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Eugenio Müntz, Pisa – L’interno del Duomo

Da Paolorossi

Penetriamo nell'interno del santuario. La prima impressione che se ne riceve è la sorpresa e lo stupore ; in tutta Italia, soltanto la basilica di San Marco a Venezia, la cattedrale di Siena, e la basilica di San Paolo fuor delle Mura, presso Roma, offrono una tale magnificenza.

Prima di tutto per la ricchezza dei materiali usati nella costruzione : le ventiquattro enormi colonne monoliti della navata centrale e le altre innumerevoli colonne di marmo o di granito sparse ovunque ; poi l'alternarsi, così pittoresco, dei marmi neri coi marmi bianchi ; come pure la purezza ed il vigore della disposizione, l'ampiezza delle proporzioni - la sola crociera è vasta come una basilica - finalmente lo sfarzo e l'armonia delle tinte sono aumentati da una penombra piena di mistero, un'oscurità maestosa, come la chiama l'abate Richard (il duomo è rischiarato da più di cento finestre , ma queste sono piccine , poste molto in alto, e chiuse con vetri colorati).

Colla foresta di colonne (non ne conta meno di 450, all'interno e all'esterno) si alternano quelle false arcate, cosi care alla Scuola pisana; queste alla lor volta spiccano sopra un magnifico soffitto di legno dorato a cassettoni celesti, ornati di rosoni, di cherubini e delle armi dei Medici, mentre gli avanzi dell'antico pavimento in musaico si distinguono colla loro tonalità più discreta.

Non bisogna temere di bearsi troppo a lungo delle bellezze architettoniche del Duomo di Pisa, poiché esse formano, se non l'unica, per lo meno la principale attrattiva di tale santuario. Proclamiamolo pure con coraggio : "il contenente la vince sul contenuto."
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La scultura del Rinascimento è principalmente rappresentata dai bronzi di Gianbologna: una statuetta di Cristo, un'altra di San Giovanni Battista, poste sulle pile, furono fuse nel 1602 da Palma di Massa, secondo i modelli del maestro; sono dunque contemporanee alle porte della facciata.

Il Crocifisso pure in bronzo, dell'altar maggiore è dell'anno successivo, 1603. E una delle opere più celebri dell'ultimo, cronologicamente, fra i grandi scultori del Rinascimento. Cristo ha la testa che gli cade sul petto; gli occhi chiusi, il corpo curvo sotto il proprio peso.

"E' l'ultimo istante dell' agonia" , aggiunge Desjardins, da cui tolgo questa descrizione, "ma si sente che è l'agonia d'un Dio. Nessuna contrazione dei muscoli, nessuna traccia di convulsioni. L'impressione dominante e la calma e la rassegnazione".

Un'altra opera in bronzo, il lampadario sospeso alla volta, è celebre per avere ispirato a Galileo le sue ricerche sull'isocronismo delle oscillazioni del pendolo. E' un'opera di rara eleganza, ampia, armonica, e che fa grande onore al suo autore, il fiorentino Battista di Domenico Lorenzi.
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( Eugenio Müntz, brano tratto da "Firenze e la Toscana", Fratelli Treves Editori, 1899 )

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