli dirà lei per fare colpo, sa che non potranno fare a meno di essere attratti l'uno dall'altra e di rimettersi insieme.
Quanti elementi in questo maelstrom sentimentale: l'eterno ritorno nietzschiano, l'incapacità umana di imparare dai propri errori, la coazione infernale a ripetere, e poi la riflessione più importante: che cosa siamo, che cosa saremmo senza i nostri ricordi?
Nient'altro che barchette di carta.


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