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Eugenio Müntz, Pisa – Battistero

Da Paolorossi

A qualche passo dal Duomo e dal Campanile, s'innalza il Battistero, imponente monumento concepito con idee analoghe. [...] Il Battistero forma una rotonda, a tre piani, composti il primo di venti colonne, sorreggenti false arcate; il secondo, di sessanta colonne, ornate ciascuna alla estremità da una testa barbara; il terzo, di diciotto pilastri alternantisi con venti finestre. I baldacchini gotici che ornano il secondo e il terzo piano e che contengono delle figure a mezzo corpo di Profeti o di Apostoli, sono, non occorrerebbe neppur indicarlo, un'aggiunta del XIII secolo.
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Due colonne riccamente scolpite dalla cima al fondo fiancheggiano la porta principale ; quella, rimpetto al Duomo, ovunque fogliame, fiori la cui corolla contiene, oltre al resto, una donna seduta che suona il flauto, oppure una nidiata d'uccelli. E' un'arte misteriosa ed inebbriante che non è più quella del Medio Evo, e che non è ancora quella del Rinascimento ; si direbbe una fioritura precipitata, un'intuizione singolarmente profonda dell'antichità, ma che non fu, né sviluppata, né ripresa più tardi.
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I montanti stessi della porta sono ornati di bassirilievi, rappresentanti Cristo, il re David, degli Apostoli, ed i simboli dei mesi. Sull'architrave sono scolpiti: il martirio di San Giovanni Battista, alcune scene della vita di Cristo ed il Battesimo ad immersione. Altre statue o bassirilievi ornano la parte superiore di questa facciata, che è d'una grande ricchezza.
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La porta dal lato opposto (sono quattro, corrispondenti ai quattro punti cardinali) non è circondata che da due colonne, le cui scanalature a spirale ricordano certe colonne bizantine, ed in ispecie quelle della basilica di Sant'Apollinare "in Classe" presso Ravenna, e di San Clemente a Roma.

II Battistero si compone di due parti concentriche: una specie di porticato interno e il corpo stesso dell'edifizio, posto sotto la cupola, sostenuta da due piani di colonne o di pilastri ; al basso otto magnifiche colonne monoliti e quattro pilastri, sui cui capitelli si sviluppano degli archi centinati; sull'alto la stessa disposizione, ma colla differenza che qui le colonne sono sostituite da pilastri. Tre gradini intorno al porticato formano una specie di anfiteatro, donde gli spettatori possono comodamente mirare le cerimonie.
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Il monumento, che più d'ogni altro colpisce la vista, è un ampio bacino ottagonale, posto nel centro dell'edifizio, sopra uno zoccolo di tre gradini. Per le sue dimensioni, come per la sua forma, tale conca battesimale ci fa risalire al tempo in cui si somministrava il battesimo coll'immersione ; un certo numero di fedeli poteva capirvi comodamente. In quattro angoli dell'ottagono sono praticate delle cavità più piccole, riservate, si afferma, al battesimo dei bambini (il bacino propriamente detto era destinato agli adulti). I tre gradini che conducono al bacino, come pure le sue otto faccie esterne, suddivise in sedici scomparti, sono ornati di eleganti incrostazioni in marmo colorato, che forma dei rombi, delle stelle ed altre figure geometriche; di rosoni in rilievo occupano il centro dei sedici scomparti, e danno risalto allo splendore di tale intarsio ricco e delicato.
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A pochi passi dal bacino si erge, isolato, il pulpito di marmo, il capolavoro di Niccolò da Pisa, e l'onore del battistero. Tale opera famosa, terminata nel 1260, si compone d'un esagono di marmo, sorretto da nove colonne, in broccatello di Spagna, in porfido, o in granito orientale, di cui parecchie posano, alla lor volta, sul dorso di leoni. Delle figure allegoriche in alto rilievo, e sopratutto sei compartimenti ornati di bassorilievi, fan spiccare l'ordine architettonico, che è d'una straordinaria libertà e genialità. Il pulpito del Battistero, più che un capo d'opera d'un grande artista, rappresenta una data nella storia della scultura.
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Niccolò da Pisa è un riformatore, un iniziatore del genere di Brunellesco, di Donatello, o dei fratelli Van Eyck, gli illustri pittori fiamminghi, uno di que' maestri che sanno elevarsi così in alto, che per parecchie generazioni i suoi successori sono incapaci, non dico di far meglio, ma neppure di fare altrettanto.

"Nel mezzo di questa notte oscura" , scrisse Stendhal, in un linguaggio alquanto enfatico "Nicolò da Pisa, vide la luce e osò seguirla."

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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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